Seta

Silk

Buona trasposizione del romanzo di Baricco. Nel lavoro di François Girard le stesse emozioni date dal libro

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CANADA 2007
Francia, 1861. Un'epidemia sta distruggendo gli allevamenti di bachi da seta europei ed africani. Per questo motivo l'allevatore Hervé Joncour decide di andare in Giappone alla ricerca di nuovi esemplari sani per il suo allevamento, che sa di poter acquistare di contrabbando. I viaggi nel paese del Sol Levante saranno per lui occasione di un incontro che lo porterà via via sempre più lontano dalla cittadina di Lavilladieu e soprattutto dalla moglie Hélène.
SCHEDA FILM

Regia: François Girard

Attori: Keira Knightley - Hélène Joncour, Michael Pitt - Hervé Joncour, Alfred Molina - Baldabiou, Mark Rendall - Ludovic, Miki Nakatani - Madame Blanche, Leslie Csuth - Loiseau, Sei Ashina - L'amante, Marc Fiorini - Chabert, Kôji Yakusho

Soggetto: Alessandro Baricco - romanzo

Sceneggiatura: Michael Golding, François Girard

Fotografia: Alain Dostie

Musiche: Ryûichi Sakamoto

Montaggio: Pia Di Ciaula

Scenografia: François Séguin

Costumi: Carlo Poggioli, Kazuko Kurosawa

Effetti: Guillaume Murray

Altri titoli:

Soie

Durata: 112

Colore: C

Genere: DRAMMATICO ROMANTICO

Tratto da: romanzo "Seta" di Alessandro Baricco

Produzione: FANDANGO, RHOMBUS MEDIA, VICE VERSA FILM, BEE VINE PICTURES

Distribuzione: MEDUSA

Data uscita: 2007-10-26

TRAILER
NOTE
- PRESENTATO ALLA II^ EDIZIONE DI 'CINEMA. FESTA INTERNAZIONALE DI ROMA' (2007) NELLA SEZIONE 'PREMIÈRE'.

- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2008 PER I MIGLIORI COSTUMI.
CRITICA
"Baricco? Pericolo. Dopo l'interminabile 'Leggenda del pianista sull'oceano' di Giuseppe Tornatore, ecco l'interminabile (ma, a rigor d'orologio, più breve) 'Seta', coproduzione italo-americo-giapponese diretta da François Girard, quello del vacuo 'Violino rosso'. (...) Si noti che la vicenda, fra 1861 e 1875, si conclude senza un cenno alla disfatta francese nella guerra contro la Prussia!." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 22 ottobre 2007)

"L'adattamento di Girard si sforza di isolare uno dei tanti fili di seta intessuti da Baricco, di cui è noto lo stile arabesco ed affettato. Lo scrittore torinese s'è formato come bravo musicologo, s'è scoperto ottimo comunicatore televisivo con programmi di divulgazione letteraria e operistica, s'è inventato scrittore, piegando il suo talento di critico all'arte della scrittura, senza esserne da questa davvero attraverso. La sua scrittura piace però non s'adatta al cinema. Girard fa di tutto per tenere in piedi il film, come stendere un velo musicale infinito, o riportando frasi staccate dal libro che restituiscono l'orizzonte letterario di Baricco e, ora, quello cinematografico di Girad." (Dario Zonta, 'L'Unità', 22 ottobre 2007)

"Quanto dura oggi un regista? Quanto tempo resta originale un talento sul mercato internazionale? Poco, pochissimo. A meno che non si garantisca una totale indipendenza, oggi anche il cineasta più dotato sposa rapidamente le leggi e i gusti di un mercato sempre più globalizzato (e omologato). E non succede solo a Hollywood. Succede anche in film apparentemente "d'autore" che puntando alle grandi platee finiscono per essere incolori e insapori come quei piatti internazionali che troviamo in tutti i ristoranti del mondo. L'ultimo esempio di questa tendenza è il fastoso 'Seta', tratto dal bestseller di Alessandro Baricco e diretto dal François Girard di '32 piccoli film su Glenn Gould' e 'Il Violino rosso'. Grande storia, grandi ambizioni, grande cast (Michael Pitt, Keira Knightley, Alfred Molina). E sontuose ambientazioni: Francia, Egitto, Giappone. (...) Alla fine sembra di non essersi mossi da casa. Non per mancanza di mezzi, anzi, mai visto scene e costumi più accurati, ma per mancanza di stile, tensione, inventiva. Ogni gesto, ogni dialogo, ogni passaggio narrativo è scritto, inquadrato, illuminato, recitato e soprattutto messo in scena con tanta laboriosa inerzia che sembra di avere già visto il film (e i suoi paesaggi) mille volte. Del resto, tutto in Seta è bello, le case e i giardini, i boschi e le montagne, i kimono e gli strani abiti di paglia con cui i contadini giapponesi si riparano dal gelo, il modo in cui la misteriosa geisha serve il tè, i colpi magistrali che Alfred Molina esegue al biliardo, o la misteriosa lettera in giapponese che Pitt si fa tradurre dalla tenutaria nipponica di un bordello di Lione... Eppure da questo insieme di perfezioni si alza un tedio che ha un solo nome: kitsch. Il neo-kitsch internazionale distillato da questo cinema tutto uguale, che anziché farci viaggiare per il mondo sembra rimpicciolirlo e addomesticarlo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 ottobre 2007)

"Il film medio, manierato, elencazioni di fatti: i tre viaggi in Giappone alla ricerca di uova di bachi da seta, l'incontro e la passione per una bella donna asiatica, la lettera d'addio scritta in giapponese dalla fedele moglie del protagonista che sapeva, taceva, moriva, la costruzione d'un giardino di fiori bianchi, le fortune e le sfortune della fabbricazione della seta. Neppure per un attimo l'atmosfera si eleva a sfiorare la poesia, lo stile o semplicemente l'interesse."(Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 22 ottobre 2007)

"'Seta', è il film che dopo cinque anni di vani tentativi è riuscito nell'improcrastinabile missione di trasporre sullo schermo l'omonimo best-seller di Alessandro Baricco: in casi consimili sembrerebbe superfluo sfoderare il gergo dell'esperto perché, al tirare delle somme, l'unico giudizio interessante sarà emesso dalla cassa degli speranzosi botteghini. Si può provare a misurare, però, la distanza che corre tra un vero prodotto popolare, pensato, fotografato e diretto in grande con onesto trasporto stilistico-commerciale e, appunto, 'Seta', un centone pretenzioso, melenso, mal recitato, approssimativo e fumettistico persino nei risvolti acculturati. Baricco è uno scrittore di (cospicua) cassetta che non s'accontenta della stessa, ma vorrebbe anche la benedizione del partito critico democratico; chissà se il medesimo tormento toccherà al canadese Francois Girard, regista stordito dai sapori forti e dalle spezie esotiche profuse a piene mani da Baricco. (...) I viavai tra la linda e industriale Lavilledieu e le nevose capanne dove s'annida la trascinante promessa d'erotismo sono cadenzati sulla falsariga delle fiction a puntate della tv, con tanto d'impaginazione patinata e apoteosi passionali a bagnomaria onirico; ma, per la verità, la cosa più molesta è la pretesa di volerci applicare con lo skotch una didascalia «nobile» sull'incontro/scontro tra civiltà diverse." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 22 ottobre 2007)