Lui è tornato

Er ist wieder da

3.5/5
Il Fuhrer diventa comico suo malgrado in questa satira provocatoria e brillante contro la deriva della società moderna

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GERMANIA 2015
Estate. Giorni nostri. In una zona residenziale di Berlino Adolf Hitler si sveglia improvvisamente proprio nel luogo dove un tempo si trovava il suo bunker. Sono passati 70 anni dalla sua "scomparsa". La guerra è finita, il suo partito non c'è più, la sua amata Eva non è lì per consolarlo e la società tedesca è completamente diversa da come la ricordava, tanto che anche i bambini che lo notano per primi si prendono gioco di lui. Lo riconosce però un reporter che lo filma e lo trova una perfetta imitazione dell'originale. Così, contro ogni probabilità, Adolf Hitler inizia una nuova carriera in televisione perché viene universalmente scambiato per un brillante comico, anche se lui è davvero chi sostiene di essere e le sue intenzioni non sono cambiate...
SCHEDA FILM

Regia: David Wnendt

Attori: Oliver Masucci - Adolf Hitler, Fabian Busch - Fabian Sawatzki, Christoph Maria Herbst - Christoph Sensenbrink, Katja Riemann - Katja Bellini, Franziska Wulf - Vera Krömeier, Michael Kessler - Michael Witzigmann, Lars Rudolph - Proprietario del chiosco

Soggetto: Timur Vermes - romanzo

Sceneggiatura: David Wnendt, Mizzy Meyer

Fotografia: Hanno Lentz

Musiche: Enis Rotthoff

Montaggio: Andreas Wodraschke

Scenografia: Jenny Rösler

Arredamento: Sabine Schaaf

Costumi: Elke von Sivers

Effetti: Claudius Rauch, Dennis Rettkowski

Altri titoli:

Look Who's Back

Durata: 116

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Tratto da: ispirato al romanzo omonimo di Timur Vermes (ed. Bompiani)

Produzione: MYTHOS FILM, IN COPRODUZIONE CON CLAUSSEN WÖBKE PUTZ FILMPRODUKTION, CONSTANTIN FILM PRODUKTION

Distribuzione: NEXO DIGITAL (2016)

Data uscita: 2016-04-26

TRAILER
CRITICA
"Piacerà a chi ama le farse a ruota libera (gli incontri che fa il redivivo sono spesso esilaranti). E a chi è da sempre convinto che in Germania 15 anni di nazismo non siano stati affatto casuali. Peccato che la mano pesante di Wnendt impedisca al film di essere quello che ambiva: un feroce apologo alla Gunther Grass." (Giorgio Carbone, 'Libero', 28 aprile 2016)

"Magari non sarà un capolavoro, questo 'Lui è tornato' che il regista David Wnendt ha tratto dall'omonimo best seller di Timur Vermes (...). Però è un oggetto cinematografico più che interessante, che si discosta a più riprese dal romanzo di partenza per inoltrarsi nel territorio ambiguo e provocatorio che sta a metà strada fra la 'candid camera' e il cosiddetto 'mockumentary', il 'finto documentario' nel quale la finzione si mescola con il reportage. Il racconto d'invenzione c'è, e coincide per un buon tratto con la trovata di Vermes (...). Si tratta di un apologo amaro e non di rado un po' grossolano, al quale l'interpretazione del protagonista Oliver Masucci conferisce però una profondità inaspettata. Per quanto non favorito dal fisico (non somiglia affatto a Hitler, non fosse altro peri quasi due metri di altezza), l'attore riproduce alla perfezione gli atteggiamenti anche psicologici del suo fosco modello. Non soltanto quando c'è da interpretare la parte in senso stretto, ma anche e specialmente quando il set si trasferisce in strada, dove vengono carpite le reazioni di persone ignare di trovarsi all'interno di un esperimento mediatico e sociale. Una minoranza si indigna (...) mentre la maggioranza coglie l'occasione per spassarsela ai danni di quello che sembrerebbe un comico in vena di eccessi. Gli unici che non si divertono per niente sono i neonazisti professi, che affrontano con durezza l'impostore. E' in questi casi che Masucci dà il meglio, improvvisando risposte che nella loro surrealtà sono più hitleriane di Hitler stesso. 'Lui è tornato' è, in effetti, uno degli episodi più vistosi all'interno di una tendenza che dal 1962 a oggi non ha mai smesso di dimostrarsi vitale." (Alessandro Zaccuri, 'Avvenire', 21 aprile 2016)

"(...) la fantasia diventa realtà sul grande schermo se dietro la macchina da presa c'è David Wnendt che si ispira a un romanzo cult di Timur Vermes. (...) Le 380 ore di materiale girato sono state montate in un film che fonde commedia e satira sociale, offrendo una riflessione sull'importanza della memoria nel suo senso più profondo e attuale, sulla banalità del male e, talvolta, sulla forza mediatica che cela in sé." (Carlo Antini, 'Il Tempo', 21 aprile 2016)

"Tratto dal best-seller di Timur Vermes (che ha venduto solo in Germania oltre 2 milioni di copie, in Italia edito da Bompiani), Wnendt e i suoi sceneggiatori dicono di essersi ispirati sia al Borat di Sacha Baron Coen che al Bertold Brecht di 'La resistibile ascesa di Arturo Ui' del 1941 (...). La pellicola mostra, mescolando fiction e candid camera, la reazione della gente all'incontro con il Führer." (Laura Zangarini, 'Corriere della Sera', 12 aprile 2016)