La journée de la Jupe

BELGIO 2008
Sonia Bergerac insegna francese in una scuola 'difficile'. Ha faticato molto ad adattarsi alla situazione di violenza, più o meno manifesta, dell'ambiente e quando, per colmo di sventura, suo marito la lascia si trova sull'orlo di un crollo nervoso. Di solito lei indossa la gonna nonostante il preside l'abbia vietata alle professoresse ma non si ritiene davvero una donn apoco seria per questo. Soni non chiede altro che di poter svolger il suo lavoro e, siccome ha paura, prende degli antidepressivi. Un gioerno nello zaino di un suo studente scopre una rivoltella e se ne appropria ma nella confusione parte un colpo che ferisce alle gambe l'alunno. Di qui sorge una serie di fraintendimenti mentre la polizia pensa che siano gli alunni a averla presa in ostaggio mentre il razzismo impera da ambo le parti.
SCHEDA FILM

Regia: Jean-Paul Lilienfeld

Sceneggiatura: Jean-Paul Lilienfeld

Fotografia: Pascal Rabaud

Musiche: Kohann

Montaggio: Aurique Delannoy

Costumi: Chattoune , Agnès Béziers, Julien Reignoux

Durata: 87

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: HDCAM

Produzione: PIERRE DUFOUR PER MASCARET FILMS (PARIGI), WELTVERTRIEB REZO FILMS (PARIGI) CON ARTE FRANCE, FONTANA (BRUXELLES), R.T.B.F. (BRUXELLES)

CRITICA
"Interpretato con adesione bruciante dalla rediviva Isabelle Adjani, sparita dagli schermi dal lontano 2003, 'La journée de la jupe' è l'anti 'La classe'. Contrariamente al gran film di Laurent Cantet premiato a Cannes, quello scritto e diretto senza andar troppo per il sottile da Jean-Paul Lilienfeld è tutto sceneggiatura e colpi di scena. Cantet puntava su un impianto semi-documentario che stanava la verità lavorando su personaggi e situazioni vicini al quotidiano dei suoi non-attori. Lilienfeld segue la scuola tambureggiante dei grandi temi estremizzati e drammatizzati. Nella banlieue dove la povera Adjani insegna francese a un branco di selvaggi che sbraitano ordini e ingiurie in gerghi misteriosi seguendo invisibili ma ferree strutture di potere, quella pistola che passa di mano fa cadere tutte le maschere. Così, mentre gli agenti speciali preparano il blitz, convinti che la prof sia ostaggio degli allievi e non viceversa, affiorano razzismi, abusi e viltà. I docenti, divisi fra fautori del dialogo e delle maniere forti, si odiano a vicenda; i ragazzi crescono a bagno nel machismo e nell'odio interetnico; i violenti trescano con la malavita e con le peggiori tecniche di dominio. E la Adjani inculca i sacri principi della scuola laica e repubblicana a colpi di pistola. Mentre le tv naturalmente inzuppano il pane in tutta la faccenda. Bieco, grossolano, pronto a ogni colpo basso. Ma anche efficace. E il momento in cui i ragazzi scoprono che anche quella prof così borghese è di origini arabe vale il film." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 febbraio 2009)