Robinù

ITALIA 2016
A Napoli, bande di adolescenti si combattono, a colpi di kalashnikov, in una guerra dimenticata che è arrivata a contare oltre 60 morti. La chiamano "paranza dei bambini": giovani ribelli che sono riusciti a imporre una nuova legge di camorra per il controllo del mercato della droga. Una paranza che da Forcella si insinua nei Decumani, e scende giù fino ai Tribunali e a Porta Capuana: il ventre molle di Napoli, la periferia nel centro, tra turisti che di giorno riempiono le strade e gente che di notte si rintana nei bassi trasformati in nuove piazze di spaccio, il vero carburante capace di far girare a mille il motore della mattanza. Michele Santoro racconta una strage dimenticata, rompendo il muro del silenzio e dell'indifferenza che la circondano: i "baby boss" della camorra. Per la prima volta, questi giovani ribelli che sono riusciti a imporre una nuova legge di camorra parlano senza mediazioni: la sete di potere, l'amore dei soldi, il divertimento sfrenato, le loro pagine facebook da vere star. Ribelli insofferenti ai capi della vecchia camorra (O' Sistema), senza padroni e senza paure. Le armi sono la loro identità. Nati negli anni Novanta, a 15 imparano a sparare, a 20 sono killer consumati e a 30, spesso, non ci arrivano.
SCHEDA FILM

Regia: Michele Santoro

Soggetto: Michele Santoro - idea, Maddalena Oliva - idea

Sceneggiatura: Michele Santoro, Maddalena Oliva, Micaela Farrocco

Fotografia: Raoul Garzia, Marco Ronca

Musiche: Lele Marchitelli

Montaggio: Alessandro Renna

Suono: Peppe Vitale, Valentino Bianchi

Aiuto regia: Alessandro Renna

Durata: 97

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Produzione: ZEROSTUDIO'S, VIDEA NEXT STATION

Distribuzione: VIDEA

Data uscita: 2016-12-06

TRAILER
NOTE
- PRESENTATO ALLA 73. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2016) NELLA SEZIONE 'CINEMA NEL GIARDINO', HA RICEVUTO LA MENZIONE SPECIALE DEL PREMIO HUMAN RIGHTS NIGHTS AL CINEMA DEI DIRITTI UMANI.
CRITICA
"Sulla base della sceneggiatura scritta con Maddalena Oliva e Micaela Farrocco, Santoro estrae dalle immagini e le testimonianze una qualità di pathos che si sottrae a lungo (prima di qualche inutile post-it giustificazionista) dalla tentazione di mediare e/o giudicare istituendo una sorta di anticlimax destinato a convogliare in un agghiacciante vuoto totale la spettacolarità del fenomeno camorristico e delle vite violente dei suoi adepti. Sul percorso di morte di quattro baby boss, ricostruito anche nel passaggio obbligato delle galere di Airola o Poggioreale, «Robinù» mette a fuoco con straordinaria efficacia le evoluzioni della malavita napoletana ostentate da gangster adolescenti che si sterminano a colpi di kalashnikov per il controllo delle piazze dello spaccio: una ferocia come sempre imperniata sullo sballo a effetto immediato di soldi, sesso e potere, ma rivestita di un'inedita, snaturata naturalezza, la stessa con cui i coetanei dividono quotidianità tra studio, sporte riposo. In questo senso la convenzionalità delle interviste frontali e di certi passaggi musicali non disturbano più di tanto, grazie alla scelta del neoregista di abbandonare la consumata tecnica di aizzare lo scontro tra i personaggi dei suoi talk show televisivi strutturati come documentari, per trasformarsi sorprendentemente in sottile e assorto cacciatore di espressioni, incrinature, aberrazioni disseminate nei volti e nei gesti degli interpreti del suo documentario strutturato come una fiction." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 8 dicembre 2016)