Spandau Ballet: Il Film - Soul Boys of the Western World

Soul Boys of the Western World

GRAN BRETAGNA 2014
La storia di un gruppo di ragazzi della classe operaia di Londra che è stato capace di creare un impero musicale globale. Tony Hadley, Steve Norman, John Keeble e i fratelli Martin e Gary Kemp vengono così raccontati, attraverso filmati personali e materiale recentemente riportato alla luce, in quello che è l'affresco emozionante, intenso e possente di un'intera epoca che ha fatto storia. Dal costume alla musica, dai film alle tendenze, gli anni Ottanta hanno creato un mondo capace di scatenare emozioni e di lasciar sbizzarrire l'immaginario comune. Sin dagli esordi quella degli Spandau Ballet è stata una musica tempestiva, capace di raccontare il presente e di prevedere il futuro: da "Communication" a "True", da "Gold", a "Only When You Leave", sino ad arrivare a "I'll Fly For You" e "Through The Barricades". L'enorme successo degli Spandau Ballet fu suggellato dalla partecipazione alla registrazione del disco "Band Aid" e dalla loro performance al Live Aid allo stadio di Wembley nell'estate del 1985. Organizzato da Bob Geldof e Midge Ure per ricavare fondi per combattere la carestia in Etiopia, Live Aid è diventato uno dei più grandi eventi rock di tutti i tempi: mai consapevolezza globale fu incanalata in modo più netto e chiaro. Quattro anni più tardi, nel 1989, gli Spandau avrebbero dato vita all'album "Heart Like a Sky", l'ultimo prima dello scioglimento.
SCHEDA FILM

Regia: George Hencken

Attori: Tony Hadley - Se stesso, John Keeble - Se stesso, Gary Kemp - Se stesso, Martin Kemp - Se stesso, Steve Norman - Se stesso

Montaggio: Chris Duveen

Durata: 102

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO MUSICALE DOCUMENTARIO

Produzione: WELLINGMAX

Distribuzione: NEXO DIGITAL E FELTRINELLI REAL CINEMA

Data uscita: 2014-10-21

TRAILER
NOTE
- SELEZIONE UFFICIALE ALLA IX EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2014) NELLA SEZIONE 'GALA'.
CRITICA
"C'è chi ha ripescato «Parade» dalla vecchia collezione di vinili e lo brandisce in cerca di nuovo autografo, c'è chi indossa t-shirt adatte ad altre epoche e altre taglie, e c'è chi spiega al figlio perché li amava tanto e soprattutto perché loro erano grandi, a differenza dei «Duran Duran» che invece «non valevano niente...». AI Festival di Roma, per la gioia dei fan (molte donne) di un tempo, sbarcano gli Spandau Ballet al completo, qualcuno in sovrappeso, qualcun'altro ancora in forma, tutti ugualmente felici di essere tornati insieme dopo litigi e cause legali, tutti ugualmente felici di esserci ancora. A differenza di Mick Jagger e compagni, gli Spandau non hanno fatto patti con il diavolo, il tempo li ha cambiati, e il film che li racconta («Soul Boys of the western worid»,firmato dalla regista George Hencken) più che essere la testimonianza di un miracolo (come «Shine a Light» di Martin Scorsese sui Rolling Stones), è la cronistoria dall'alba al tramonto, di un gruppo musicale nato in un decennio bistrattato come gli Ottanta. Mentre i cinque futuri Spandau cercavano locali dove esibirsi e look per affermarsi, la politica di Margareth Thatcher scatenava la dura reazione della classe operaia inglese. La prima parte del film, che è anche la più riuscita, inserisce la preistoria della band nel contesto dell'epoca, alternando immagini di scioperi e manifestazioni con flash sul numi tutelare del gruppo, David Bowie in testa (...)." (Fulvia Caprara, 'la Stampa', 21 ottobre 2014)

"(...) la vera sorpresa è questo film, diretto con sensibilità da George Hencken, con una meticolosa ricerca d'archivio, tra circa 300 ore di materiale girato. La regista ricostruisce uno spaccato inedito dell'Inghilterra tatcheriana, partendo dai marciapiedi di Islington dove si sono incontrati Hadley e cornpagni, figli della classe operaia, cresciuti durante l'eclissi del sogno piccolo-borghese che aveva alimentato il Dopoguerra, in un momento storico in cui la celebrità sembrava l'unica maniera di evitare un futuro di stenti. Suggestionati da Bowie e dalla musica nera amata dai genitori, convinti dal punk che ognuno potesse imbracciare una chitarra. E convertiti al suono dei sintetizzatori dopo aver ascoltato Kraftwerk e Ultravox. Gli Spandau nascono così, nei club come il Blitz di Covent Garden, dove prendeva forma, tra passamaneria dorata, berretti da soldatino, pantaloni a cono, acconciature cubiste, l'estetica new romantic: uno stile stravagante che cercava in qualche modo di essere elitario. (...) C'è un spezzone del documentario che è una vera chicca, un quiz televisivo in cui i concorrenti sono gli Spandau da un lato e dall'altro i Duran Duran." (Andrea Dusio, 'Il Giornale', 21 ottobre 2014)

"Di questo passo, all'appello mancano solo le Spice Girls. Oramai non passa giorno che una storica band, icona della musica internazionale, non annunci il suo ritorno sul palco. E poco importa se i diretti interessati siano ormai ampiamente entrati nella cosi detta terza età, come i Rolling Stone, i Led Zeppelin o i nostrani Phoo: se il sacro fuoco della musica chiama, le star rispondono, anche coperte di rughe. E cosi è stato per gli Spandau Ballet i quali, pur non essendo quasi ottuagenari come Mick Jagger, erano comunque lontani dalle scene da circa trent'anni. Un lasso di tempo notevole, soprattutto se si considera che la band si era sbriciolata a colpi di gelosie e querele. Ebbene, a dispetto del passato, gli Spandau Ballet sono tornati, al gran completo (...). La reunion è celebrata dalla pellicola 'Spandau Ballet - Soul Boys of the Western World' (...). Un film evento (...) il cui obiettivo è ripercorre la storia della band che, con la sua eccentrica voglia di modernità, è di fatto il simbolo degli Anni Ottanta. (...) Le storie personali degli Spandau Ballet si alternano (...) agli eventi dell'Inghilterra degli anni 80: gli scioperi, Margaret Thatcher... Ricchissimo il materiale d'archivio, parte del quale sarebbe stato fornito da Red Ronnie. (...) Il film, va da sé, ha un taglio autocelebrativo. Ma non per questo falsato. La regista George Hencken non glissa né sulla rivalità con i Duran Duran, né sugli scontri interni alla band, culminati con il processo intentato a Gary. Pomo della discordia: i soldi provenienti dai diritti." (Francesca D'Angelo, 'Libero', 21 ottobre 2014)