Una casa alla fine del mondo

A Home a the End of the World

Il sogno americano in salsa hippy. In un film targato Cunningham

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USA 2004
Johnathan e Bobby si sono conosciuti ancora adolescenti. Ben presto la loro amicizia si trasforma in qualcosa di più fino a che i due si perdono di vista. Dopo molti anni si ritrovano a New York e Bobby si trasferisce a casa dell'amico, dove vive anche Claire, una donna che ha uno stretto rapporto affettivo con Jonathan. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando Bobby inizia una relazione con Claire...
SCHEDA FILM

Regia: Michael Mayer

Attori: Colin Farrell - Bobby Morrow, 1982, Dallas Roberts - Jonathan Glover, 1982, Robin Wright - Clare, Sissy Spacek - Alice Glover, Matt Frewer - Ned Glover, Ryan Donowho - Carlton Morrow, Erik Smith - Bobby Morrow, 1974, Harris Allan - Jonathan Glover, 1974, Andrew Chalmers - Bobby Morrow, 1967, Ron Lea - Burt Morrow, Wendy Crewson - Isabel Morrow, Asia Vieira - Emily, Jeff J.J. Authors - Frank, Barna Moricz - Wes, Joshua Close - Reiner, Michael Mayer - Collega di Jonathan, Virginia Reh, Lisa Merchant, Quancetia Hamilton, Shawn Roberts

Soggetto: Michael Cunningham (II)

Sceneggiatura: Michael Cunningham (II)

Fotografia: Enrique Chediak

Musiche: Duncan Sheik

Montaggio: Lee Percy, Andrew Marcus

Scenografia: Michael Shaw

Costumi: Beth Pasternak

Effetti: Rob Sanderson

Durata: 95

Colore: C

Genere: DRAMMATICO ROMANTICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:2,35)

Tratto da: romanzo omonimo di Michael Cunningham

Produzione: TOM HULCE PER HART-SHARP ENTERTAINMENT, JOHN WELLS PRODUCTIONS, KILLER FILMS E PLYMOUTH PROJECTS

Distribuzione: MEDIAFILM

Data uscita: 2004-10-15

NOTE
- PRESENTATO ALLA 61. MA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (2004) NELLA SEZIONE "MEZZANOTTE".
CRITICA
"'Una casa alla fine del mondo' ribadisce l'interesse suscitato da Michael Cunningham, l'autore di 'The Hours', che incarna l'attuale top della letteratura newyorkese popolare-progressista. Trasposto dal romanzo omonimo (Bompiani) dal regista teatrale Michael Mayer, il film dispiega il percorso esistenziale di due amici dalla periferica Cleveland degli anni Sessanta alla Big Apple degli Ottanta, ricorrendo purtroppo a cadenze convenzionali, ad approcci psicologici telefonati e a complicità tra l'emotivo e l'intellettuale poco sorvegliate e trasfigurate. (...) Nulla di sbagliato, ma neppure di nuovo, se non che certi attori americani sanno rendere convincente anche la banalità e una colonna sonora comprendente meravigliosi sempreverdi come 'Somebody To Love' degli Jefferson Airplane, 'Just Like a Woman' di Bob Dylan o 'Because the Night' di Patti Smith può conferire calore persino alla fredda premeditazione professionale." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 9 settembre 2004)