Non è ancora domani (La Pivellina)

5/5
Straordinario esempio di cinema-verità, senza retorica ma prepotentemente umano. Covi e Frimmel inquadrano la periferia romana e fanno centro: dritto al cuore

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AUSTRIA 2009
Roma. La piccola Asia, una bambina di due anni abbandonata in un parco, viene soccorsa da Patty, un'artista circense che vive con il marito in una roulotte a San Basilio. La ragazza porta la piccola a casa sua e nel frattempo si mette alla ricerca della madre con l'aiuto di Tairo, un adolescente che vive insieme alla nonna in un camper vicino al suo...
SCHEDA FILM

Regia: Rainer Frimmel, Tizza Covi

Attori: Patrizia Gerardi - Patty, Asia Crippa - Asia, Tairo Caroli - Tairo, Walter Saabel - Walter

Sceneggiatura: Tizza Covi

Fotografia: Rainer Frimmel

Montaggio: Tizza Covi

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SUPER 16 (1:1.66) GONFIATO A 35 MM

Produzione: RAINER FRIMMEL PER VENTO FILM (VIENNA) CON IL SOSTEGNO DI INNOVATIVE FILM AUSTRIA, PROVINCIA DI BOLZANO

Distribuzione: OFFICINE UBU (2010) - DVD: FELTRINELLI - LE NUVOLE (2011)

Data uscita: 2010-05-14

TRAILER
NOTE
- PRESENTATO AL 60. FESTIVAL DI BERLINO (2010) NELLA SEZIONE 'GENERATION'.

- LABEL EUROPA CINEMAS ALLA 41. QUINZAINE DES RÉALISATEURS, CANNES 2009.

- MENZIONE SPECIALE "PER LA STRAORDINARIA PERFORMANCE NEI FESTIVAL E MERCATI INTERNAZIONALI".
CRITICA
"Si ride, ci si commuove, si fa il tifo perché questa piccola peste rimanga lì dove nessuno l'avrebbe mai portata. Senza un briciolo di retorica o furbizia. E si sente infine il profondo rispetto che incutono queste persone, che vivono le difficoltà con il sorriso e la solidarietà, che si parlano a muso duro ma cercano l'integrazione che la società benpensante gli nega. 'Anche per l'ignoranza: nomadi, Rom, loro per l'opinione pubblica e i governi sono tutti uguali'. Ottimi comprimari Walter Saabel e Tairo Cairoli, questo piccolo film che ieri ha entusiasmato la platea del Palais Stephanie forse troverà distribuzione in Italia, Belgio e Francia. " (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 21 maggio 2009)

"'La Pivellina' lo firmano Tizza Covi di Bolzano e Rainer Frimmel di Vienna, che il circuito festivaliero (e non solo) ha scoperto col precedente e molto applaudito Babooska, girato in Italia, nella famiglia di un piccolo circo condannato a sparire. La Pivellina riprende lo stesso ambiente e gli stessi luoghi, anche qui i protagonisti lavorano in un circo disastrato. Patti, Walter e gli altri, come la nonna di Tairo, un adolescente che ama giocare a pallone e poco lo studio, sono una piccola comunità, abitare nelle roulotte, luce e acqua 'presi' al comune di Roma, è anche una scelta di sopravvivenza. Siamo a San Basilio, periferia di occupazioni e lotta per la casa che i due registi filmano senza mai uscire dallo spazio dei personaggi, senza panoramiche 'narrative' oltre al racconto dei loro movimenti. (...) Covi e Frimmel raccontano con fluidità, il vero intuiamo arriva da una dettagliata preparazione, come la la migliore improvvisazione vuole, e da un lavoro coi protagonisti complice e sensibile, che utilizza al meglio la leggerezza digitale e con necessità. A misura cioè di una storia intima, e dei suoi personaggi, che respirano intensi, commoventi, con umorismo e dolcezza. Al ritmo della vita." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 21 maggio 2009)

"Premiato alla Quinzaine di Cannes 2009 e in giro per il mondo, 'La pivellina' della bolzanina Covi e dell'austriaco Frimmel è piccolo solo nel titolo: interamente girato nella borgata romana di S. Basilio, celebre per le occupazioni e la lotta per la casa, mette al centro la marginalità e ne fa un ritratto caloroso, affettivo ed empatico, con i colori rubati a una bimba ritrovata dal circo alla vita. Senza i manicaretti del cinema italiano che si vuole indipendente, prende una storia semplice. (...) Il circo e i circensi saranno pure disastrati, ma questo neo cinéma vérité sa renderli nella loro ineludibile rispettabilità: puzzano di vita, autentica perché precaria, e meriterebbero l'affido. Di Asia, ma non solo. ('Il Fatto Quotidiano', 14 maggio 2010)

