Once Were Warriors 2 - Cinque anni dopo

What Becomes of the Broken Hearted?

NUOVA ZELANDA 1999
Negli scontri tra bande rivali, Jack ha perso il figlio Nick. Jack va con gli amici alla caccia al cinghiale. Tocca a lui portare a spalla la bestia e, in un momento di riposo, racconta di se stesso: Nick è stato ucciso, la moglie lo ha lasciato, una figlia è morta, l'altro figlio Sonny sembra deciso a seguire le stesse orme nella lotta per bande che insanguina la zona. Sonny, accompagnato da Tania, la sua ragazza, è ormai lanciato e non sente ragioni. Organizza una spedizione durante la quale spara e uccide Grant, il rivale. Uno dei fedelissimi, Scimmia, organizza la vendetta. Jack rimprovera il figlio : i due litigano aspramente. Jack, da parte sua, dice basta alla guerra cittadina. Sonny ormai si è messo tutti contro. Scimmia fa fuori Tania e rapisce il ragazzo. Jack, avvertito del fatto, si presenta nel covo di Scimmia. Non vuole battersi, ma stanno per eliminarlo, quando il tatuato lo salva. In mezzo ad una serie di cadaveri, padre e figlio vanno via insieme.
SCHEDA FILM

Regia: Ian Mune

Attori: Temuera Morrison - Jake Heke, Rena Owen - Beth Heke, Clint Eruera - Sonny Heke, Rawiri Paratene - Mulla Rota, Pete Smith - Apeman, Nancy Brunning - Tania Rogers, Julian Arahanga - Nig Heke, Edna Stirling - Rita, Tammy Davis - Mookie, Anaru Grant - Kohi Douglas, Lawrence Makoare - Grunt

Soggetto: Alan Duff

Sceneggiatura: Alan Duff

Fotografia: Allen Guilford

Musiche: David Hirschfelder

Montaggio: Michael Horton

Scenografia: Brett Schwieters

Costumi: Pauline Bowkett

Effetti: Clint Ingram, Kevin Chisnall

Durata: 108

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: tratto dal romanzo di Alan Duff "What Becomes of the Broken Hearted"

Produzione: BILL GAVIN

Distribuzione: EAGLE PICTURES (2000)

NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 2001
CRITICA
"Once Were a Warriors era stato un film dalla forte tempra: questo sequel appare privo di qualità, pur rimettendo in pista gli stessi personaggi che avevano dominato con la loro rimarchevole presenza l'opera originaria. (...) Ian Mune non è Lee Tamahori, purtroppo". (Mario Calderale, 'Segnocinema', settembre/ottobre 2000)