Tabù - Gohatto

Gohatto

GIAPPONE 1999
TRAMA CORTA
Nel Giappone del 1865, presso il tempio di Noshi-Hoganji, si procede al reclutamento delle giovani leve che, dopo un duro addestramento, diverranno i samurai del futuro. Tensioni e gelosie all'interno di una casta già allora in declino.

TRAMA LUNGA
Anno 1865, a Kyoto, nell'area di tirocinio della truppa Shinsen-gumi acquartierata in un grande tempio buddista gli aspiranti samurai si esibiscono in combattimenti davanti ai selezionatori. Questi sono il capo della guarnigione Isami Kondo, il luogotenente Hijikata e Soji Okita. Tra i tanti ne vengono accettati due: Sozaburo Kanu, giovane schermitore di Kyoto, e Hoyzo Tashiro, ex samurai di basso rango. Fin dal primo giorno di arruolamento, Tashiro è rimasto colpito dal fascino enigmatico di Sozaburo. Quando si presenta la necessità di giustiziare un colpevole, Kondo affida il compito a Sozaburo, che lo assolve in maniera esemplare. Passa un mese, Sozaburo è ormai a tutti gli effetti uno della Shinsen-gumi ma su di lui cominciano a diffondersi strane voci relative a tendenze omosessuali. Hijikata ne è convinto, e Yuzawa, un altro uomo, resta affascinato da lui. In autunno, mentre Kondo è lontano per una spedizione, Sozaburo stabilisce un rapporto con un altro leader, Genzaburo, e poi si lascia sedurre da Yuzawa. In inverno, al rientro di Kondo a Kyoto, Yuzawa viene trovato ucciso. In primavera Hijikata ordina che Sozaburo vada con una donna. Yamazaki cerca di portarlo in un bordello, ma lui rifiuta. Quella notte, Yamazaki rischia di essere ucciso con un coltello che si scopre appartenente a Tashiro. Kondo allora decide che Tashiro deve essere ucciso e incarica Sozaburo di procedere, con l'aiuto di Hijikata e di Okita. Dopo essersi rinfacciati violente accuse, Sozaburo scaglia il colpo di sciabola decisivo e uccide Tashiro. Durante il ritorno, Hijikata capisce che Okita vuole eliminare Sozaburo. Sconvolto sfodera la sciabola e abbatte un alberello di ciliegio in fiore, poi rimane in piedi tra i fiori che svolazzano nella pioggia. Due anni dopo termina l'epoca dei samurai.
SCHEDA FILM

Regia: Nagisa Ôshima

Attori: Takeshi Kitano - Toshizo Hijikata, Ryûhei Matsuda - Sozaburo Kano, Shinji Takeda - Souji Okita, Tadanobu Asano - Hyozo Tashiro, Yoichi Sai - Isamu Kondo, Kazuko Yoshiyuki - Watigaiyano Nakai, Masatô Ibu - Hyozo Tasshiro, Tomorowo Taguchi - Toujiro Yuzawa, Jiro Sakagami - Genzaburo Inoue

Soggetto: Nagisa Ôshima

Sceneggiatura: Nagisa Ôshima

Fotografia: Toyomichi Kurita

Musiche: Ryûichi Sakamoto

Montaggio: Tomoyo Oshima

Scenografia: Yoshinobu Nishioka

Costumi: Emi Wada

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: Libro di Ryotaro Shiba

Produzione: SHOCHIKU FILMS

Distribuzione: BIM FILM (2001)

CRITICA
"Oshima, tornato alla regia dopo anni di malattia, adatta due novelle di Ryotaro Shiba per descrivere rituali e, in questo caso, la repressa omosessualità di una casta chiusa e in declino". ('Ciak', agosto 2000)

"Oshima il ritorno. Autore un tempo 'new wave' di film etico-erotici sul disagio del Giappone moderno e sulla crisi del senso d'appartenenza, dopo 14 anni dall'ultimo Nagisa Oshima graffia ancora la rigida normalizzazione globalista con una storia di samurai (...). Algido e notturno, 'erotico' nell'emozione dell'immagine in nero, con i piani sonori oriente-occidente di Sakamoto. La versione funebre, lirica e rivelatrice, dei 'Sette Samurai' di Kurosawa". (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 6 aprile 2001)

"Non è nuova la storia de magnifico 'Tabù - Gohatto', il film che segna il ritorno del giapponese Nagisa Oshima dopo anni di inattività e malattia. Dal 'Billy Budd' di Melville al pasoliniano 'Teorema', passando per 'Furyo', il capolavoro dello stesso Oshima, molti sono i titoli che si potrebbero citare (...) Fra Eros e Thanatos, la fine di una casta - e di un'epoca. Implacabile, glaciale, percorso da una sottilissima ironia ma anche da fulminee impennate liriche. Un film perfetto, da cima a fondo". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 aprile 2001)

"Film dallo stile senza tempo, 'Tabù' compie uno strano prodigio: ricorre a un minimo di effetti eppure mette in crisi il sistema rappresentativo, e insieme quello morale, su cui poggia il solito cinema. E senza proporsi di essere scandaloso, né iconoclasta". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 aprile 2001)