Le mura di Sana'a

ITALIA 1971
Un documentario in forma d'appello per raccontare l'assurda rovina in cui riversa la città di Sana'a (Yemen), una "Venezia selvaggia sulla polvere senza San Marco e senza la Giudecca, una città-forma, la cui bellezza non risiede nei deperibili monumenti, ma nell'incompatibile disegno... è uno dei miei sogni."

SCHEDA FILM

Regia: Pier Paolo Pasolini

Soggetto: Pier Paolo Pasolini

Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini

Fotografia: Tonino Delli Colli

Montaggio: Tatiana Casini Morigi

Altri titoli:

The Walls of Sana'a

Durata: 13

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: 35 mm

Produzione: FRANCO ROSSELLINI PER ROSIMA ANSTALT

NOTE
- DOCUMENTARIO IN FORMA DI APPELLO ALL'UNESCO E GIRATO NELLO YEMEN ALLA FINE DELLE RIPRESE DEL 'DECAMERON' (1970).

- MANDATO IN ONDA DALLA RAI IL 16 FEBBRAIO 1971 NELLA RUBRICA 'BOOMERANG'.

- NEL 1986, DOPO L'ALLARME LANCIATO DA PASOLINI, L'UNESCO HA DICHIARATO LA CITTÀ DI SANA'A 'PATRIMONIO DELL'UMANITÀ'. NEL 1988, GRAZIE AL CONTRIBUTO DEL 'FONDO PASOLINI' DI ROMA (CREATO DA LAURA BETTI), SI É AVVIATA LA CAMPAGNA INTERNAZIONALE PER LA CONSERVAZIONE ED IL RESTAURO DELLA CITTÀ.
CRITICA
"(...) La macchina da presa diviene quasi frenetica quando tenta di cogliere l'immagine reale di una Sana'a minacciata da quella nuova borghesia che vorrebbe distruggerla per creare una sorta di nuova e obbrobriosa megalopoli.(...) Ne 'Le mura di Sana'a' Pasolini ritorna al modulo della cultura di base, quella reale, quella del proletariato o del sottoproletariato, quella autoctona con tutta una serie di illuminanti "privilegi", estranea al linguaggio, ai segni o alle manipolazioni del consumismo. (...) Per sottolineare queste contraddizioni e queste violenze la macchina da presa indugia sul paesaggio di Orte e sulle interviste della gente della strada, per conoscere e captare le reazioni di fronte all'invasione del cemento e al massacro della nuova edilizia. (...). Nella forza di certi brani del commento, nella voluta durezza delle carrellate, nello spostamento rabbioso dell'obiettivo è immediato il rapporto con Pasolini di "Scritti corsari", laddove si sostiene che il nuovo fascino ha distrutto le vecchie culture, lacerando i tessuti linguistici ed esistenziali delle classi subalterne."(Giampaolo Bernagozzi, 'Il cinema corto', La casa Usher 1980)