Inland Empire - L'impero della mente

Inland Empire

Divorante, narcisistico e totalitario: David Lynch rincara la dose folle e geniale del suo cinema. Un incubo da visione, senza scampo

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FRANCIA 2006
In un elegante quartiere residenziale posizionato in una vallata alle porte di Los Angeles, una donna è nei guai. È innamorata e intorno a lei c'è un denso alone di mistero. La sua storia si intreccerà con quella di un attore appena scelto per interpretare il ruolo di un gentiluomo del sud in una grande produzione...
SCHEDA FILM

Regia: David Lynch

Attori: Laura Dern - Nikki Grace/Susan Blue, Jeremy Irons - Kingsley Stewart, Justin Theroux - Devon Berk/Billy Side, Harry Dean Stanton - Freddie Howard, Peter J. Lucas - Piotrek Krol, Karolina Gruszka - Ragazza persa, Jan Hencz - Janek, Krzysztof Majchrzak - Fantasma, Diane Ladd - Marilyn Levens, Julia Ormond - Doris Side, Ian Abercrombie - Henry, il maggiordomo, Bellina Logan - Linda, Amanda Foreman - Tracy, William H. Macy - Annunciatore, Laura Harring - Jane/se stessa, Michael Paré, Nastassja Kinski, Kat Turner - Dori, Terryn Westbrook - Chelsi, Jamie Eifert - Sandi, Heidi Schooler - Lilli, Michelle Renea - Kari, Wendy Rhodes - Salli, Mikhaila Aaseng - Tammi, Stanley Kamel - Koz Kakawski, Leon Niemczyk - Marek, Józef Zbiróg - Darek, Marian Stanislawski - Franciszek, Charlene Harding - Roxi, Leah Morelli - Carolina, Masuimi Max - Niko, Scott Coffey - Jack Rabbit, Jordan Ladd - Terri, Emily Stofle - Lanni, Jerry Stahl - Agente di Devon Berk, Robert Charles Hunter - Detective Hutchinson, Stanislaw Kazimierz Cybulski - Sig. Zydowicz, Chamonix Bosch - Sally Irwin, Marek Zydowicz - Gordy, Kristen Kerr - Lori, Henryka Cybulski - Sig.ra Zydowicz, Austin Jack Lynch - Autista di Devon Berk, Phil DeSanti - Tim Hurst, John Churchill - Chuck Ross, Cameron Daddo - Manager di Devon Berk, Sara Glaser - Ellen Thomas, Neil Dickson - Produttore, Melissa Lowndes - Assistente di Marilyn Levens, Scout Alter - Stage Manager, Jason Weinberg - Manager di Nikki Grace, Erik Crary - Sig. K

Soggetto: David Lynch

Sceneggiatura: David Lynch

Musiche: Angelo Badalamenti

Montaggio: David Lynch

Scenografia: Wojciech Wolniak, Christine Wilson, Christina Ann Wilson

Costumi: Heidi Bivens

Effetti: Ken Rudell

Durata: 168

Colore: C

Genere: DRAMMATICO GIALLO

Specifiche tecniche: SONY DSR-PD150, DV, 35 MM (1:1.85)

Produzione: STUDIO CANAL

Distribuzione: BIM (2007), DVD: 01 DISTRIBUTION HOME VIDEO

Data uscita: 2007-02-09

NOTE
- PRESENTATO FUORI CONCORSO ALLA 63MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2006).
CRITICA
"Chi si aspettava gli accenti lucidi del cinema verità così vividi in una 'Storia vera' rimarrà deluso. Ed anche chi ricordava le cifre thriller così travolgenti di 'Mulhollan Drive', visto solo pochi anni fa. Qui c'è il buio, voluto, insistito, e c'è il mistero, fino ai limiti dell'enigma. Al centro una donna che, all'inizio, sembra coinvolta in una trama semplice. È attrice, ottiene la parte di protagonista per un film televisivo, recita a fianco di un attore cui forse è troppo legata. Tanto che il marito minaccia lui e lei. Poi si cambia ed è sempre più arduo - perché il regista così vuole - distinguere le scene del film mentre si gira da altre che forse l'attrice sta vivendo. Con un'episodica, attorno, che tende anche di più a rimescolare le carte: qua, infatti, ci sono dei personaggi che, avulsi dal contesto, parlano fra loro in polacco, là si ritorna spesso su un palcoscenico dove recitano tre personaggi, due uomini e una donna nascosti però sotto delle maschere d'asino e a tutte le loro battute una platea che non si mostra scoppia a ridere. Un puzzle, un gioco nero in cui però Lynch dispiega molte delle sue doti visionarie. Privilegiando l'oscuro anche in modo estremo. Ma con sapienza. Fra i suoi mezzi, l'interpretazione di Laura Dern nei panni della protagonista. Ora realistica, ora astratta, ora allucinata. Una prova d'attrice." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 7 settembre 2006)

