Sang sattawat

AUSTRIA 2006
Il regista Apichatpong Weerasethakul compie un viaggio a ritroso nel tempo per ricordare i suoi genitori, entrambi medici, e la sua infanzia passata tra ospedali e luoghi di cura. Tutto inizia quando, nell'ospedale di un piccolo paese, il dottor Toa, un giovane medico, prova a vincere la sua timidezza e a dichiarare i suoi sentimenti a Nuntarut, una sua collega. La dottoressa però sembra non accorgersi neanche del giovane dottore perché è troppo occupata a capire quali sentimenti nutra nei confronti di Sopon, il proprietario di un'eccezionale collezione di orchidee che ha conosciuto qualche giorno prima.
SCHEDA FILM

Regia: Apichatpong Weerasethakul

Attori: Jaruchai Iamaram - Dott. Nohng, Jenjira Pongpas - Pa Jane, Nantarat Sawaddikul - Dott. Tei, Sophon Pukanok - Noom, Arkanae Cherkam - Ple, Sakda Kaewbuadee - Sakda, Nu Nimsomboon - Toa, Wanna Wattanajinda - Dott. Wan, Sin Kaewpakpin - Vecchio monaco

Soggetto: Apichatpong Weerasethakul

Sceneggiatura: Apichatpong Weerasethakul

Fotografia: Sayombhu Mukdeeprom

Montaggio: Lee Chatametikool

Scenografia: Akekarat Homlaor, Nitipong Thinthupthai

Arredamento: Manita Niyomprasit

Costumi: Nitipong Thinthupthai

Altri titoli:

Intimacy

Intimacy and Turbulence

Syndromes and a Century

Durata: 105

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.78)

Produzione: ANNA SANDERS FILMS, BACKUP FILMS, ILLUMINATIONS FILMS, KICK THE MACHINE, NEW CROWNED HOPE, TIFA

NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 63MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2006).
CRITICA
"A meno che le mosche cocchiere della cinefilia non si riscoprano in vena di ribalderie, 'Sang sattawat' ('Luce del secolo') di Apichatpong Weerasethakul - non è uno scherzo, si scrive proprio così: per la pronuncia rivolgersi altrove - ha ottime chance di conquistare lo scettro di film più marmoreo dell'edizione 2006. Gli eventi (si fa per dire) ripresi a camera fissa si svolgono in un paio di ospedali e nell'arco di una sola giornata, che stranamente per gli spettatori sembra composta da almeno un centinaio di ore." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 1 settembre 2006)