PONTE MILVIO

ITALIA 2000
TRAMA BREVE
Ponte MIlvio è uno dei ponti più antichi di Roma ma dà anche il nome alla piazza prospicente e al quartiere che dalla riva sinistra del Tevere si estende verso il nord della città. Una zona che, nata popolare, negli anni Settanta ha visto nascere una fitta edilizia figlia del "boom" economico. Negli anni più recenti le case più vecchie sono state abitate anche da extracomunitari. In questo contesto si intrecciano cinque storie di disagio quotidiano con protagonisti dai cinque anni di Simone agli ottanta del pensionato Aldo. Passando per i due barboni Stefano e Zahid, il giovane padre disoccupato Bruno e Pretty, un'adolescente che riesce a nascondere i suoi gravi problemi familiari.

TRAMA LUNGA
A Roma, nella zona intorno a Ponte Milvio uno dei ponti più antichi della città, si svolgono cinque storie diverse. Simone, cinque anni, trovatosi solo a casa con i genitori assenti e impegnati, decide di scappare. Per un po' vagabonda per il quartiere, poi incontra un bambino zingaro che chiede l'elemosina, quindi assiste a scene di violenza urbana finora viste solo in televisione. Impaurito, viene ritrovato solo più tardi dalla mamma Chiara. Ecco Pretty, un'adolescente che a scuola sembra una come tante e invece, notata la crisi di astinenza della madre, va a prostituirsi per poterle comprare la dose. Ma sul 'luogo' le altre prostitute intervengono in suo aiuto. Bruno, disoccupato con moglie e figlio neonato, accetta un lavoro sporco, un furto al caveau di una banca attraverso le fogne. Ma una serie di contrattempi gli impedisce di arrivare sul luogo del colpo, e per lui tutto rimane come prima. Ecco Zahid e Stefano, che vivono da barboni sotto le arcate del ponte: Stefano per scelta propria, Zahid costretto dalle condizione di immigrato africano. L'incontro con Achille, un altro emarginato di età matura e un po' eccentrico, fa capire ad entrambi che l'emarginazione può essere vissuta non come una condanna. Aldo, pensionato di 80 anni, vive in casa con la moglie immobilizzata a letto. Tenta di sottrarla allo stato di depressione in cui è caduta ma senza successo. La donna dice che vuole andare in una casa di riposo. Aldo vorrebbe accontentarla ma non sopporta l'idea di lasciare lei e la casa in cui hanno vissuto tutta la vita. Allora, dopo aver ammazzato la moglie, si suicida.
SCHEDA FILM

Regia: Roberto Meddi

Attori: Simone Spiga - Simone, Francesca Perini - Pretty, Giuseppe Antignati - Alberto, Toni Ucci - Aldo, Anna Orso - Emilia, Nina Soldano - Chiara, Francesco Medici - Bruno, Giuseppina Antonelli - Havela, Stefano Corsi - Alfredo, Michele Melega - Stefano, Claudio Undari - Achille, Lucilla Vacondio - Figlia Di Achille, Enrico Salvatore - Vecchio, Wladimir Luxuria - Travestito, Alex Iannello - Zingarello, Noemi Parroni - Angela, Alex Van Damme - Zahid, Adriana Giuffré - Madre Stefano, Consuelo Ferrara - Madre Pretty, Asia Durso - Bambina Angela

Soggetto: Gioia Magrini

Sceneggiatura: Gioia Magrini

Fotografia: Roberto Cimatti

Musiche: Roberto Meddi

Montaggio: Roberto Meddi

Scenografia: Alessandro Rosa

Costumi: Cristina Francioni

Durata: 82

Colore: B/N

Genere: COMMEDIA

Produzione: VERADIA FILM

Distribuzione: ORANGO FILM (2000)

CRITICA
"(...) Ma non è solo perché è la zona dove è nato e cresciuto che Roberto Meddi ha deciso di esordire con un film tutto ambientato intorno al celebre ponte e intitolato appunto 'Ponte Milvio'. Contrariamente al resto della città, secondo Meddi, questa zona di Roma è l'unico quartiere della città dove ricchezza e povertà, appartamenti miliardari e caseggiati di edilizia popolare, successo ed emarginazione, professionisti e disoccupati, vivono fianco a fianco in un microcosmo tutto particolare. La metropoli vista come una sorta di paese dove tutti si conoscono e dove, nonostante la presenza invadente del traffico, i rapporti umani sono ancora possibili". (Franco Montini, 'la Repubblica', 8 novembre 2000)

"Negli anni '60 film come 'Ponte Milvio' erano film ad episodi: storie differenti che venivano affidate a registi differenti, con una varietà di sguardi che dava la possibilità di esplorare i diversi caratteri, dandogli spessore e autonomia. L'aver concentrato tante storie in un solo film ha portato l'esordiente Roberto Meddi ad appiattire i singoli individui, accomunandoli in una medesima angoscia, rinchiudendoli in una medesima veste. Tutti i personaggi vivono la stessa alienazione. Di tutti i personaggi viene sottolineata l'incapacità a vivere nella situazione nella quale vivono, una voglia di fuggire che sarà sempre frustrata.
Storie senza soluzione, come senza soluzione è il film, che si lascia andare ad un finale aperto, forse fin troppo aperto per dare un'idea, per permettere a chi guarda di partecipare alle situazioni che si vogliono far guardare". (Antonio Pezzato, 'CinemaZip', 11 novembre 2000)