"Chiunque richieda chiarezza & coerenza della trama si astenga dal festeggiare David Lynch. Il cine-guru di 'Velluto blu' e 'Cuore selvaggio' ha tenuto fede alla sua fama recapitando ai festivalieri una vera e propria bibbia aristico-ideologica: 'INLAND EMPIRE', rigorosamente scritto a lettere maiuscole, sciorina, infatti, lungo circa tre ore il puzzle affascinante e labirintico degli incubi, delle allusioni e dei doppi e tripli rimandi che (in)definiscono il suo personalissimo universo. Prendere o lasciare, come sempre: per ogni spettatore estasiato dall'overdose di allucinazioni ottiche, apparizioni ectoplasmatiche, recitazioni straniate, soluzioni sceniche impossibili, distorsioni narrative e sberleffi dialogici, ne spunteranno due indignati per l'insistita, proterva gratuità delle medesime prodezze. (...) Acclarato, si fa per dire, l'argomento che potrebbe adattarsi a un'opera lirica così come a un dipinto seicentesco o ad un album di fumetti manga, la sfida si sposta sul piano, magari prosaico, del senso da attribuire alla fastosa cascata d'immagini firmate dal maestro. Ma è proprio qui che il bilancino critico diventa di fatto inutile e molesto: i dubbi e gli interrogativi non sono, per Lynch, strumento di negoziato tra spettatori e critici bensì l'ultimo jolly servito, l'unico pathos concesso alla fiction audiovisiva postmoderna. (...) Letteralmente arroventato dall'incessante impatto tra fantasmi della mente e fantasmi della personalità - metafora neanche troppo oscura del rapporto dell'autore con la Storia - 'INLAND EMPIRE' trasmette una primigenia forza di cinema che merita applausi a scena aperta e può cedere di schianto solo di fronte a una ripulsa indotta dalla noia e la sazietà del destinatario-spettatore." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 7 settembre 2006)

"L'autore di 'Cuore selvaggio' sterza e scompagina come non mai. Il suo nuovo incubo sarà da rivedere, al di là della stordita passione. Ma intanto è bello e istruttivo che il Leone d'oro sia stato dato alla carriera di un sognatore solitario e costante." (Claudio Carabba, Magazine, 14 settembre 2006)

"Nel film più misterioso e decostruito, David Lynch torna alle proprie origini ('Eraserhead') d'un cinema-cinema: senza una storia avviata verso la conclusione, senza psicologia dei personaggi, senza sociologia né politica né sentimenti, senza logica. (...) Opere tanto innovative non sono mancate nella storia recente della cultura occidentale, basti pensare a Picasso e Joyce. Si vedono Laura Dern in pericolo, una infida vicina di casa, alcuni uomini con la testa e le orecchie lunghe da coniglio, un film nel film diretto da Jeremy Irons, ballerinette petulanti, corridoi, nebbie malefiche, vento. Per la prima volta il regista lavora in digitale, affascinato dalla rapidità del mezzo, divertito nello sperimentarla, per nulla turbato dalla imperfezione dell'immagine. Il film, lungo quasi tre ore, è meno creativo e più pesante nella seconda parte; in ogni sua parte è incomprensibile, tentare di comprenderlo è soprattutto inutile." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 9 febbraio 2007)

"Il soggetto di 'Inland Empire' è difficile da riassumere: le scene sembrano slegate le une dalle altre, come frammenti sovrapposti di eventi situati a latitudini e in tempi differenti. E invece Lynch, persuaso dell'esistenza di una coscienza universale che tutto unifica, riesce a dare al film una coerenza: a patto di non cercarvi, beninteso, spiegazioni razionali o semplificazioni di comodo. Il cineasta utilizza gli strumenti peculiari del cinema per sfidare le leggi del tempo e della verosimiglianza; ci riesce a condizione che ogni elemento del suo universo filmico, una volta unito al puzzle dell'insieme, conservi una coerenza. Certo, anche per i suoi ammiratori più convinti l'adattamento all'universo in questione richiede una notevole dose di concentrazione: ed esige alcune rinunce rituali, come quella a definire i ruoli di passato, presente e futuro lasciandosi assorbire da un labirinto temporale dove Lynch apre delle porte arcane per far comunicare tra loro epoche diverse e luoghi diversi. Il piacere (o il suo contrario) che si prova alla visione delle tre ore del film dipende, sostanzialmente, dall'accettazione che ciascuno è disposto ad accordare alle regole del gioco. Resta da aggiungere che 'Inland Empire' è sperimentale anche nella tecnica di realizzazione."(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 9 febbraio 2007)