Rémi

Remi

GIAPPONE 1979
Non potendo più mantenere il trovatello che ha allevato, Jerome Barberin cede Remì a padron Vitali, un vecchio che si guadagna da vivere con spettacoli ambulanti. Remì, in tal modo, si aggiunge agli animali addestrati Dolce, Zerbino, Capi e Joli-Coeur. Quando Vitali finisce in prigione per due mesi, Remì continua ad errare con molte difficoltà, sino a che, accolto su di una nave, conosce la signora Milligan e suo figlio Arthur, costretto in carrozzella da una malattia. La nobile e ricca signora inglese si offre di adottare Remì, ma Vitali, appena libero, lo riprende con se, intendendo mantenere fede all'impegno di farne un uomo. Durante l'inverno Dolce e Zerbino vengono sbranati dai lupi, la scimmietta Joli-Coeur muore di freddo e lo stesso Vitali, divenuto cieco, muore durante una tormenta, coprendo Remì con il proprio corpo. Il bimbo prosegue il suo peregrinare accompagnato ormai dal solo Capi, ma ben presto fa amicizia con Mattia, un piccolo vagabondo assai ingegnoso. E' proprio grazie a lui che Remì scopre di essere figlio della stessa signora Milligan. Dopo essere sfuggito a dei criminali senza scrupoli che vorrebbero servirsi di lui per ricattare la madre, evade dalle grinfie di un ottuso ispettore e raggiunge in Svizzera la signora Milligan.
SCHEDA FILM

Regia: Osamu Dezaki

Durata: 92

Colore: C

Genere: ANIMAZIONE

Tratto da: Romazo "Senza Famiglia" (1878) di Hector Henri Malot (1830-1907)

Produzione: TOKYO MOVIE SHINSHA

Distribuzione: ALSEN MARTINO (1980)

CRITICA
" I Giapponesi ancora una volta si dimostrano geniali traduttori della novellistica e favolistica europea; inoltre dimostrano di essere assai sensibili ai valori poetici di questo tipo di letteratura, fornendo delle realizzazioni ben diverse nelo spirito rispetto a quelle delle serie "Mazinga-Goldrake". Come loro abitudine, prediligono i colori forti e trattano il disegno con animazioni che non si sforzano per nulla di imitare i movimenti delle persone e degli animali nella realtà. Si finisce, ciononostante, per interessarsi al racconto (davvero molto intenso, privo di pause), ai momenti più drammatici e più poetici, ai valori che sono latenti in queste vicende e figure scaturite dalla fantasia di H.H. Malot (1830-1907)." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 89, 1980)