JACKPOT

ITALIA 1992
In una villa sul lago di Como una decrepita ereditiera sovvenziona ricerche sull'elisir di lunga vita, compiute da un gruppo di sbarbatelli d'intelligenza esagerata. Quando le loro menti hanno bisogno di requie, l'uomo cibernetico che guida il programma consiglia di affidare i piccoli geni all'umile giardiniere Furio, appunto Celentano, il quale nella sua supposta idiozia insegna loro a ridere, a giocare a mosca cieca, ad ascoltare il vento e a sentire i profumi della terra.
SCHEDA FILM

Regia: Mario Orfini

Attori: Adriano Celentano - Furio Balestra, Kate Vernon - Prudence, Salvatore Cascio - Cosimo, Christopher Lee - Cedric, Carroll Baker - Madame, Ben Cole - Swift, William Mannering - Jeffrey/Jeff, Bryony Martin - Violet, Ian Boo Khoo - Hard, Aei Leen Khoo - Soft, Thomas Elliott - Vladimir, John Melville - 773t

Soggetto: Anna Moroni

Sceneggiatura: Adriano Celentano, Roberto Iannone, Grazia Giardiello, Mario Orfini

Fotografia: Luciano Tovoli

Musiche: Giorgio Moroder, Anthony Marinelli

Montaggio: Pietro Scalia

Scenografia: Rolf Zehetbauer, Gianni Giovagnoni

Durata: 109

Colore: C

Genere: AVVENTURA

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Produzione: EIDOSCOPE PRODUCTIONS, STELLA CINEMATOGRAFICA

Distribuzione: PENTA DISTRIBUZIONE - NUMBER ONE VIDEO

NOTE
COSTUMI DI MAURIZIO MILLENOTTI.
CRITICA
"Seguendo l'ultimo e noioso stile di Adriano Celentano, questo inconsistente lavoro è un insopportabile predicozzo contro i computer cattivi, e in favore del ritorno alla natura felice. Certo è bene se i ragazzi tornano ad ammirare gli alberi, i fiori e gli animali, ed è giusto che gli anziani accettino la vecchiaia, ma questo film, molto velleitario, risulta confusionario, a volte poco chiaro, esasperante di frequente, specie durante alcune scene di Celentano, che non sa reggere il suo traballante personaggio, al quale servirebbe un sostegno migliore di "quattro salti". Qualche grossolanità." (Segnalazioni Cinematografiche).
"Jackpot, ossia come si sprecano diciotto miliardi di lire. Tanto è infatti costato il nuovo film di Adriano Celentano: una fiaba tecnologica, scriteriata e affliggevole, alla quale auguriamo il successo internazionale cui aspira con quel cast appetitoso, e che potrebbe persino piacere agli americani per le smorfie che in qualche momento apparentano Celentano a Jerry Lewis, ma a parer nostro riuscita proprio maluccio, soprattutto per colpa di una sceneggiatura a otto mani zeppa di masticature." (Giovanni Grazzini, L'indipendente 19/12/92).