The Visit

3/5
M. Night Shyamalan cerca riscatto con un thriller ispirato ad Hansel & Gretel e girato come Paranormal Activity: operazione interlocutoria

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USA 2015
Becca e suo fratello Tyler vengono mandati a casa dei nonni, Nana e Pop Pop, per una vacanza di una settimana nella loro fattoria in Pennsylvania. Quando i bambini scoprono che la coppia di anziani è coinvolta in qualcosa di profondamente inquietante, le loro possibilità di tornare a casa dalla mamma diventano man mano più esigue.
SCHEDA FILM

Regia: M. Night Shyamalan

Attori: Olivia DeJonge - Becca, Ed Oxenbould - Tyler, Deanna Dunagan - Nana, Peter McRobbie - Pop Pop, Kathryn Hahn - Madre, Patch Darragh - Dott. Sam, Jorge Cordova - Miguel, Benjamin Kanes - Padre, Celia Keenan-Bolger - Stacey

Sceneggiatura: M. Night Shyamalan

Fotografia: Maryse Alberti

Montaggio: Luke Ciarrocchi

Scenografia: Naaman Marshall

Arredamento: Christine Wick

Costumi: Amy Westcott

Durata: 94

Colore: C

Genere: HORROR COMMEDIA

Produzione: M. NIGHT SHYAMALAN, JASON BLUM, MARC BIENSTOCK PER BLINDING EDGE PICTURES, BLUMHOUSE PRODUCTIONS

Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY

Data uscita: 2015-11-26

TRAILER
CRITICA
"(...) pellicola a basso budget, in apparenza modesta però ad alto tasso di novità. Curiosamente, a produrre è la Blumhouse, la 'casa' di Jason Blum che negli ultimi anni ha lottizzato il genere tramite il filone 'Paranormal Activity', quello del cosiddetto found footage con la macchina da presa tremolante, quasi sempre in soggettiva, e le scene girate come si trattasse di un film-dentro-il-film. Dunque, Shyamalan racconta la settimana di terrore di due ragazzini - Becca e Tyler - che mentre mamma è in crociera col fidanzato vanno a stare dai nonni in una fattoria della Pennsylvania. Tutto sembra a posto; a patto che i nipotini seguano tre regole: divertirsi, mangiare tutto quel che vogliono e non uscire dalla loro stanza dopo le 21.30. Perché, a quell'ora, strane cose cominciano ad accadere nella fattoria. Naturalmente i ragazzi non rispetteranno la consegna; tanto più che Becca ha la passione della regia e vuol fare un documentario sui nonni. È, questo, un buon espediente per consentire al regista di applicare il found footage in maniera credibile; ma non solo. Dato che la ragazzina dispone di un'attrezzatura semi-professionale, Shyamalan può permettersi di mostrare immagini pulite e di buona qualità, anziché confuse e fastidiose come quelle cui ci hanno abituato 'Paranormal Activity' e derivati. E altro, però, a fare la qualità di questo piccolo film che mantiene più di quel che promette. Piuttosto che un film dell'orrore, 'The Visit' si dovrebbe definire un film dell'angoscia. Anziché giocare sul trito repertorio della paura, infatti, installa nello spettatore una sorta di malessere e di disagio; e lo fa ricorrendo ai mezzi propriamente linguistici del cinema (azioni fuori- campo, sfocature dell'immagine in profondità, colori, colonna sonora...), confermando come il regista, malgrado il periodo di crisi attraversato, non abbia affatto perduto la mano. (...) Tyler e Becca sono interpretati da due ragazzini irresistibili, capaci di recitare in perfetta armonia e complicità." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 23 novembre 2015)

"Accolto con accanimento non terapeutico in Usa, il film di Shyamalan è un uovo a cinepresa mobile con sorpresa horror assiepata su segreti e bugie di famiglia. (...) Incubi della vecchiaia coniugati con le antiche regole della paura in cantina, un Hänsel e Gretel ripensa to alla luce di una quasi parodia generazionale: cinema nel cinema e il gusto della complicità paranormale dell'autore di 'Signs' e del 'Sesto senso'. Attori adeguati a terrore ed età." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 26 novembre 2015)

"(...) Shyamalan è riuscito a fare di 'The Visit' un film abbastanza suo, e quindi notevole. (...) Il gotico americano alla Grant Wood incontra i monologhi interminabili e lo stile shaky-cam del finto doc da terzo millennio. (...) Shyamalan si diverte a forza di corridoi, scale, porte e cunicoli - i luoghi chiusi gli sono sempre piaciuti. Il suo è come un rimpiattino con se stesso. Il film ha momenti decisamente sinistri e paurosi, specialmente nell'ultima parte. Un che di impietoso nello sguardo, sia sulla vecchiaia che sull'infanzia, alza ulteriormente la posta. Ma, si sente, per Shyamalan, 'The Visit' è come ingannare il tempo. In attesa di qualcosa che meriti veramente il suo talento." (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 26 novembre 2015)

"Comincia come una commedia, poi diventa un thriller, poi un horror, poi un dramma familiare, forse a lieto fine. Divertentissimo e dannatamente intelligente con gustoso colpo di scena finale. La cura low budget ha funzionato. E' tornato il manipolatore sopraffino figlio di Hitchcock e Spielberg. E' tornato Shyamalan." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 26 novembre 2015)

"Piacerà ai fans di Shyamalan che lo davano ormai come regista perduto dopo i flop a catena dell'ultimo lustro. Ora Night è tomato vispo. Pur condizionato da un budget ridotto riesce a immergerti in una suspense all'inizio quasi impalpabile, ma sempre più penetrante, mai rallentata. E il finale è degno delle punte alte della filmografia di Night (non la mazzata di 'Sesto senso', ma non è troppo lontano)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 26 novembre 2015)

"'Hansel & Gretel' rivisitato in una sorta di 'Paranormal Activity'. Il budget ridotto ci restituisce un M. Night Shyamalan quasi ai livelli del 'Sesto Senso', con un occhio a Hitchcock e senza far mancare il suo spiazzante colpo di scena. La retorica sulla famiglia americana perfetta è fatta a pezzi dal perfetto mix di ironia e thriller." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 26 novembre 2015)

"Come è stato notato giustamente da più osservatori, la stella della popolarità del regista M. Night Shyamalan, si era andata via via offuscando con alcune prove incolori che avevano messo in ombra la grande popolarità ottenuta con i suoi primi lavori («Il sesto senso», «Unbreakable - Il predestinato» ,«Signs» , «The Village») facendo del regista indiano il campione di quel genere tra il fantastico e l'horror che tanta presa aveva avuto sul pubblico. Salutato come il suo «grande ritorno» per alcuni, un po' più tiepidamente da altri, non di meno con questo «The Visit» l'autore indiano torna a far parlare di sé non in termini negativi Anzi: per qualcuno, appunto, il nuovo film segna una importante inversione di tendenza dell'autore di «After Heart». Ma un'inversione solo a metà se pensiamo - per diretta ammissione del regista - che per questa sua ultima fatica è stato indeciso tra il registro della commedia e quello dell'horror (ma ci sta anche una puntina di thriller). Un mix che se ha convinto molti (infatti il registro complessivo si mantiene in bilico tra i due generi) ha lasciato perplessi altri." (Andrea Frambrosi , 'L'Eco di Bergamo', 3 dicembre 2015)