Rumore bianco

White Noise

2.5/5

Noah Baumbach adatta l'infilmabile romanzo di Don DeLillo: un'impresa ambiziosa e spericolata, spiazzante e discontinua, tormentata e confusa. Apertura di Venezia 79, in Concorso

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USA 2022
Allo stesso tempo esilarante e terrificante, lirico e assurdo, ordinario e apocalittico, 'White Noise' racconta i tentativi di una famiglia americana contemporanea nell'affrontare i conflitti mondani della vita quotidiana, alle prese con i misteri universali dell'amore e della morte, e la possibilità della felicità in un mondo incerto.
SCHEDA FILM

Regia: Noah Baumbach

Attori: Adam Driver - Jack Gladney, Greta Gerwig - Babette, Don Cheadle, Raffey Cassidy, Sam Nivola, May Nivola, Jodie Turner-Smith, André L. Benjamin, Lars Edinger

Sceneggiatura: Noah Baumbach

Fotografia: Lol Crawley

Montaggio: Matthew Hannam

Scenografia: Jess Gonchor

Suono: Justin Doyle

Durata: 135

Colore: C

Genere: DRAMMATICO GIALLO

Tratto da: romanzo omonimo di Don DeLillo (ed. italiana 'Rumore Bianco', ed. Einaudi, 2014)

