Ladri di biciclette

ITALIA 1948
Antonio, un operaio disoccupato, trova impiego come attacchino municipale, ma la bicicletta di cui ha bisogno per lavorare, al momento si trova al Monte di Pietà e, per riscattarla, sua moglie Maria impegna le lenzuola. Dopo meno di un'ora di attacchinaggio, però, un ladruncolo ruba la preziosa bicicletta. Antonio tenta un inseguimento, ma non riesce a prenderlo e non gli resta che ritornare a casa in preda alla disperazione. Anche al Commissariato, dove denuncia il furto, non gli danno alcuna speranza. Nessuno si interessa al suo caso e Antonio inizia a vagare tra i rivenditori di biciclette accompagnato da suo figlio Bruno, un bambino di sei anni. Quando tra la folla intravedono il ladro, Antonio e Bruno iniziano a inseguirlo. In una Roma domenicale, i due trovano soltanto indifferenza e ostilità e alla fine, in preda alla disperazione, ad Antonio non rimane che tentare il furto. Sarà solo il pianto del suo bambino a salvarlo dalla polizia.
SCHEDA FILM

Regia: Vittorio De Sica

Attori: Lamberto Maggiorani - Antonio Ricci, Enzo Staiola - Bruno, il figlio di Antonio, Lianella Carell - Maria Ricci, Elena Altieri - Signora benefattrice, Gino Saltamerenda - Baiocco, Vittorio Antonucci - Il ladro, Michele Sakara - Il segretario alla Beneficenza, Fausto Guerzoni - Un filodrammatico, Carlo Jachino - Mendicante, Massimo Randisi - Il ragazzetto borghese in trattoria, Ida Bracci Dorati - La "santona", Peppino Spadaro - Il brigadiere, Mario Meniconi - Meniconi, lo spazzino, Checco Rissone - Il vigile in piazza Vittorio, Giulio Battiferri - Un cittadino che difende il vero ladro, Giulio Chiari - Un attacchino, Sergio Leone - Un seminarista, Memmo Carotenuto

Soggetto: Luigi Bartolini - romanzo, Cesare Zavattini

Sceneggiatura: Oreste Biancoli, Cesare Zavattini, Suso Cecchi d'Amico, Adolfo Franci, Gherardo Gherardi, Vittorio De Sica, Gerardo Guerrieri

Fotografia: Carlo Montuori, Mario Montuori - operatore

Musiche: Alessandro Cicognini

Montaggio: Eraldo Da Roma

Scenografia: Antonio Traverso

Arredamento: Antonio Traverso

Aiuto regia: Luisa Alessandri, Gerardo Guerrieri - assistente

Altri titoli:

Bicycle Thieves

Fahrraddiebe

The Bicycle Thief

The Bicycle Thieves

Durata: 93

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.37)

Tratto da: basato sul romanzo omonimo di Luigi Bartolini

Produzione: PRODUZIONI DE SICA (1947)

Distribuzione: ENIC (1948), NUOVA ERI, RICORDI VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI, 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT, GRUPPO EDITORIALE BRAMANTE, DVD: MONDO HOME ENTERTAINMENT (2002), CINETECA DI BOLOGNA (2019)

Data uscita: 2019-02-04

NOTE
- PREMIO OSCAR 1949 PER IL MIGLIOR FILM STRANIERO (CHE FINO AL 1955 SI CHIAMERA' SOLO "PREMIO SPECIALE"), IL SECONDO PER DE SICA CHE LO AVEVA GIA' VINTO CON "SCIUSCIA' " NEL 1946.

- CANDIDATO ALL'OSCAR ANCHE PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA.

- NASTRO D'ARGENTO 1949 PER: MIGLIOR FILM, SOGGETTO, REGIA, SCENEGGIATURA, FOTOGRAFIA, MUSICA.

- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA AL IV FESTIVAL DI LOCARNO 1949.

- GRAN PREMIO AL FESTIVAL MONDIALE DEL FILM E DELLE ARTI DEL BELGIO 1949.

- PREMIO AL BRITISH FILM ACADEMY 1950.

- NEL 1958 E' STATO GIUDICATO "SECONDO MIGLIOR FILM DI TUTTI I TEMPI" ALLA CONFRONTATION DI BRUXELLES.

- IL BRITISH FILM INSTITUTE LO HA INSERITO NELLA CLASSIFICA, STILATA NEL 2005, DELLE 50 OPERE PIÙ ADATTE A UN PUBBLICO GIOVANE.

- IL FILM E' STATO RESTAURATO NEL LUGLIO 2002 PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI VITTORIO DE SICA (7 LUGLIO 1902).

- AL 71. FESTIVAL DI CANNES (2018) NELLA SEZIONE 'CANNES CLASSICS', PRESENTATA LA VERSIONE RESTAURATA A CURA DELLA FONDAZIONE CINETECA DI BOLOGNA - LABORATORIO L'IMMAGINE RITROVATA E COMPASS FILM DI STEFANO LIBASSI, IN COLLABORAZIONE CON ARTHUR COHN, EURO IMMOBILFIN, ARTEDIS, E CON IL SOSTEGNO DI ISTITUTO LUCE-CINECITTÀ.

- NEL 2018 ESCE IN SALA NELLA VERSIONE RESTAURATA.
CRITICA
"L'aneddoto è debole specie alla partenza: una bicicletta di terza mano non è poi difficile da ottenere in Italia. Superato il piccolo impaccio iniziale, il racconto corre via geniale e felice. E' un capolavoro fatto di nulla, tra il primo Clair e il secondo Chaplin, pieno di delicate osservazioni d'ambiente, di trovate d'atmosfera: un'elegia nata sotto il segno della grazia, e che sarà difficile ripetere [...]". (Piero Bianchi, "Filmcritica", 6/7, giugno/luglio 1951)