Sembra mio figlio

3.5/5
Immagini impegnative, afflato umanista, e le ricerca di una madre per fare cinema: Costanza Quatriglio, senza infingimenti

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BELGIO 2018
Sfuggito alle persecuzioni in Afghanistan quando era ancora bambino, Ismail vive in Europa con il fratello Hassan. La madre, che non ha mai smesso di attendere notizie dei suoi figli, oggi non lo riconosce. Dopo diverse e inquiete telefonate, Ismail andrà incontro al destino della sua famiglia facendo i conti con l'insensatezza della guerra e con la storia del suo popolo, il popolo Hazara.
SCHEDA FILM

Regia: Costanza Quatriglio

Attori: Basir Ahang, Tihana Lazovic, Dawood Yousefi

Soggetto: Costanza Quatriglio

Sceneggiatura: Costanza Quatriglio, Doriana Leondeff, Mohammad Jan Azad - collaborazione

Fotografia: Stefano Falivene

Musiche: Luca D'Alberto

Montaggio: Marie-Hélène Dozo

Altri titoli:

Just Like My Son

Durata: 103

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: MATTEO ROVERE, ANDREA PARIS PER ASCENT FILM CON RAI CINEMA, COOPRODOTTO DA CAVIAR FILM, ANTITALENT, TANGERINE FILM

Distribuzione: ASCENT FILM

Data uscita: 2018-09-20

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON FILM IN IRAN CON IL SUPPORTO DI EURIMAGES CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO E CROATIAN AUDIOVISUAL CENTER CON IL SUPPORTO DI BELGIUM TAX SHELTER E FRIULI VENEZIA GIULIA FILM COMMISSION E REGIONE LAZIO FONDO REGIONALE PER IL CINEMA E L'AUDIOVISIVO.

- FUORI CONCORSO AL 71. FESTIVAL DI LOCARNO (2018).
CRITICA
"Costanza Quatriglio è una personalità di rara costanza, professionalmente e umanamente, ha fornito prove molto convincenti della sua fiducia nel cinema come strumento etico per capire la realtà. La nuova prova è 'Sembra mio figlio' (...) viaggio di estrema fatica morale e materiale, un viaggio all'indietro nel suo inconscio fino a trovarsi tra donne in attesa di deportazione: scena magica. Non c'è alcuna retorica: immagini, silenzi, sguardi sono eloquenti e il volto di Ismail (Basir Ahgang) è quello di tutti noi, figlio di ognuno." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 20 settembre 2018)

"Divisa in due parti, Europa e Asia, è la ricostruzione, scabra e insieme evocativa, della storia vera di un rifugiato, uno dei ragazzini del doc "Il mondo addosso" (2005). (...) Nei titoli di coda si ricordano le stragi degli hazara afgani, che da maggioranza etnica è diventata piccola minoranza sparsa nel mondo. Già il volto di Ismail (il poeta Basir Ahang), amato e interrogato dalla cinepresa in una scelta quasi esclusiva di primi piani e rari scorci sociali netti, è una trama materica di sofferenze di diaspora nella sensibilità dei nostri giorni. Concentrato il dialogo con la madre e il conflitto col fratello in flebili telefonate, il film si apre poi al "ritorno" tra deportazioni e omicidi di massa con un colpo di cinema (da una discoteca a un rito religioso) e un finale emblematico. È però l'intero progetto a funzionare, un aspro frutto di finzione generato da un poderoso albero di documentazione. Quattriglio è tra i migliori cineasti italiani." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 20 settembre 2018)

"(...) Sopravvalutato dramma antileghista e sinistroide con il pregio di portare all'attenzione pubblica la tragedia di un popolo ingiustamente massacrato dai talebani. Il resto è sceneggiatura debole, dialoghi futili e personaggi «tagliabili» come la bionda slava avulsa dalla trama. Non dalla noia." (SteG, 'Il Giornale', 21 settembre 2018)