También la lluvia

SPAGNA 2010
Una storia tra passato e presente, tra finzione e realtà. Il regista cinematografico Sebastián parte per la Bolivia con il produttore Costa e il resto della troupe per girare un film su Cristoforo Colombo che metta in luce, però, l'aspetto più drammatico della conquista del Nuovo Mondo, ovvero la cupidigia e le violenze perpetrate ai danni delle popolazioni indigene. Giunti sul posto, i protagonisti inizieranno la realizzazione del film scritturando numerosi nativi ma, ben presto, si troveranno anche coinvolti nella Guerra dell'Acqua messa in atto dagli abitanti della città di Cochabamba (nell'aprile del 2000), come forma di protesta contro la privatizzazione dell'acqua da parte delle multinazionali.
SCHEDA FILM

Regia: Icíar Bollaín

Attori: Gael García Bernal - Sebastián, Luis Tosar - Costa, Karra Elejalde - Antón/Cristoforo Colombo, Cassandra Ciangherotti - Maria, Juan Carlos Aduviri - Daniel/Hatuey, Raúl Arévalo - Juan/Antonio de Montesinos, Carlos Santos - Alberto/Bartolomé de las Casas, Pau Cólera, Dani Currás, Luis Bredow, Vicente Romero

Sceneggiatura: Paul Laverty

Fotografia: Alex Catalán

Musiche: Alberto Iglesias

Montaggio: Ángel Hernández Zoido

Scenografia: Juan Pedro de Gaspar

Costumi: Sonia Grande

Effetti: Twin Pines, Telson

Altri titoli:

Even the Rain

Même la pluie

Durata: 103

Colore: C

Genere: DRAMMATICO STORICO

Specifiche tecniche: CINEMASCOPE, 35 MM (1:2.35) - TECHNICOLOR

Produzione: MORENA FILMS, VACA FILMS, MANDARIN CINEMA, ALEBRIJE CINE Y VIDEO

NOTE
- PERSENTATO AL 61. FESTIVAL DI BERLINO (2011) NELLA SEZIONE 'PANORAMA SPECIAL'.

- VINCITORE DEL PREMIO DEL PUBBLICO NELLA SEZIONE 'PANORAMA SPECIAL' AL 61. FESTIVAL DI BERLINO (2011).
CRITICA
"Fateci caso, i registi al cinema fanno sempre la figura degli idioti: la categoria o coltiva il masochismo, o ha un livello di autocritica che non sospettavamo. In questo caso però tertium datura si autoritraggono come idioti perché un po' lo sono. (...) Catalogo spagnolo di pentimenti postcoloniali." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 17 febbraio 2011)