URGA - TERRITORIO D'AMORE

URGA

FRANCIA 1991
Negli anni Settanta, Gombo, un rude allevatore che possiede una mandria di bovini, pecore e cavalli, vive nella steppa sterminata della Mongolia cinese in una tenda-capanna, con la moglie Pagma, l'anziana madre Babouchka e con tre piccoli figli, una vita non dissimile da quella condotta per millenni dagli aborigeni della sua terra fra quelle distese sconfinate. Immedesimato nella natura intatta, Gombo cattura le prede dei suoi pasti rituali mediante la "urga", una specie di lazo, fissato alla sommità di una lunga pertica, che serve anche a segnalare il punto della steppa in cui sta avvenendo un accoppiamento d'amore, perchè non venga disturbato. E qui che una volta Pagma tenta di resistergli, ricordandogli l'arbitrario divieto cinese che limita le nascite. Oltre che da questo assurdo divieto, i ritmi ancestrali della famigliola vengono un giorno turbati dall'eco lontana di un grido d'aiuto. A lanclarlo è Serguei, un bizzarro operaio russo che lavora in un cantiere che sta costruendo un'ampia strada attraverso la steppa. Preso da un colpo di sonno, Sergei è finito col suo camion fuori strada, proprio a pelo d'una grande distesa d'acqua. Soccorso da Gombo, entra - fra comprensibili ritrosìe - a far parte di quella famiglia di primitivi, adattandosi progressivamente ai loro costumi e sforzandosi nel contempo di far loro intendere le diversità ambientali e di costume del mondo da cui proviene, così che Pragma convince Gombo a recarsi in città per procurarsi quell'incredibile ritrovato che sono i profilattici. Giunto in città sul camion di Sergei con un paio di cavalli, Gombo prova però vergogna ad acquistare gli anticoncezionali e torna a casa dopo aver comprato, al loro posto, una bicicletta ed un televisore; quanto ai profilattici, dirà alla moglie che erano finiti. Nasce così il quarto figlio che, cresciuto, racconta la fantasiosa ed emblematica saga della sua gente, ora che, al posto dell'"urga", si leva, ormai sinistra, nella steppa la ciminiera dell'era industriale.
SCHEDA FILM

Regia: Nikita Mikhalkov

Attori: Badema - Pagma, Bayaertu - Gombo, Vladimir Gostuchin - Sergei, Babouchka - La Nonna, Larisa Kuznetsova - Marina, Bao Yinhexige - Bayartu, Bao Jinsheng - Moglie Pianista, Jon Bochinski - Stanislas, Wang Biao - Wang Biao - Pianista, Bao Yongyan - Burma, Wurinile - Bouin

Soggetto: Nikita Mikhalkov

Sceneggiatura: Rustam Ibragimbekov, Nikita Mikhalkov

Fotografia: Vilen Kaluta

Musiche: Eduard Artemyev

Montaggio: Joëlle Hache

Scenografia: Aleksei Levchenko

Durata: 120

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICO A COLORI

Produzione: CAMERA ONE, HACHETTE PREMIER, UGC IMAGES, PARIS -STUDIO TRITE, MOSCA

Distribuzione: MIKADO FILM (1991) - PANARECORD

NOTE
LEONE D'ORO ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 1991
CRITICA
Fuori dalle logiche della sua vecchia "pentalogia" letteraria, Mikhalkov procede liberamente sul tema del confronto fra tradizione e rinnovamento, torna su quello dell'amicizia, si apre ad una variante etnoantropolotica di grande profondità. (Claudio Trionfera, Il Tempo)
"Urga territorio d'amore", un gran film su natura e cultura: sugli straordinari paesaggi, incanti, vastità, variazioni di luci, cieli aperti e solitudini della sconfinata steppa mongola, sull'amoroso istinto di procreazione ingovernabile dalle leggi sulla memoria impossibile da cancellare. (Lietta Tornabuoni, La Stampa)
"Importante che la mostra ci abbia donato finalmente un'opera di poesia. (Carlo Laurenzi, Il Giornale) Mikhalkov ha realizzato con suprema leggerezza un finto film antropologico sui mongoli della steppa che è, in realtà, una incantevole storia d'amore, una commedia, un messaggio ecologico, una riflessione sorridente sulla difficoltà di far convivere popoli e culture diverse. (Irene Bignardi, La Repubblica)
Sovvenzionato dai francesi, il film deve non poco anche alla furbizia del suo autore, che scrivendolo (oltre a dirigerlo) ha tenuto d'occhio la moda ecologica e la malizia dei costumi e dove gli attori molto bravi rispondono, con un'intensa concentrazione o un'allegra vivacità, alle meraviglie della natura. (Giovanni Grazzini, Il Messaggero)
Non sarà un capolavoro "Urga territorio d'amore", premiato con il leone d'oro a Venezia, ma ti colpisce al cuore. (Tullio Kezich, Il Corriere della Sera)