Prick Up - L'importanza di essere Joe

Prick Up Your Ears

GRAN BRETAGNA 1987
A Londra, negli anni '60, quelli della "rabbia" e delle proclamate trasgresssioni, Joe Orton, un autore teatrale di buon successo, da anni convive con Kenneth Hallywell, omosessuale come lui. In realtà Joe sfrutta il talento del partner, talché le commedie sono praticamente scritte a quattro mani, restando Kenneth nell'ombra e nella frustrazione. Joe affida ad un diario le oscenità che costellano la propria vita, dato che, non bastandogli il rapporto con Kenneth, egli si abbanona alle più squallide ed occasionali avventure. Finché un giorno, esasperato dalla gelosia e dall'invidia e ormai ai limiti della follia, Hallywell massacra l'amico e poi si impicca. La storia di questa relazione (già agli archivi delle cronache londinesi) e di ogni altra esperienza di Joe Orton è raccontata da Peggy Ramsay, cordiale amica ed agente letterario di questi, la quale riesce a sottrarre il diario, mentre la Polizia effettua un primo sopralluogo nell'appartamento in cui giacciono i due cadaveri.
SCHEDA FILM

Regia: Stephen Frears

Attori: Gary Oldman - Joe Orton, Alfred Molina - Kenneth Halliwell, Vanessa Redgrave - Peggy Ramsay, Frances Barber - Leonie Orton, Janet Dale - Mrs. Sugden, Julie Walters - Elsie Orton, Bert Parnaby - Magistrato, Margaret Tyzack - Madame Lambert, Lindsay Duncan - Anthea Lahr, Wallace Shawn - John Lahr, Steven Mackintosh - Simon Ward

Soggetto: John Lahr

Sceneggiatura: Alan Bennett

Fotografia: Oliver Stapleton

Musiche: Stanley Myers

Montaggio: Mick Audsley

Scenografia: Hugo Luczyc-Wyhowski

Costumi: Bob Ringwood

Durata: 105

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Tratto da: romanzo "Biografia di Joe Orton" di John Lahr

Produzione: ANDREW BROWN PER CIVILHAND ZENITH ENTERTAINMENT LTD.

Distribuzione: CECCHI GORI CLASSIC DISTRIBUZIONE (1987) - FUTURAMA

NOTE
- PRESENTATO AL FESTIVAL DI CANNES 1987 DOVE PER LA COLONNA SONORA HA VINTO IL PREMIO PER IL MIGLIOR CONTRIBUTO ARTISTICO.
- VANESSA REDGRAVE HA VINTO IL NEW YORK FILM CRITICS CIRCLE AWARD COME MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA.
- ALAN BENNETT PER LA SCENEGGIATURA E GARY OLDMAN PER L'INTERPRETAZIONE (INSIEME A SEAN CONNERY PER 'GLI INTOCCABILI') HANNO VINTO IL LONDON CRITICS CIRCLE AWARD.

- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 1996.
CRITICA
"Per definire il materiale, la tematica e le situazioni di questo film potrebbero essere usati gli aggettivi seguenti: squallido, torbido, morboso, abietto, sfrontato e provocatorio. La scabrosità di ciò che si vede e si sente, l'indubbio squallore di certe scene (basti pensare a quel Joe frequentatore di pubbliche latrine), non escludono, nella raffigurazione e provocazione, un esito che paradossalmente va avvertito anche in positivo. Ciò che si rivela al centro del tutto e che è il perno di tutto è la irreversibile e terribile amoralità di Joe Orton; l'altro - il flaccido suo amante, querulo fino all'isterismo, ma in certo qual modo 'fedele' al proprio ideale di affetto e dunque patetico - è il naturale contrappunto. Più intelligente e colto, Kenneth alimenta nell'oscurità i successi dell'amico, vessato dalla banalità delle faccende casalinghe, sempre più irriso, misconosciuto e sessualmente usato a capriccio. Per Kenneth quel rapporto è vitale; per Joe, disinibito e sprezzante, il sesso è, invece goduto in approcci fugaci con estranei anche inappetibili o rubato contro un muro di periferia. Da ciò il crollo mentale del più fragile e l'inevitabile raptus, fino all'omicidio e al suicidio. Una convivenza anomala, inquinata per di più dalle divagazioni sordide, occasionali e frequentissime di uno dei due partner mentre l'altro entra nel mondo oscuro della follia, per uccidere e morire a sua volta. Frears ha sfiorato spesso l'ironia, non ha fatto un pamphlet pro o contro l'omosessualità (oggi di fatto improponibile in una società più tollerante, o meglio più indifferente al problema). Egli si è avvalso di una struttura narrativa agile, ma robusta, disegnando e incidendo i suoi personaggi e le singole psicologie e ricavando uno spettacolo che è dramma personale, ma anche quadro efficacissimo sulla vita e l'arte, sulla gelosia e l'invidia, sui 'diversi' e sul sesso, in una gamma di emozioni e di riflessi che coglie una intera società. L'interpretazione data da Alfred Molina (un Pigmalione, un suggeritore sfortunato, oltre che un amante svilito) quale Kenneth Hallywell e quella di Gary Oldman nel ruolo integratissimo di Joe, molliccio nei tratti e del tutto amorale, risultano da manuale." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 104, 1988)