L'orco

Der Unhold

GERMANIA 1996
In Francia, Abel da piccolo ha frequentato una scuola religiosa dove regnava una dura disciplina. Da adulto vive in maniera spensierata, senza un'occupazione fissa. Gli piace molto fotografare, soprattutto una ragazzina con cui ha fatto amicizia. E' ingenuo, e rimane allibito quando lei lo fa arrestare, accusandolo di averla molestata. E' il 1939, e Abel, insieme ad altri prigionieri, allo scoppio della guerra, viene mandato al fronte e in seguito fatto prigioniero dai tedeschi. Una serie di circostanze e di equivoci gli permettono di arrivare al cospetto degli alti ufficiali del Terzo Reich, tra i quali Hermann Göring. Conosce anche il conte Von Kaltenborn, che gli insegna le leggende dei cavalieri teutonici. Messo dapprima a svolgere lavori di fatica, Abel mostra molta attitudine nello stare insieme con le giovani reclute di una scuola di addestramento nazista. Cosicché gli viene affidato l'incarico di battere le campagne circostanti alla ricerca di nuovi allievi, adolescenti che le famiglie tengono nascosti. Quando le sorti della guerra precipitano per la Germania, viene deciso di mandare al fronte anche i ragazzi. Intorno al castello sede della scuola si scatena la battaglia. Abel salva un bambino ebreo, il comandante incita gli allievi a lanciarsi all'attacco, Abel lo uccide, l'esercito russo infine sfonda la linea. Abel si allontana portando sulle spalle il bambino ebreo salvato.
SCHEDA FILM

Regia: Volker Schlöndorff

Attori: John Malkovich - Abel Tiffauges, Gottfried John - Comandante Forester, Marianne Sägebrecht - Netta, Volker Spengler - Hermann Goring, Heino Ferch - Ufficiale Raufeisen, Armin Mueller-Stahl - Conte Von Kaltenborn, Dieter Laser - Professore Blattchen, Sasha Hanau - Martine, Daniel Smith - Nestor, Ilja Smoljanski - Ephraim, Caspar Salmon - Abel da piccolo, Agnès Soral - Rachel

Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière, Volker Schlöndorff

Fotografia: Bruno de Keyzer

Musiche: Michael Nyman

Montaggio: Nicolas Gaster, Peter Przygodda

Scenografia: Susanne Hein, Heinz Röske, Ezio Frigerio

Costumi: Anna B. Sheppard

Effetti: Antoine Simkine, Uli Nefzer, Die Nefzers

Altri titoli:

The Ogre

Le roi des aulnes

Durata: 118

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: romanzo "Le Roi des Aulnes" di Michel Tournier

Produzione: INGRID WINDISCH, STUDIO BABELSBERG, GERMANY - RENN PRODUCTIONS, FRANCE - RECORDED PICTURE COMPANY, UK.

Distribuzione: MEDUSA FILM (1998) - MEDUSA VIDEO.

CRITICA
"Ricavato da un romanzo di Michel Tournier, 'The Ogre' affronta un tema che è caro a Volker Schlondortf: l'invischiamento. Il regista tedesco si è sempre chiesto, e ha cercato di spiegarselo, come una creatura sostanzialmente buona possa essere coinvolta in situazioni che finiranno per perderla (...) Schlondorff, di cultura laica, non ha lo spessore che gli consenta una risposta esauriente. Si limita, sia pure con molta compostezza formale, con indubbia partecipazione emotiva, a descrivere come si presenta e quali percorsi ambigui possa percorrere un problema di natura morale; un quesito che resta un dato irrisolto nella coscienza tedesca. (...) Cocciutamente Schlondorff lo ripropone in un film che, fra l'altro, rappresenta con immagini adeguate quell'intrecciarsi di ideali patriottici e di miti razziali, quell'infernale capacità di persuasione quella grandiosità scenografica che il regime nazista (ma non fu il solo) coltivò nella prima metà del nostro secolo".
(Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 12 aprile 1998)

"Tratto da 'Il re degli ontani' di Michel Tournier, romanzo picaresco dove fiaba e racconto morale si fondono in un fantastico intreccio intessuto di atmosfere surreali e grottesche, 'The Ogre' non è riuscito a cogliere il sapore favolistico che sprigiona dalla pagina scritta. Con un John Malkovich spaesato, che annaspa in un ruolo che gli è estraneo". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 10 maggio 1998)

"In Tournier c'erano magie e morbosità. Schloendorff ha lasciato che, al loro posto, prevalessero le cifre colorate di una favola in cui l'adulto rimasto bambino guarda, ancora senza capirle né giudicarle, alle mostruosità dell'ideologia hitleriana. La formula risulta valida nella seconda parte quando, tra i misteriosi boschi tedeschi, sembrano affacciarsi di continuo presenze fantastiche, frutto, talune, dei poteri magici di Abel. In cifre cui le scenografie di Ezio Frigerio, le musiche di Michael Nyman e la fotografia quasi arcana di Bruno de Keyzer aggiungono vibrazioni e allusioni non di rado anche coinvolgenti. Il resto delude, ma un po' lo riscatta l'interpretazione tra il trasognato e il fosco di John Malkovich, un protagonista metà orco e metà ignaro". (Gian Luigi Rondi, 'Il tempo', 18 aprile 1998)