L'isola di ferro

JAZIREH AHANI

Una petroliera abbandonata come metafora dell'Iran. Colta e raffinata la fotografia di Rasoulof applaudita alla Quinzaine nel 2005

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IRAN 2005
Una piccola comunità composta da uomini, donne e bambini, arriva sulle coste meridionali dell'Iran. Sono estremamente poveri, non hanno mezzi di sussistenza, né una casa a cui tornare. Disperati, si insediano su un cargo abbandonato in mare aperto. Il loro capo, il capitano Nemat, cerca di convincere il proprietario dell'imbarcazione e le autorità a non riportare il cargo a terra. L'uomo, che sembra lottare per i suoi compagni, in realtà sta smontando e vendendo pezzo dopo pezzo parti in ferro della barca. Il cargo, inevitabilmente, sta per colare a picco insieme alle speranze e alla fiducia di quanti hanno creduto in Nemat.
SCHEDA FILM

Regia: Mohammad Rasoulof

Attori: Ali Nasirian - Capitano Nemat, Hossein Farzi-Zadeh - Ahmad, Neda Pakdaman - La ragazza

Sceneggiatura: Mohammad Rasoulof

Fotografia: Reza Jalali

Musiche: Mohammad Reza Aligholi

Montaggio: Bahram Dehghan

Scenografia: Mohammad Rasoulof

Altri titoli:

Iron Island

Durata: 90

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.66)

Produzione: ABOLHASAN DAVOODIMOHAMMAD RASOULOF PER FARABI CINEMA FOUNDATION

Distribuzione: LUCKY RED (2006)

Data uscita: 2006-06-16

NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 37MA QUINZAINE DES REALISATEURS, CANNES 2005.
CRITICA
"Un film da non perdere, visionario e realistico (presenza ossimorica di stili), didascalico-anarchico, galleggiante e surreale. L'idea strepitosa, l'originalità poetica è una vecchia petroliera abbandonata nel Golfo Persico che diventa casa per una umanità di derelitti. (...) Girato dall'iraniano deb Mohammad Rasoulof, il film è prepotente per come e quello che dice. La struttura è da colosso, ma non c'entrano il 'Titanic' né il 'Poseidon', se mai si pensa a 'La Nave dei folli', 'La barca è piena'. Vince comunque il livello simbolico, la metafora del capo carismatico e del pesce-bambino, tutti riuniti nella speranza di una nuova utopia." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 17 giugno 2006)