NIGHTMARE 6 - LA FINE

FREDDY'S DEAD: THE FINAL NIGHTMARE

USA 1991
Nel piccolo centro di Springwood, sono passati molti anni da quando lo psicopatico Freddy Krueger venne bruciato dai genitori dei bambini che aveva assassinato. Maggie Burroughs è una giovane psicologa infantile che nel giorno del suo compleanno, dopo un incubo, si sveglia con una sensazione di terrore. Andando in ufficio, incontra John Doe, unico sopravvissuto agli incontri notturni con lo psicopatico, John cerca in tutti i modi di rimanere sveglio, di non abbandonarsi al sonno, arma invincibile di Freddy che sta preparando un nuovo attacco. Doe e Maggie tornano a Springwood per scoprire il mistero che avvolge Freddy Krueger.
SCHEDA FILM

Regia: Rachel Talalay

Attori: Robert Englund - Freddy Krueger, Lisa Zane - Maggie, Shon Greenblatt - John, Yaphet Kotto - Doc, Lezlie Deane - Tracey, David Dunard - Kelly, Breckin Meyer - Spencer, Johnny Depp - Adolescente Alla Tv, Roseanne Barr - Donna Senza Figli, Marilyn Rockafellow - Madre Di Maggie, Ricky Dean Logan - Carlos

Soggetto: Wes Craven

Sceneggiatura: Rachel Talalay, Michael De Luca

Fotografia: Declan Quinn

Musiche: Alice Cooper, Jill Meyers, Brian May, Bonnie Greenberg

Montaggio: Janille Hampton

Scenografia: C. J. Strawn

Durata: 86

Colore: C

Genere: HORROR

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: BASATO SUI PERSONAGGI CREATI DA WES CRAVEN

Produzione: ARON WARNER, ROBERT SHAYE PER NEW LINE CINEMA

Distribuzione: PENTA FILM - PENTAVIDEO, MEDUSA VIDEO (PEPITE)

CRITICA
Gli effetti speciali sono come sempre efficaci, non mancano sequenze ben costruite e di sicuro impatto visivo, ma il film è confusionario, la sceneggiatura è fragile. (Alberto Castellano, Il Mattino) Tutto è grossolano come nei cinque film precedenti. Anche i meccanismi della paura, che vorrebbero tener banco, sono piuttosto facili e rasentano solo a tratti i veri effetti dell'orrore. (Gian Luigi Rondi, Il Tempo)
Il film si svolge come al solito in maniera abbastanza divertente, miscelando grandguignol e umorismo nero. (Alessandra Levantesi, La Stampa)