One Second

Yi miao zhong

3.5/5
Due anni dopo la non partecipazione a Berlino, il film censurato di Zhang Yimou alla Festa di Roma: un Nuovo Cinema Paradiso ambientato durante la Rivoluzione Culturale, inseguendo un'immagine perduta

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CINA 2019
Il film, ambientato nella Cina rurale degli anni della Rivoluzione Culturale, narra l'incontro e il legame che si instaura tra una donna nomade e un appassionato cinefilo prigioniero in un campo di lavoro, che rischia tutto pur di ritrovare una pellicola contenente un frammento, della durata di un solo secondo, della figlia perduta.
SCHEDA FILM

Regia: Zhang Yimou

Attori: Zhang Yi, Liu Haocun, Fan Wei, Yu Ai Lei, Zhang Shaobo, Li Yan

Sceneggiatura: Geling Yan, Zhang Yimou

Fotografia: Zhao Xiaoding

Musiche: Loudboy

Montaggio: Du Yuan

Scenografia: Lin Chaoxiang

Suono: Tao Jing, James Ashton - mixer

Durata: 104

Colore: C

Genere: DRAMMATICO STORICO

Specifiche tecniche: (1:2.35), 2K, DCP

Produzione: DONG PING, KONG WILLIAM, PANG LIWEI, XIANG SHAOKUN PER HUANXI MEDIA GROUP

Distribuzione: EUROPICTURES, FENIX ENTERTAINMENT (2021)

Data uscita: 2021-12-16

TRAILER
NOTE
- SELEZIONE UFFICIALE ALLA XVI FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2021).

- RITIRATO DAL FESTIVAL DI BERLINO 2019 PER 'PROBLEMI TECNICI' E SOTTOPOSTO AL VAGLIO DELLA CENSURA CINESE.
CRITICA
"Il film con cui Zhang Yimou torna a parlare della Cina di oggi (l'epoca della Rivoluzione Culturale dal '66 al '76 ne fa parte) è soprattutto un omaggio al cinema, non del tutto gradito nei suoi sottintesi al potere (...) E se il regista non fa sconti alla brutalità del regime culturale, alla fine vince l'amore per la verità dell'umanità del cinema capace di restituirci un pezzo di vita anche in un povero villaggio in mezzo al nulla nichilista come in una scenografia beckettiana." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 16 dicembre 2021)

"Tre motivi per non perdere l'ultimo Zhang Yimou (...): 1) un' avventura di separazione e desiderio paterno fuori dal melenso nella tremenda Rivoluzione Culturale maoista; 2) il coinvolgente incidente metacinematografico: per rivedere la figlia almeno al cinema, un deportato in rieducazione cammina avanti e indietro nel deserto, da una sala a un'altra di poverissimi villaggi, per recuperare i fotogrammi di una premiazione; 3) l' equilibrata combinazione tre le due cose, la fatica di resistere al sopruso dell' imposizione politica e l' ostinazione al risultato, spinta giustamente all'estremo quando, ripulita l'intera pellicola in scene a loro modo spettacolari, obbliga il proiezionista a creare un loop di quel frammento d' immagine, una sorta di eterno ritorno che fissa l' amore oltre il tempo. Lanterna magica, dittatura e famiglia, in eco neorealista." (Silvio Danese,'Il Giorno', 16 dicembre 2021)

"Il tono è eroicomico, il sottotesto politico, il ritmo indiavolato da vecchia Hollywood, anche se siamo in un paesino miserabile circondato dal deserto. E ogni personaggio, ogni azione, ogni colpo di scena, assume immediatamente un sapore iperbolico (...) E nella sua arma più forte: il cinema appunto, rappresentato da un funzionario zelante e molto popolare detto "Mr. Film" che ogni settimana proietta un nuovo titolo a quel pubblico ingenuo e avido di consolazioni. Inseguita da un misterioso forestiero, forse evaso dal vicino campo di lavoro, deciso a recuperare quella pellicola in cui pare appaia sua figlia.Il resto conviene scoprirlo in sala, ammirando il divertimento e l'ambiguità con cui Zhang intreccia materiali incendiari e non sempre compatibili. Da un lato la nostalgia per un' epoca in cui il cinema era sogno collettivo e realtà tattile, 24 fotogrammi al secondo che si potevano anche guardare controluce (e ripulire tutti insieme appassionatamente, scena bellissima, se la pellicola finiva trascinata nella polvere), non un ammasso immateriale di byte.
Dall'altro la miseria materiale e morale di un' epoca dominata dalle parole d' ordine del Partito. Anche se l' immaginazione è sempre più forte della realtà (...)." (Fabio Ferzetti, 'L'Espresso', 19 dicembre 2021)