Séraphine

4/5
Sobria e rigorosa la regia di Martin Provost, da César l'interpretazione di Yolande Moreau: pollice alto per il biopic dell'artista francese

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BELGIO 2008
Francia, 1913. Il critico e collezionista d'arte Wilhelm Uhde decide di prendere in affitto un appartamento a Senlis, vicino Parigi, per lavorare e scrivere in tranquillità. Come aiuto per i lavori domestici ingaggia Séraphine Louis, una donna semplice e schietta, in cui scoprirà un grande talento per la pittura e con cui instaurerà una intensa e inaspettata relazione.
SCHEDA FILM

Regia: Martin Provost

Attori: Yolande Moreau - Séraphine, Ulrich Tukur - Wilhelm Uhde, Anne Bennent - Anne Marie, Geneviève Mnich - Madame Duphot, Nico Rogner - Helmut, Adelaïde Leroux - Minouche, Serge Larivière - Duval, Françoise Lebrun - Madre Superiora

Sceneggiatura: Martin Provost, Marc Abdelnour

Fotografia: Laurent Brunet

Musiche: Michael Galasso

Montaggio: Ludo Troch

Scenografia: Thierry François

Durata: 125

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO DRAMMATICO

Specifiche tecniche: ARRICAM LT, 35 MM (1:1.85)

Produzione: TS PRODUCTIONS, CLIMAX FILMS

Distribuzione: ONE MOVIE (2010)

Data uscita: 2010-10-22

TRAILER
CRITICA
"L'incredibile vita di Séraphine de Senlis, pittrice contadina morta in un ospedale psichiatriIco nel 1942 (...) non poteva che diventare un film per il cinema, di quelli accurati e sentiti. Lo firma il francese Martin Provost (regista di tre film, ma anche sceneggiatore, scrittore e attore), guadagnandosi il plauso del pubblico (in Francia ha avuto in buon successo di sala) e ben sette César, tra cui ¿meritatissimo ¿ quello alla miglior attrice protagonista, una superba Yolanda Moreau. 'Séraphine' è uno di quei film che ci fa ricordare quanto siano importanti le storie al cinema, soprattutto quando sono vere. E quella di Séraphine Louis è una grande storia di sopravvivenza e talento, passione e ossessione. (...) Sono delle nature morte, degli intricati coacervi floreali, tutt'altro che rassicuranti, eppure pieni di mistero e misticismo. Inizia così una storia che dura degli anni, passando dalla Prima Guerra Mondiale alla grandi crisi economica francese degli anni 30, fino ad arrivare agli inizi dei 40, quando l'ossessione creativa di lei si spegne nella stanza di un ospedale psichiatrico. Provost riesce con delicatezza e senso del racconto a restituirci una storia dimenticata, con l'aiuto determinante di una grande attrice francese, così brava da trasformarsi senza indugio nel personaggio unico di questa pittrice contadina." (Dario Zonta, 'L'Unità', 22 ottobre 2010)

" (...)la grande Yolande Moreau: attrice-sceneggiatrice-regista belga (...)presta a 'Séraphine' il fisico imponente, gli occhi acquosi, i trasalimenti improvvisi con cui dà corpo al talento misterioso e per certi versi inquietante di questa pittrice autodidatta. 'Séraphine' infatti ricopriva piccole tavole e poi grandi tele di fiori e di frutti ossessivamente assemblati e dipinti con la terra, il sangue degli animali e il succo delle piante, obbedendo all'impeto imperioso di tanti artisti naif. Ma anche a una vena mistica che poi degenererà in mania e forse in follia. Provost concentra nell'epilogo gli anni terribili del manicomio diffondendosi invece sul mistero della donna e della sua arte, ovvero sull'incontro casuale quanto decisivo con il collezionista Uhde (Ulrich Tukur), che era stato il primo ad acquistare un Picasso e a organizzare una mostra del Doganiere Rousseau. Il meglio sta nel misto di orgoglio e remissività, selvatichezza e fatalismo, con cui Séraphine vive la sua condizione di domestica, ignorata o disprezzata dai padroni, capace di aprirsi solo col suo pigmalione (omosessuale, dunque a sua volta "diverso"), fino a riporre in lui speranze forse eccessive. II limite nel tono un poco medio del racconto, elegante, sensibile, accurato, privo di veri colpi d'ala (di scelte decise) ma sicuramente capace di gettare una luce cruda e rivelatrice su un destino singolare quanto crudele." ('Il Messaggero', 22 ottobre 2010)

"Tornando a 'Séraphine' si rimane col sentimento dell' 'occasione mancata', la materia, l'attrice protagonista, tutto è un po' soffocato da una 'misura' che Provost traduce in medietà. E soprattutto - pensiamo per rimanere nel cinema francese al Van Gogh di Pialat - non c'è alcun confronto col gesto pittorico. In Francia Provost è stato querelato, tardivamente, per plagio dallo storico dell'arte Alain Vircondelet esperto di 'Séraphine'." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 22 ottobre 2010)