La niña santa - La piccola santa

La niña santa

SPAGNA 2004
Nell'inverno argentino, Amalia e Josefina, due ragazze sedicenni, a scuola discutono a lungo di fede e di vocazione con altre coetanee, ma tra loro non fanno che parlare di baci. Le due ragazze provengono da famiglie diverse, quella di Josefina è molto tradizionalista mentre quella di Amalia le lascia maggior libertà. Un incontro casuale di Amalia con un medico, che partecipa a un convegno nell'albergo gestito dalla madre e dallo zio, segna la sua vita e le fa capire la forza della sua vocazione.
SCHEDA FILM

Regia: Lucrecia Martel

Attori: Mercedes Morán - Helena, Carlos Belloso - Dottor Jano, Alejandro Urdapilleta - Freddy, Maria Alché - Amalia, Julieta Zylberberg - Josefina, Mía Maestro - Ines, Monica Villa - Madre Josefina, Marta Lubos - Mirta, Alejo Mango - Dottor Cuesta, Arturo Goetz - Dottor Vesalio

Soggetto: Lucrecia Martel

Sceneggiatura: Lucrecia Martel, Juan Pablo Domenech - collaborazione

Fotografia: Félix Monti

Musiche: Andres Gerzenson

Montaggio: Santiago Ricci

Scenografia: Graciela Oderigo

Costumi: Julio Suárez

Suono: Marcos De Aguirre, David Miranda, Guido Berenblum

Altri titoli:

La fille sainte

La sainte fille

The Holy Girl

Durata: 106

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: ARRICAM LT, 35 MM (1:1.85)

Produzione: LITA STANTIC

Distribuzione: TEODORA FILM

Data uscita: 2004-12-10

NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO AL 57MO FESTIVAL DI CANNES (2004).

- PRODUTTORI ESECUTIVI: AGUSTÍN ALMODOVAR, ESTHER GARCIA, PEDRO ALMODOVAR.

- PRODUTTORI ASSOCIATI: TILDE CORSI, CESARE PETRILLO, VIERI RAZZINI, GIANNI ROMOLI.

- FILM REALIZZATO CON IL SUPPORTO DI: I.N.C.A.A., FONDAZIONE MONTECINEMA VERITA.
CRITICA
"A favore della Martel giocano la sorpresa della scoperta, l'evidente dono di riversare la vita in pellicola con ispirata facilità e il coraggio di omettere l'ultimo capitolo. Penalizzando o premiando i personaggi, spesso il finale di un film si configura come una sopraffazione, lasciarlo in sospeso può costituire un segno di rispetto. (...) Il tutto in un contesto di oppressiva religiosità della giovane santarellina, che insieme con l' amica del cuore si dibatte nei tormenti dell' età di crescita. Alla regista argentina (sostenuta da un'eletta schiera di coproduttori in cui figurano i fratelli Almodóvar e alcuni benemeriti italiani, tra i quali Vieri Razzini e Tilde Corsi) mi sento di augurare un pieno successo. A patto che quando dovesse avere in mano un premio, piccolo o grande, mi confidi in un orecchio che cos'è successo dopo." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 17 maggio 2004)

"Chi un paio d'anni fa ebbe la fortuna di vedere 'La ciénaga' dell'argentina Lucrecia Martel, uno dei debutti più brucianti del decennio, ritroverà in 'La Niña Santa', le stesse atmosfere torbide, lo stesso languore timorato e feroce. Feroce perché stavolta in primo piano non ci sono più le madri ma le figlie; non le energie declinanti della mezz'età, ma il cieco ribollire di fedi e passioni dell'adolescenza. Reso ancora più esasperato dal bigottismo superstizioso respirato dalle ragazze a scuola. (...) Scandalosamente ignorato a Cannes (succede ai film troppo diversi per imporsi nel bailamme di un festival) 'La Niña santa' è un oggetto raro: il film di una vera artista. Perderlo sarebbe, cattolicamente, un peccato mortale." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 dicembre 2004)

"'La niña santa' non è un film sulla pedofilia; anzi, non è neppure un film 'su qualcosa' di preciso; il che gli conferisce un fascino tutto particolare, misterioso e opaco. Come nel film precedente, la Martel riesce a istaurare - contemporaneamente - un'atmosfera di malessere e un'oppressione dolciastra, gravida di sensualità. E lo fa non per via di temi e situazioni, ma con la forza della sola regia: giochi di sguardi, contrappunto di gesti, una precisione quasi maniacale nel comporre l'inquadratura, il potere evocativo dell'illuminazione. Nulla è spiegato, nessuna vocazione pedagogia inquina la perfetta ambiguità di personaggi che fanno venire la tentazione di nominare Buñuel. Lucrecia non tira conclusioni: dopo cento minuti di piani ravvicinati, se ne esce con un'ultima inquadratura totale in piscina, lasciandoti un senso di squisita incompletezza." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 dicembre 2004)