Sex and Zen - Il tappeto da preghiera di carne

Rou pu tuan zhi tou qing bao jian

HONG KONG 1992
Meij Yung è un giovanotto i cui attributi virili non corrispondono alle sue velleità amatorie, come gli fa notare il ladro Choy, che, pur avendolo derubato, lo ha preso in simpatia. Dopo aver sposato la figlia di un mercante, Meij si stanca ben presto di esercitare solo i diritti coniugali, ma quando chiede a Choy di fargli da intermediario galante questo lo ridicolizza mostrandogli le superprestazioni di un violento fabbricante di seta con la graziosa consorte, che Meij vorrebbe insidiare. Il giovane decide così di farsi trapiantare un membro di cavallo: così fornito, Meij concede i suoi cospicui favori dapprima alla moglie del mercante, quindi alla moglie di un dignitario nonché alla di lei cugina ed intima (anche troppo) amica. Intanto il mercante, picchiato da Choy perchè protesta per i tradimenti inflittigli da Meij, finisce per cedergli l'infedele consorte, ben inteso dietro compenso. Il mercante cade in disgrazia, e viene assunto come giardiniere dal suocero di Meij, e si vendica seducendo la consorte del rivale, in una tinozza da bagno, inducendola poi a lasciare il tetto familiare e completa la sua vendetta vendendola ad una tenutaria di bordello. Frattanto l'eccessiva pratica erotica sta consumando le energie del focoso Meij, ormai semi impotente e mezzo cieco, che tenta di risvegliarle grazie alle arti amatorie di un'abilissima cortigiana che poi risulta essere la sua consorte. Successivamente Meij Yung, il ladro Choy e l'ex mercante, riconciliati, chiedono pace e rifugio presso un santuario zen.
SCHEDA FILM

Regia: Michael Mak

Attori: Lawrence Ng - Meij Yung, Kent Cheng - Tin Chan, Lo Lieh - Chor Kun Lun, Carrie Ng - La tenutaria Ku, Amy Jip - Huk Yung, Isabella Chow - Shui Chu, Xu Jin-Jiang, Jomoko Ino, Chijoki Kanou

Soggetto: Li Yu (II) - romanzo

Sceneggiatura: Lee Ying Ki

Fotografia: Peter Ngor

Musiche: Chan Wing-leung

Montaggio: Poon Hung

Altri titoli:

Sex and Zen

Durata: 98

Colore: C

Genere: COMICO EROTICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: liberamente tratto dal libro di Li Yu

Produzione: JOHNNY MAK PRODUCTION

Distribuzione: CHANGE FILM DISTIRBUZIONE (1993)

NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 1993.
CRITICA
"La letteratura ci ha insegnato che lo zen è una forma di meditazione buona tanto per il tiro con l'arco quanto per la manutenzione della motocicletta: nel cinema, l'elevazione spirituale sembra passare attraverso l'erezione del membro. Esercitando, comunque, un influsso benefico su Mak che ha fatto un film aereo, fluido, privo del senso di gravità a fronte delle situazioni spesso grevi che mette in scena. Sarà anche merito del diverso approccio col sesso della cultura orientale, dato che si è ispirato alla lontana a un classico della letteratura boccaccesca cinese: 'Il tappeto della preghiera di carne' di Li Yu. Una raccolta di novelle licenziose rimasta clandestina per secoli a cui risale la struttura episodica di Sesso e Zen, con relativa ciclicità di situazioni, agnizioni eccetera. Ma la leggerezza non è pregio di poco conto e dovrebbe fornire un po' di sollievo a noi spettatori occidentali, per i quali il massimo dell'eccitamento erotico al cinema (occorre nominare 'Basic Instinct' o 'Il danno'?) gronda sempre di sensi di colpa e presagi di morte." ('la Repubblica', 17 gennaio 1993)

"Qui il porno è porno e Michael Mak, il regista del film, anche se gli si può riconoscere qualche ambizione figurativa e un gusto per la beffa spinto non di rado fino al sarcasmo, nonostante un preambolo e un epilogo moraleggianti (lo 'Zen' aggiunto nel titolo al sesso), si è limitato ad elencare le innumerevoli vicende erotiche di un giovin signore settecentesco che, scarsamente dotato, grazie al trapianto di un membro equino può far subito baldanzosamente sfoggio di una infaticabile virilità; fino alla consumazione. Certo, quando la beffa raggiunge la caricatura, si può anche tentare di sorridere e quando la regia, scimmiottando anche in certi dettagli il cinema di Zhang Yimou, sciorina immagini elaborate, varia i colori, gioca con i ritmi, non si può negare che qualche ricerca sul cinema si impegni a farla, ma la materia resta quella, le iterazioni e le perversioni sessuali continuano a tener bando - con flauti, pennelli ed altri dubbi armamentari - e il racconto, derivi o no da testi celebrati, si limita a girare con insistenza solo su se stesso, l'accento molto più sul vizioso ed il lubrico che non sul libertino infarcito di letteratura. Chi predilige il genere, perciò, si accomodi, il pubblico normale però va messo in guardia: fonti libresche a parte, non ci si inganni, siamo solo di fronte a un film a luci rosse che il linguaggio più curato non riscatta." ('Il Tempo', 4 febbraio 1993)

"Se il film - assai liberamente tratto da un romanzo erotico cinese del '600, 'Il tappeto della preghiera di carne' di Li Yu, quasi contemporaneo dell'occidentalissimo De Sade - ha un pregio è proprio la schiettezza. Stupire, divertire, indurre in tentazioni facili facili. Senza doppi sensi, allusioni o immagini velate. Nel campionario delle ingenue acrobazie mostrate dal film non mancano ombre cinesi d'ipertrofiche erezioni, prodezze acquatiche da tinozza, calde masturbazioni con la collaborazione di una pagnotta, magici flauti traversi usati non per fini musicali, lettere d'amore scritte non proprio col cuore, divagazioni sado-maso che farebbero sorridere Madonna, orge-musical di cattivo gusto elementare. Tanta chiassosa volgarità estroflessa e strapaesana, tanto sesso spalmato sullo schermo con sgraziati tocchi manigoldi, più che imbarazzare, inteneriscono. 'Sex and Zen' vive del ritmo vertiginoso, dei policromi rossi, dell'ingenua surrealtà e inverosimiglianza di cui son ben dotati i film della nuova lega di Hong Kong, attentissimi alle delizie del botteghino, al rinnovamento dei costumi, alle furbizie spettacolari di facile presa." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 8 febbraio 1993)