Pinuccio Lovero - Sogno di una morte di mezza estate

ITALIA 2008
La massima aspirazione di Pinuccio Lovero è sempre stata quella di lavorare come becchino nel cimitero di Mariotto, una frazione di Bitonto, in provincia di Bari. Quando finalmente, giunto all'età di 40 anni, vede realizzato il suo desiderio e viene assunto come custode del camposanto, nessuno dei suoi compaesani si decide a passare a miglior vita lasciando Pinuccio a smaniare in fiduciosa attesa.
SCHEDA FILM

Regia: Pippo Mezzapesa

Attori: Pinuccio Lovero - Se stesso

Sceneggiatura: Pippo Mezzapesa, Antonella Gaeta

Fotografia: Michele D'Attanasio

Musiche: Cesare Dell'Anna, Umberto Smerilli

Montaggio: Andrea Maguolo

Altri titoli:

A Midsummer Death's Dream

Durata: 65

Colore: C

Genere: DOCUFICTION

Specifiche tecniche: HD

Produzione: PAKY FANELLI PER MAKÒ SHOW & TOURISM E PIPPO MEZZAPESA PER FANFARA FILM

NOTE
- FILM DI CHIUSURA, FUORI CONCORSO, ALLA 23^ SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA, MOSTRA DI VENEZIA 2008.

- REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DEL COMUNE DI BITONTO.
CRITICA
"La testarda ambizione di Pinuccio racconta una provincia precaria e frustrata, e anche molto del sentimento verso la perdita e la memoria. Beffardo e profondo. Da commedia all'italiana". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 4 settembre 2008)

"La precarietà della vita e del quotidiano in un contesto di instabilità lavorativa: la testimonianza di Pinuccio, con le sue contraddizioni, la sua poesia e la sua ironia, diventano il corpo di un film che affronta con ritmo allegro e mai casuale segmenti antropologici del vivere universale attraverso un registro a volte serio e drammatico a volte scanzonato e leggero". ('La gazzetta del mezzogiorno', 4 settembre 2008)

"Sciorinando una gamma di situazioni che, chiamando in causa funerali, bare e fosse, rischiano d'indurre gli spettatori alla fuga (accompagnata da pesanti scongiuri), il regista non solo trova un ottimo antidoto nello humour nero, ma riesce anche a distillarvi il senso spontaneo, tenace, paradossale del rapporto sudista con la precarietà dei vivi e la stabilità dei morti. Si ride amaro, insomma, assistendo alla ballata di un personaggio che sembrerebbe strappato alla commedia all'italiana, se non fosse impregnato di una bizzarra filosofia popolare destinata a una fatale estinzione". (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 6 settembre 2008)