Love + Hate

GRAN BRETAGNA 2005
Sullo sfondo di una cittadina del nord dell'Inghilterra, dove il sentimento razzista contro la comunità degli immigrati è molto forte e degenera spesso in violenza, si sviluppano due storie d'amore impossibili. Naseema e Yusef, fratello e sorella musulmani costretti a seguire le regole imposte dalla loro origine e religione iniziano a mettere tutto in discussione quando incontrano rispettivamente Adam e Michelle, un ragazzo e una ragazza inglesi che fanno breccia nei loro cuori...
SCHEDA FILM

Regia: Dominic Savage

Attori: Samina Awan - Naseema, Tom Hudson - Adam, Nichola Burley - Michelle, Wasim Zakir - Yousef, Dean Andrews - Derek, Ryan Leslie - Sean, Miriam Ali - Madre di Naseema, Peter O'Connor - Pete, Michael McNulty - Shane, Liam Boyle - Steve, Aliya Bhatti - Azara, Kathy Sharples - Roxanne, Umar Ali - Umar, Mohammed Rafique - Padre di Naseema, Tracy Brabin - Gaynor, Liam Barr - Amico di Sean

Soggetto: Dominic Savage

Sceneggiatura: Dominic Savage

Fotografia: Barry Ackroyd

Musiche: Rupert Gregson-Williams

Montaggio: Nicolas Gaster, David G. Hill

Scenografia: Phil Rawsthorne

Costumi: Justine Luxton

Altri titoli:

Northern Souls

Love & Hate

Durata: 86

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35)

Produzione: BBC FILMS, RUBY FILMS, UK FILM COUNCIL

Distribuzione: ISTITUTO LUCE (2007)

Data uscita: 2007-01-26

CRITICA
"Dominic Savane, il regista inglese che debutta con questo film dopo molto lavoro televisivo per la BBC, ha pensato di far finta di nulla, di considerarsi il primo al mondo ad affrontare un simile soggetto. Non ha fatto male, il suo film schietto e appassionato può apparire interessante, e l'amore è descritto con delicata sottigliezza." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 gennaio 2007)

"Primo lungometraggio per il grande schermo di Dominic Savage, 'Love + Hate' è un film benintenzionato, che stigmatizza il razzismo senza fare sconti neppure ai personaggi pakistani ma sceglie di chiudere su un'opzione ottimistica. Savage si è servito di un metodo di lavoro insolito, conducendo un ampio casting preparatorio su attori (non necessariamente professionisti) che avessero qualcosa in comune con i personaggi, quindi lasciando loro la libertà di improvvisare i dialoghi, per farli 'entrare' di più nei rispettivi caratteri. Anche se, poi, nel complesso il film parla un linguaggio piuttosto tradizionale." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 26 gennaio 2007)

"'Love + Hate' di Dominic Savage ovvero archetipo + attualità. Archetipo: amore impossibile tra giovani di comunità antagoniste. Iliade, Gerusalemme liberata, Romeo e Giulietta. Attualità: 'musulmanofobia' nella provincia inglese del dopo 11 settembre. (...) 'Love + Hate' è scontatezza + verità. Prevedibile per via dell'antichità dell'archetipo ma vero da far male per i quattro protagonisti scelti alla grande da Savage, cineasta cinico ma dannatamente efficace come solo un ex pubblicitario sa essere. Sia i pakistani che gli inglesi sono perfetti." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 26 gennaio 2007)

"Ecco l'ennesimo Romeo e Giulietta del terzo millennio (ma la classica fuitina funziona sempre), qui in versione doppia coppia, diretto dall'esordiente Dominic Savane che cerca di offrire uno spaccato verosimile delle differenze, storiche e culturali, tra i sempre più stranieri asiatici e i sempre meno inglesi autoctoni. Savage, autore anche della sceneggiatura, per raccontare questo mondo adotta un punto di vista preciso ma un po' monocorde, quello dell'aspetto sessuale attraverso cui fa sprigionare il dramma dei suoi personaggi e dei legami interrazziali. Non c'è politica e per fortuna neanche tanta sociologia, ma una lucida e per certi versi allarmante descrizione, che sarebbe stata ancora più efficace senza l'utilizzo sconsiderato della musica e dello stile videoclip, di come il sesso per alcuni giovani sia diventato una banale mercificazione e per altri l'unico modo d'esprimersi veramente." (Pedro Armocida, 'Il Giornale', 26 gennaio 2007)

"Un esempio felice di cinema civile britannico. Su un tema, il razzismo, che se in una città multietnica come ormai è diventata Londra può ritenersi superato, ha ancora spazi il più delle volte sgradevoli in provincia, soprattutto in certe regioni del nord. (...) Precise le descrizioni dei due ambienti familiari, il pachistano ancora legato alle tradizioni con il consueto rigore, inflessibile nei confronti di una possibile emancipazione delle donne, quello inglese, già pronto a comprendere anche se, appunto, di sfondo, il morbo razzista provoca impennate. In mezzo, il rapporto fra i due protagonisti: seguito da vicino con affetto, ma con modi sempre asciutti, nella sua progressiva trasformazione; fino a quella conclusione serena, dopo tanti contrasti, che sarà però rappresentata quasi da lontano, per evitare, appunto, il sentimentalismo scoperto. Con immagini che, affidate in genere a ritmi quieti, trovano nella bella fotografia di Barry Ackroyd, sempre presente nei film di Ken Loach, nitide ma intense occasioni visive. Commentate da una colonna sonora in cui, in cifre spesso emotive, dilagano voci di cantautori emergenti nel panorama della musica inglese di oggi. Dei due protagonisti, reduci finora solo da piccole prove in TV, va soprattutto ricordata la pachistana Samina Awan, bella, sensibile, raccolta." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 30 gennaio 2007)