Kika - Un corpo in prestito

Kika

SPAGNA 1993
Nella ricca residenza alle porte di Madrid, casa Youkali, muore in dubbie circostanze la moglie dello scrittore Nicolas Pierce. Il figliastro, Ramòn, fotografo di moda, è sconvolto. Questi convive con la truccatrice Kika, ex amante del patrigno, che aveva conosciuto sul set di una televisione e che l'aveva chiamata a truccare Ramòn, cardiopatico, ritenuto a torto defunto. Andrea "la sfregiata", ex compagna di Ramòn, da lei falsamente accusato dello sfregio, presenta alla tv un dramma basato sui fatti più ripugnanti della giornata, che si procura pagando due poliziotti compiacenti. Ramòn chiede a Kika di sposarlo e le dona un anello, mentre Nicolas si sollazza con una biondona misteriosa, Susana. Frattanto Juana, la cameriera di Kika, lesbica, le confida di avere avuto rapporti giovanili col proprio fratello Paul Bazzo, ex attore porno, detenuto fuggito durante un permesso per partecipare ad una processione penitenziale. Paul, introdottosi in casa di Kika, dopo aver legato la consenziente sorella per rubare qualcosa e nascondersi, violenta Kika mentre un individuo con la telecamera riprende la scena ed avverte i poliziotti amici di Andrea. Paul riesce a fuggire e ruba la moto alla giornalista che arriva nel tentativo, vano, di intervistare Kika. L'individuo "osservatore" non è che Ramòn, e Kika, saputolo, se ne va di casa, seguita da Juana, che le svela la verità sul fratello. Mentre la visione di un film suggerisce a Ramòn che il patrigno abbia assassinato la madre, Andrea scopre nel filmato dell'incontro di costui con Susana, che l'uomo l'ha uccisa. Infatti l'ha trasportata a Youkali, dove il figliastro lo affronta, avendo scoperto nei diari della madre la prova del delitto, ma lo choc di vedere il cadavere di Susana gli procura un collasso. Andrea giunge decisa a sfruttare i delitti di Nicolas per un servizio esclusivo, disposta a lasciarlo scappare prima di trasmetterlo in televisione. Ma l'uomo tenta di ucciderla con un attaccapanni: lei gli spara ad una gamba, tenta di farlo parlare, ma lui l'attacca ancora e viene ferito a morte, non senza però averla eliminata. Kika, ricevuto in testamento l'ultimo libro dello scrittore che spira tra le sue braccia, si allontana sconvolta in automobile. Si consola però con un giovane da poco incontrato che l'accompagna ad una festa di nozze in campagna.
SCHEDA FILM

Regia: Pedro Almodóvar

Attori: Verónica Forqué - Kika, Peter Coyote - Nicolas Pierce, Victoria Abril - Andrea Caracortada, Àlex Casanovas - Ramon, Rossy de Palma - Juana, Anabel Alonso - Amparo, Santiago La Justicia - Paul Bazzo, Jesús Bonilla - Poliziotto, Manuel Bandera - Chico Carretera, Karra Elejalde - Poliziotto, Bibiana Fernández - Susana, Francisca Caballero - Donna Paquita, Charo López - Rafaela, Monica Bardem - Paca

Soggetto: Pedro Almodóvar

Sceneggiatura: Pedro Almodóvar

Fotografia: Alfredo F. Mayo

Montaggio: José Salcedo

Scenografia: Alain Bainée, Javier Fernández, Nuria San Juan

Durata: 117

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Produzione: EL DESEO, CIBY 2000, SPAGNA - FRANCIA

Distribuzione: FILMAURO (1995) - WARNER ESPANOLA (SPAGNA) - BMG VIDEO

NOTE
REVISIONE MINISTERO FEBBRAIO 1995
CRITICA
"Comico, sessuale, sarcastico, 'Kika', che per via di contese giudiziarie esce in Italia con un anno di ritardo sul resto d'Europa, è quasi un'antologia, un collage o un pastiche del cinema di Almodòvar, quasi una sintesi d'addio a quel mondo e a quello stile bizzarro, spiritoso, erotico, anarchico e brillante che ha reso celebre e fatto amare nel mondo il regista spagnolo quarantaquattrenne. Appena un po' stanco, a volte ripetitivo: ma è nel caso la ripetizione di personaggi e avventure così divertenti, così intelligenti che (capita anche con Woody Allen) li si rincontra sempre con gran piacere." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 21 gennaio 1995)

"Commedia e psicodramma, thriller e mélo, farsa scatenata e pamphlet, meta-film e bomba "intelligente" lanciata contro la tv che si ciba di orrori. L'ultimo film di Almodòvar è un collage di generi e di idee; un mosaico esplosivo riincollato pezzo per pezzo ma non sempre in ordine, un labirinto in cui lo spettatore si perde se cerca la strada ma la trova se non la cerca. Chi non ha mai capito Almodòvar lo detesterà. Chi lo ama stenterà a seguirlo ma lo sforzo vale il risultato. Anche se la sorpresa e l'emozione di un tempo hanno ceduto il passo a un disincanto appena addolcito dallo humour sfacciato di sempre e mascherato da una vera cascata di invenzioni visive e di regia." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 gennaio 1995)

"Si può accettare tutto? Le intenzioni sì, ed anche lo stile di rappresentazione, colorato, tenuto sempre, con qualsiasi clima, al diapason, anche nei dettagli minimi, la struttura narrativa no, perché Almodòvar, volendo raccontare molto e sotto molti aspetti anche contraddittori, ha finito per affastellare fatti e personaggi a volte perfino con un disordine non privo, qua e là, di passaggi oscuri. Comunque, insisto, il tono è giusto e furbo ad un tempo e vi dan man forte, con sagacia, degli interpreti tutti pronti, anche nei momenti più drammatici, a prendere in giro se stessi, magari solo in modo implicito. Tra i tanti, cito Veronica Forqué nella parte del titolo, con abili euforie, Peter Coyote e Alex Casanovas, il patrigno ed il figliastro e, soprattutto, Victoria Abril, la conduttrice di horror-show televisivi: la chiave vera, delle polemiche e degli scherni, che, furiosamente, attraversano il film." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 22 gennaio 1995)