MATRIMONIO TARDIVO

HATUNA MEUHERET

FRANCIA 2001
Zaza è un ragazzo di trentun anni che ancora non è sposato. I suoi genitori pensano bene di aiutarlo organizzando degli incontri con le potenziali spose e le relative famiglie. Zaza cerca di prendere tempo perché in realtà è già innamorato di Judith, una donna affascinante e misteriosa, ma marocchina, divorziata e con una figlia di sei anni. Tutte buone ragioni per non presentarla ai genitori. Zaza è di fronte ad un scelta difficile: seguire le tradizioni o le ragioni del cuore.
SCHEDA FILM

Regia: Dover Koshashvili

Attori: Lior Ashkenazi - Zaza, Ronit Elkabetz - Judith, Moni Moshonov - Yasha, Lili Koshashvili - Lili, Aya Steinovits Laor - Ilana, Rozina Cambus - Magouly, Simon Chen - Simon, Sapir Kugman - Madona, Dina Doron - Luba, Leonid Kanevsky - Otary, Livia Chachmon Ayaliy - Margalit, Eli Turi - Bessik, Maria Ovanov - Lali, Ana Feinstein, Nana Dvir, Bachur Gene, Rotem Zoler

Soggetto: Dover Koshashvili

Sceneggiatura: Dover Koshashvili

Fotografia: Dani Schneor

Musiche: Iosif Bardanashvili

Montaggio: Yael Perlov

Scenografia: Avi Fahima

Costumi: Maya Barsky

Altri titoli:

MARIAGE TARDIF

LATE MARRIAGE

Durata: 102

Colore: C

Genere: DRAMMATICO ROMANTICO COMMEDIA

Produzione: MORGANE PRODUCTION; TRANSFAX FILM; ARTE FRANCE CINEMA; CENTRE NATIONAL DE LA CINEMATOGRAPHIE, KESHET BROADCASTING, ISRAELI FILM FUND

Distribuzione: ISTITUTO LUCE

Data uscita: 2003-01-10

NOTE
REVISIONE MINISTERO DICEMBRE 2002.
PRESENTATO AL FESTIVAL DI CANNES 2001 NELLA SEZIONE UN 'CERTAIN REGARD'.
CRITICA
"Il primo gioiello del 2003 è un piccolo film imprevedibile ambientato nella comunità georgiana a Tel Aviv, 'Matrimonio tardivo' di Dover Kosashvili, 36 anni. Ebrei ma georgiani (o viceversa), genitori e zii del protagonista, ancora scapolo a 31 anni, sono decisi a maritarlo alla ragazza 'giusta'. Lui ha altre idee. Ovvero è innamorato pazzo di una marocchina 34enne divorziata con figlia. E dopo la loro prima scena d'amore, tenera, erotica, vera, anche noi. Ma nulla, proprio nulla, andrà come ci si può aspettare...". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 gennaio 2003)

"Penetrando con humour ma senza compiacenze nell'intimità di una famiglia israeliana, il film gioca con gli stereotipi della commedia americana e con i toni caricaturali; però non si sogna di prendere scorciatoie consolatorie, né di far vivere tutti felici e contenti". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 11 gennaio 2003)