Produzione: NOAH BAUMBACH, DAVI HEYMAN, URI SINGER PER PASSAGE PICTURES

Distribuzione: NETFLIX

Data uscita: 2022-12-30

NOTE
- PRODUTTORI ESECUTIVI: BRIAN BELL, LESLIE CONVERSE. - FILM D'APERTURA DELLA 79. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2022). - IL FILM SEGNA IL RITORNO A VENEZIA DEL REGISTA NOAH BAUMBACH DOPO AVER PRESENTATO 'STORIA DI UN METRIMONIO' (MARRIAGE STORY, 2019).
CRITICA
"Un film sulla vita e sulla morte, facce della stessa medaglia, sulla nostra responsabilità nei disastri che attraversiamo, sulla paura e sulla speranza che a dispetto di tutto non ci abbandona mai. (...) Tra paranoia e apocalisse, Baumbach posa in suo sguardo ironico sia sul mondo accademico che sulla famiglia americana, osservandone le complesse, sgangherate dinamiche, ma anche la forza e le insperate risorse. (...) Il rumore bianco del titolo è proprio la paura della morte, quel malessere persistente, ma spesso inascoltato, che permea i dialoghi e le azioni del film. (...) Ma è anche un film che rimanda a una storia sul cinema, sui diversi generi." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 01 settembre 2022) "Effetto déjà vu: nel film ma anche del film. "White Noise - Rumore bianco" (...) gioca molto con il «già visto» mentre racconta l' altalenante quotidianità di un professore universitario nella placida provincia americana: sull' argomento scherza con il collega nero, viene turbato dai comportamenti della moglie e inquietato negli incontri con un misterioso signor nessuno. Ma questi elementi quasi da thriller non riescono a cancellare la sensazione di un' opera più compilativa che davvero ispirata. Nella vita di questo professore di «mitologia hitleriana», alle prese con la propria ambizione accademica e insieme con le angosce di morte della moglie che finiscono per concretizzarsi davvero quando l' esplosione di un treno produce una nube tossica che costringe a una momentanea evacuazione, si ritrovano i temi e i modi che Baumbach ha affrontato nei suoi ultimi film, dal contrasto tra generazioni (i figli della coppia ostentano certezze che sconfinano nel complottismo, tanto da giustificare la frase del padre «la famiglia è la culla della disinformazione») al mito del consumismo, dalle parentesi slapstick alla verbosità esibita, dalla saturazione mediatica fino alla dissoluzione di ogni american dream (con uno sberleffo finale in cui è coinvolta anche una irriconoscibile Barbara Sukowa nei panni di suor Hermann Marie). Ma tutto questo non riesce mai a diventare materia viva, piuttosto sembra un campionario di citazioni (anche cinematografiche: "Nashville" , "M.A.S.H.", "Incontri ravvicinati del terzo tipo" , "The Blues Brothers" e altre ancora) che stentano a trovare una ragione e una necessità, se non il piacere della ricostruzione filologica dell' America e dei suoi anni Ottanta. Ma per chi?." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 01 settembre 2022) "Film d' apertura e in concorso di questa 79° Mostra del Cinema "White Noise" racconta il Mid West americano per come abbiamo ormai imparato a conoscerlo pur senza esserci mai stati. C' è un campus universitario, il College on the Hill, dove si insegna di tutto, dalla vita di Elvis Presley a quella dei delfini, alle tecniche di rilassamento individuale, c' è un super mercato dove la comunità della cittadina che al campus fa da cornice periodicamente si incontra, ci sono le famiglie allargate, frutto di coppie pluri-divorziate, ma che non per questo si rassegnano all' idea di dover fare a memo del focolare domestico e del junk food, il cibo spazzatura, che ne è la quintessenza. È insomma un' esistenza rassicurante quella dei suoi abitanti come dei suoi studenti (...). Baumbach è un cineasta molto attento alle dinamiche di coppia alle prese con gli imprevisti della vita. A volte, però, ciò che funziona sulla pagina scritta non rende altrettanto sul grande schermo. Delillo è un romanziere con una forte attenzione per il grottesco e per la raffigurazione satirica e la sua descrizione del consumismo e dei suoi feticci è spesso esilarante. Qui la necessità di dover comprimere cinematograficamente una storia, ha come risultato troppe storie, e troppo insieme: c' è la nube tossica, c' è la paura della morte della moglie del professore, una fobia che ci si illude di poter curare chimicamente. C' è il professore che a sua volta pensa di essere stato contaminato e che scopre come uccidere possa esorcizzare la paura di morire e che non sempre la razionalità riesce a dominare i nostri comportamenti. C' è persino lo scienziato «pazzo», ovviamente di origine tedesca. Così, il film vira ora al tragico ora al comico, ha l' andamento di un thriller e insieme i toni della commedia. (...) E, nell' insieme, l' interrogarsi sulla morte, sul suo senso, non riesce, nel romanzo come nel film, a elevarsi sopra il balbettio con cui la civiltà della tecnica si ritrova di fronte a un problema che tecnicamente non può essere risolto. Non è riparabile, non ci sono i pezzi di ricambio." (Stenio Solinas, 'Il Giornale', 01 settembre 2022) "C'è in qualcosa nel nuovo film di Noah Baumbach che risuona (...) quel sentimento impalpabile di una fragilità del nostro essere nell' amore, nella vita, nello status professionale, nelle relazioni famigliari o amicali o con se stessi, e la sorpresa di potersi affidare a legami che scoprono sempre una nuova e diversa complicità. "White Noise" (...) nella vicenda della coppia protagonista riflette però molto altro: un paesaggio americano che ha origine dal romanzo di DeLillo, "Rumore bianco", e dal suo «american dream» attraversato da una paranoia diffusa e costante che distorce il senso del mondo. (...) Nelle conversazioni echeggiano leggende metropolitane, complotti, notizie della onnipresente televisione «la famiglia è il luogo della disinformazione» ripete spesso Jack a fronte di quelle certezze improvvise con la fascinazione speciale per i disastri, quel senso della catastrofe incombente che è proprio dell' immaginario americano - come spiega uno dei colleghi di Jack agli allievi prendendo a esempio gli incidenti di macchina nei film hollywoodiani che sono tragici ma soprattutto liberatori perciò unici rispetto a ogni altro cinema nel mondo - è la sequenza iniziale, quasi una dichiarazione di intenti. (...) DeLillo ha scritto il romanzo negli anni Ottanta reaganiani, Baumbach li mantiene nel decor «vintage» lasciandovi scorrere il contemporaneo: in quella paranoia diffusa tra ufo, predicatori e invenzioni mediatiche si affermano l' esperienza (e le reazioni) degli anni pandemici con le ossessioni complottistiche della rete (al posto della tv) e la «specificità» del sentimento americano (e del Midwest) che ha i toni e i colori di una Campbell' s Soup warholiana della postmodernità. Più che come segno di un' epoca, il flusso di parole (e di silenzi) dei personaggi raggiungono però la loro compiutezza quando si fanno narrazione di uno stato d' animo, di un sentimento, di una ricerca emozionale al di là delle convenzioni sociali, delle loro dinamiche, di una loro «lettura». È in quello spazio che la scrittura (anche cinematografica) di Baumbach funziona e trova consapevolezza di un'emozione, di un cortocircuito eccentrico (formalmente) capace di cogliere la realtà nel suo spaesamento(...)." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 01 settembre 2022) "Cupo ed apocalittico, ma anche poetico e grottesco, "White Noise", il film di Noah Baumbach (...) basato sul romanzo di Don DeLillo del 1985, racconta i tentativi di una famiglia americana di affrontare i conflitti della vita quotidiana e, allo stesso tempo, comprendere i misteri universali dell'amore e della morte in un mondo pieno di incertezze, dominato dalla paura. Elemento scatenante, una nube tossica che renderà concreti gli incubi dei protagonisti.(...)." (Titta Fiore, 'Il Mattino', 01 settembre 2022) " (...) un' apocalittica commedia, "White Noise", firmata da Noah Baumbach, prodotta da Netflix e ispirata al pluripremiato romanzo di Don DeLillo che, pur risalente al 1985, non ha perso in attualità rispetto ai temi che ne sono alla base. (...) Di DeLillo Baumbach condivide lo sguardo sottilmente ironico, ma è dotato di maggiore empatia umana, cosicché la sua commedia mescola con buon equilibrio satira e mozione affettiva, trovando bel sostegno negli interpreti Greta Gerwig e, soprattutto, Adam Driver. Ma certo il film manca della cristallina purezza formale del libro." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 01 settembre 2022)