"Un film di straordinaria verità e dolcezza, quasi un vero e commovente cine reality, altro che le volgari bufale in tv. Con tecnica da Zavattini, la coppia d'autori austroungarica pedina una donna che trova una bimba di due anni in un parco e la porta a vivere in una comunità di artisti di strada alle porte di Roma, dove la piccina si troverà benissimo. Storia di una maternità per caso, ma anche di un documentario che abbatte orgogli e pregiudizi. Sorriso della bimba da Oscar. (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 maggio 2010)

"Una bambina (Asia Crippa) abbandonata dalla madre nella periferia romana di San Basilio e una donna matura (Patrizia Gerardi), lavorante di un circo, che l'adotta temporaneamente. Il domani del titolo è quello dell'ipotetico ritorno che la madre ha annunciato in un biglietto lasciato sulla bambina. Ecco una storia di miseri girata con miseri mezzi e intento il filantropico analogo a quello del 'Monello', 'Totò e Marcellino', 'Central do Brasil'. Ma la Covi e Frimmel firmano solo un prevedibile semidocumentario su tristezze di certe vite e squallori di certe periferie." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 14 maggio 2010)

"Si può fare buon cinema con pochi mezzi e attori presi dalla strada se si hanno sensibilità e capacità di raccontare con semplicità storie che, seppur inventate, odorano comunque di vita vera, vissuta nella quotidianità. Un cinema che cattura con l'essenzialità del mezzo tecnico la complessità dell'esistenza. Come avviene in 'Non è ancora domani (la pivellina)', un film di Tizza Covi e Rainer Frimmel, giunto nelle sale italiane dopo essere passato con successo lo scorso anno a Cannes nell'ambito della Quinzaine des réalisateurs aggiudicandosi il Label Europa Cinemas come miglior film europeo. (...) Una storia semplice (...) il racconto di una genitorialità tardiva, certo singolare; sicuramente non voluta ma accettata, accolta con disponibilità, anzi con quella generosità tipica di chi da sempre vive ai margini della società e sa bene quanto siano importanti i vincoli di solidarietà. Infatti, pur con le difficoltà che la famiglia deve affrontare in questa situazione inattesa, dovute alla precarietà delle condizioni economiche e di vita, nonché al dover imparare all'improvviso a essere genitori sia pure temporaneamente, i coniugi regalano a quella piccola sconosciuta il loro amore. Un amore sincero, e tuttavia adulto, capace cioè di porsi un limite di fronte a una situazione che sanno non potrà durare. E in questa attesa di un lieto fine, auspicato eppure vissuto con comprensibile tristezza, si coglie l'essenza dei protagonisti: dei due coniugi e del tredicenne, anch'egli con un'infanzia difficile (...) che si prende cura della bimba come fosse una sorella. Un'essenza che si scopre affatto diversa da quella che emerge dai pregiudizi che disegnano in modo rozzo e meschino, come tutti gli stereotipi, la vita degli artisti di strada e di quanti, come loro, vivono ai bordi della società. Una vita marginalizzata e discriminata, ma non sminuita, semmai arricchita da esperienze e da rapporti resi più veri e saldi proprio dall'incertezza. Seguendo la piccola Asia, il suo accattivante e contagioso sorriso, lo spettatore è costretto a entrare in una realtà povera e precaria, ma ricca di calore umano e di allegria. E attraverso la storia di questa vivace e simpatica bambina, scopre un mondo diverso. Grazie alla spontaneità degli attori, chiamati semplicemente a essere se stessi con una sceneggiatura ridotta all'osso, a una fotografia che non camuffa la realtà, restituendo i colori veri dell'inverno in un'anonima periferia urbana, nonché a riprese rese ancora più realistiche dall'uso di un super 16 millimetri e senza l'ausilio di luce artificiale, i due autori - di cui si coglie l'esperienza di documentaristi - confezionano un film intenso, toccante, delicato. Il cui pregio, come avveniva per il neorealismo, sta proprio nel mostrare una realtà senza filtri, senza costruzioni fittizie, con il suo scorrere naturale, centrando la storia su persone semplici. Un film che con sensibilità e misura lascia cadere tanti piccoli semi: il valore della famiglia, la genitorialità vissuta anche verso figli non propri, la spontaneità dell'accoglienza e della solidarietà, la dignità pur nella precarietà, la stupidità di preconcetti che negano umanità laddove forse ce n'è più che altrove. Peccato che 'Non è ancora domani (la pivellina)' bisognerà andarselo a cercare, e in fretta, in quelle poche sale che hanno avuto il coraggio di accettare la scommessa di un film piccolo piccolo. Ma migliore di tante pubblicizzate pellicole, grandiose per spettacolarità ed effetti speciali, ma incapaci di emozionare." (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano', 27 maggio 2010)