The Challenge

SVIZZERA 2016
La falconeria ha una storia di almeno quaranta secoli. In Occidente, era lo sport preferito della nobiltà medievale e nella cultura araba contemporanea il suo prestigio è rimasto inalterato. Il regista attraversa il Golfo Persico per accompagnare un falconiere diretto a una importante competizione, raccontando la storia di un intenso week-end nel deserto.
SCHEDA FILM

Regia: Yuri Ancarani

Fotografia: Yuri Ancarani, Luca Nervegna, Jonathan Ricquebourg

Musiche: Lorenzo Senni

Montaggio: Yuri Ancarani

Scenografia: Stéphane Dougoud, Tanguy Thirion

Suono: Pierre-Yves Lavoué, Mirco Mencacci, Luca Ciarfella, Piergiorgio De Luca

Durata: 65

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Produzione: CHRISTOPHE GOUGEON PER ATOPIC, FABRIZIO POLPETTINI E PIERRE MALACHIN PER LA BÊTE, TOMMASO BERTANI PER RING FILM

NOTE
- GRAPHIC CONCEPT: APART COLLECTIVE.

- IN CONCORSO AL 69. FESTIVAL DI LOCARNO (2016) NELLA SEZIONE 'CINEASTI DEL PRESENTE'.
CRITICA
"Non è un documentario, né banalmente la traslazione di finzione di un avvenimento, quanto la vera e propria messa in scena di uno sguardo che lavora con i materiali di un mondo per evocare in forme visive e plastiche l'architettura di uno stupore che si fa segno. Yuri Ancarani possiede un senso dell'immagine a dir poco stupefacente e, soprattutto, sa esattamente come equilibrarlo all'interno di un racconto attraverso il montaggio e la durata dei singoli piani e delle inquadrature. L'approccio di Ancarani non condivide nulla con il documentarismo osservazionale che ormai è moneta corrente. Per Ancarani l'immagine è come se dovesse essere scolpita dalla materia stessa del cosiddetto reale per venire trasformata ed esposta allo sguardo. (...) Ancarani riesce a lavorare con grande acume i margini di derealizzazione della sua stessa strategia iper-realista. Le inquadrature, tenute a lungo, con una sensibilità musicale addirittura ambient, si giustappongono senza mai saldarsi alle altre, creando così un forte sentimento di estraneazione. Nessun dialogo permette allo spettatore di orientarsi. L'invito è di calarsi completamente negli elementi sensoriali di una creazione che fa dell'eliminazione di tutti i punti di riferimento possibili la condizione prima per riorganizzare il visibile. Ancarani si muove con audacia lunare nel suo impero dei segni. (...) In questo sensuale e a tratti gioiosamente perverso gioco di equilibri perennemente instabili, Ancarani si muove con una sensibilità compiutamente post-cinematografica. È senz'altro uno dei primi cineasti italiani ad avere intuito e lavorato sulla forma post-cinematografica del cinema. Ossia di un cinema che non solo ha perso il suo primato politico, formale e narrativo ma si è reinventato interfacciandosi con materiali spuri e altri sguardi. Rinunciando a tutte le mitologie. Ancarani è come se filmasse dalle origini della seconda apparizione del cinema. Le immagini astratte e monumentali di 'The Challenge' (la sfida) dichiarano, nella loro assoluta e nuda assenza di passato, che un altro mondo, e quindi altre immagini, sono ancora possibili. Probabilmente è questa la vera sfida." (Giona A. Nazzaro, 'Il Manifesto', 19 gennaio 2017)