My Beautiful Laundrette

GRAN BRETAGNA 1985
Nella comunità pakistana di Londra, l'anziana madre di Omar chiede a suo fratello Nasser - ricco, attivo, con famiglia e amante - di trovare un posto per suo figlio. Nasser assume Omar come lavamacchine e poi, convinto dalle attitudini del nipote, lo prende a ben volere. Omar è pieno di idee e propone allo zio di concedergli la gestione di una sua vecchia lavanderia. Lo zio acconsente e Omar, messi insieme un po' di soldi, riammoderna locali e macchinari e ben presto inizia ad ingranare. Socio in affari di Omar è Johnny, un compagno di infanzia, gay come lui, e che per lui e quel lavoro smette di fare il balordo da suburbio in una combriccola di teppistelli e picchiatori. La gestione ha successo e il denaro per l'avviamento viene restituito. Anche la vita privata di Omar sembra andare molto bene, nonostante alcune quastioni familiari.
SCHEDA FILM

Regia: Stephen Frears

Attori: Gordon Warnecke - Omar, Daniel Day-Lewis - Johnny, Roshan Seth - Padre di Omar, Saeed Jaffrey - Nasser, Derrick Branche - Salim, Rita Wolf - Tania, Souad Faress - Cherry, Richard Graham - Genghis, Shirley Anne Field - Rachel, Winston Graham - Giamaicano, Charu Bala Chokshi - Bilquis, Dudley Thomas - Giamaicano, Garry Cooper - Squatter

Soggetto: Hanif Kureishi - romanzo

Sceneggiatura: Hanif Kureishi

Fotografia: Oliver Stapleton

Musiche: Ludus Tonalis

Montaggio: Mick Audsley

Scenografia: Hugo Luczyc-Wyhowski

Costumi: Lindy Hemming

Durata: 94

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.66)

Tratto da: romanzo omonimo di Hanif Kureishi

Produzione: SARAH RADCLYFFE E TIM BEVAN PER WORKING TITLE FILMS, CHANNEL FOUR FILMS, SAF PRODUCTIONS

Distribuzione: IMC (1987) - CD VIDEOSUONO

NOTE
- CANDIDATO ALL'OSCAR 1987 PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE.
CRITICA
"Intanto è un film trasgressivo per il suo centrale rapporto d'amore (omosessuale e interrazziale) tra il pakistano Omar e il londinese Johnny, raccontato con una libera franchezza, una decontratta semplicità, una diretta sensualità che piacciono agli spettatori giovani, eterosessuali o non. Franchezza, semplicità, sensualità senz'ombra di romanticismo, inoltre e che non escludono le complicazioni tortuose di una relazione tra serva e padrone. (...) C'è, infine, la ricchezza del suo tessuto narrativo, unita alla particolare qualità dello sguardo con cui la storia è messa in immagini, fondata su un'ambiguità che è quella della vita. Non c'è manicheismo nella folta galleria di personaggi dove, oltre alla coppia dei giovani protagonisti, spiccano le figure dei due fratelli anziani, l'idealista disilluso e il pratico rampante. Persino il gruppetto dei fascisti da marciapiede, accecati dall'odio razziale ma anche dalla propria emarginazione, è rappresentato con compassione. Non c'è una netta linea di demarcazione tra ragioni e torti, tra i buoni e i cattivi. Questa lavanderia a gettoni è un microcosmo che diventa l'emblema, lo specchio e l'utopia dell'Inghilterra della signora Thatcher; questa patriarcale famiglia di pakistani immigrati a Londra rimanda l'eco di una civiltà rurale sotto il segno del Sud; quest'amore omosessuale tra Omar e Johnny cristallizza le tensioni razziali della Londra di oggi, e ne è, a livello simbolico, il superamento." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 7 Marzo 1987)

"Scritto da un giovane pakistano nato in Gran Bretagna, Hanif Kureishi, che non ha esitato a toccare temi tabù per la sua stessa comunità, ma diretto dall'inglese Stephen Frears, il film delinea costumi e caratteri con molta proprietà e calore per un racconto metaforico denso e ricco di atmosfere, affidato a belle tonalità di colori smorzati che bene si attagliano allo squallore di certi ambienti e comportamenti. Nella cifra realistica quasi documentaria, si trascorre dai conflitti di mentalità differenti e dai motivi razziali al delinearsi del rapporto omosessuale tra i due giovani che è mantenuto su toni soffusi e delicati. Grazie anche alla coesione e alla maestria dei due interpreti principali: soprattutto di Gordon Wernecke, il giovane Omar, che unisce all'astuzia dell'arrivista le tensioni e i sogni di un poeta." (Leonardo Autera, 'Il Corriere della Sera', 14 Marzo 1987)

"Un film senza dubbio controcorrente, ma quanto mai vivo, nuovo, interessante, opera di un regista inglese, Stephen Frears, che mostra di non aver dimenticato la lezione del free cinema degli anni '60 (è stato, a suo tempo, aiuto regista di Karel Reisz per 'Morgan matto da legare' e di Lindsay Anderson per 'If'). Si nota infatti nel film un occhio attento e partecipe alle problematiche sociali, all'introspezione psicologica, alle vicende umane di una razza, quella dei pakistani a Londra, trapiantata in un Paese straniero, da cui assimila esclusivamente modelli culturali deteriori. Il film di Frears, sotto questa particolare angolazione, vanta pregi non comuni, prova ne sia che ha avuto una nomination per l'Oscar ed ha riscosso un notevole successo negli States, confermando come la british renaissance non resti un fatto esclusivo o isolato. Tra gli interpreti Daniel Day Lewis (già apprezzato in 'Camera con vista') e Saeed Jaffrey. " ('Il Tempo', 15 Maggio 1987)