Une vieille maîtresse

FRANCIA 2007
Parigi, 1835. La Marchesa de Flers acconsente al matrimonio di sua figlia con Ryno de Marigny, un uomo che, all'insaputa di tutti, da una decina d'anni porta avanti una relazione con la cortigiana Vellini, una scandalosa dama di origine spagnola figlia di una duchessa e di un torero, che cercherà in ogni modo di avversare la sua giovane rivale, bella, ricca e virtuosa.
SCHEDA FILM

Regia: Catherine Breillat

Attori: Asia Argento - Vellini, Fu'ad Ait Aattou - Ryno de Marigny, Roxane Mesquida - Hermangarde, Claude Sarraute - Marchesa de Flers, Yolande Moreau - Contessa d'Artelles, Michael Lonsdale - Visconte de Prony, Anne Parillaud - Madame de Solcy, Amira Casar - Divine des Airelles, Jean-Philippe Tessé - Conte de Mareuil, Nicholas Hawtrey - Sir Reginald, Sarah Pratt - Contessa de Mendoze, Caroline Ducey - Dama de Pique, Jean-Claude Binoche - Conte de Cerisy, Léa Seydoux - Oliva, Frédéric Botton - Cardinale de Flers, Patrick Tétu - Padre Griffon, Lio - Cantante, Thomas Hardy - Valletto di Mareuil, Eric Bouhier - Chirurgo, Jean-Gabriel Mitterand - Valetto

Soggetto: Jules-Amédée Barbey d'Aurevilly - romanzo

Sceneggiatura: Catherine Breillat

Fotografia: Yorgos Arvanitis

Montaggio: Pascale Chavance

Scenografia: François-Renaud Labarthe

Costumi: Karine Charpentier, Anaïs Romand

Durata: 110

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: romanzo omonimo di Jules-Amédée Barbey d'Aurevilly

Produzione: FLACH FILM, CB FILMS, FRANCE 3 CINÉMA - STUDIO CANAL + (FRANCIA), BURSKIN FILM (ITALIA)

NOTE
- IN CONCORSO AL 60MO FESTIVAL DI CANNES (2007).
CRITICA
"Tutto il contrario fa Catherine Breillat adattando un romanzo ottocentesco di Barbey d'Aurevilly, 'Une vieille maitresse' ('Una vecchia amante'), che invece sembra girato oggi per la libertà scandalosa dei personaggi e del loro linguaggio. In testa una roca e impetuosa Asia Argento, bad girl del 1835 che non molla di un centimetro il suo antico (ma giovanissimo!) amante, neanche quando questo sposa una fanciulla della migliore aristocrazia. In un trionfo di eccessi da amour fo,u sangue leccato dalle ferite, un amplesso consumato a pochi passi dalla pira su cui arde la figlioletta appena morta, coltellate d'amore, eccetera che appartiene al più vieto repertorio terribilista. E pensare che quest'anno, se proprio serviva la rilettura di un classico libertino, c'era il bellissimo 'Ne touchez pas la hache' di Jacques Rivette, che invece ha preso la strada del Festival di Berlino. Misteri della Croisette." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 maggio 2007)

"La regista, passata alla storia per aver introdotto il pepe dell'hardcore nella sbobba del film d'autore ('Romance', 'A ma soeur!'), ha deciso stavolta di darsi alla letteratura trasponendo l'omonimo romanzo del sulfureo Barbey d'Aurevilly in un album di pantomime in costume settecentesco. Il quale vorrebbe evocare la passione fatale di un bellimbusto più checchesco e catatonico che libertino per la scostumata e godereccia amante, al fine di smascherare sotto metafora l'ipocrita costume del tempo: al di là della patetica convenzionalità di azione e dialoghi e del caricaturale umorismo, il film è demolito dall'inaudita recitazione di Fuad Ait Aattou e Asia Argento." (Valerio Caprara, 'Il Mattino, 26 maggio 2007)

"Chi lamenta l'assenza italiana dal concorso del Festival, sappia che, se ci fosse stato un nostro film in gara, Asia Argento non avrebbe un film in concorso e due fuori. Ma si scopre così che l'attrice romana - che recita in inglese e in francese (altre italiane sanno farlo?) - ha sempre lo stesso personaggio. In 'Une vieille maîtresse' di Catherine Breillat, tratto dal racconto di Barbey d'Aurevilly, ambientato nel 1835, un nobile francese (Fuad Ait Aattou), prossimo alle nozze, evoca la relazione con la moglie spagnola (Asia Argento) d'un nobile inglese. Ci si annoia con garbo, nostalgici del libertinismo aristocratico, rispetto al perbenismo borghese." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 26 maggio 2007)

"Il nuovo film di Catherine Breillat, in concorso per la Francia, e giocato fuori casa (anche se la regista pensa da sempre a un film dai 'Demoni' di Dostojievski), ritrova quella libertà di tono che la regista aveva anni fa e, come recentemente Rohmer e Rivette, dimostra che i film in costume esaltano i grandi sconvolgimenti dell'anima quando grandi sconvolgimenti della storia fanno da tappezzeria." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 26 maggio 2007)

"Il film, saltiamo le mezze misure, è terrificante. Un aspirante 'Barry Lindon' brutto, banale, maldestro. Asia Argento fa quel che può ma - come si era intravisto in 'Marie-Antoinette' dove per altro aveva un ruolo microscopico - parrucche e crinoline non fanno per lei." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 29 maggio 2007)