IL POPOLO DEGLI UCCELLI

ITALIA 1998
A Roma, oggi, Antonio è un pensionato settantenne che vive in casa con il figlio Luca, Laura, la moglie di lui, e divide la stanza con il nipotino Francesco. Un giorno, rientrando, Antonio ascolta figlio e nuora che parlano animatamente delle difficoltà di convivenza tra i due, viste le ridotte dimensioni dell'appartamento. Sul momento, Antonio rimane sconvolto, poi si riprende, viene informato che i coniugi partiranno per il fine-settimana e lui rimarrà libero. Ne approfitta subito per organizzare con gli amici Piero e Peppino una mangiata di notevoli dimensioni. Ma dopo un po' di vino e una vivace discussione, Antonio è colto da malore, sviene, si risveglia in un letto d'ospedale, riceve la visita di figlio e moglie, si rimette e torna a casa. Ma a questo punto, capisce che la sua presenza sta diventando ingombrante. Antonio avverte intorno a sé un'atmosfera ogni giorno sempre più pesante, Laura lo invita a trascorrere qualche giorno in campagna dal cugino. Antonio rifiuta, ma dentro di se ha già preso la decisione di andarsene. Un giorno Antonio invita il nipotino a fare una gita fuori città. E' l'occasione tanto attesa per provare la fuga. Non avendo lasciato avvisi, Antonio e Francesco vengono dati per dispersi e ci vuole l'intervento della polizia per ritrovarli e ricondurli a casa. Ma nel frattempo questa è stata per tutti l'occasione per chiarirsi meglio e parlare a viso aperto del futuro.
SCHEDA FILM

Regia: Rocco Cesareo

Attori: Lando Buzzanca - Antonio Lombardi, Cinzia Monreale - Laura, Riccardo Serventi Longhi - Luca, Niccolò Francisci - Francesco, Aldo Massasso, Sacha Darwin, Claudio Angelini

Soggetto: Maria Silvana Cutuli

Sceneggiatura: Rocco Cesareo, Ottavio Jemma

Fotografia: Ugo Menegatti

Musiche: Nek, David Sabiu

Montaggio: Giovanni Ballantini

Durata: 96

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: MAURIZIO SPINELLI PER SILVA FILM S.R.L.

Distribuzione: CDI-BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA (1999)

CRITICA
"Rocco Cesareo ha il coraggio d'essere anche crudele pur di mostrare i personagi nelle loro verità e nelle loro contraddizioni. Purtroppo lo stile resta segnato dalla mediocrità del linguaggio visivo, dall'estenuante monotonia dei campo-controcampo, dalla prevedibilità dei movimenti di macchina. La breve suggestione del fantastico e dell'onirico non riscatta l'incapacità d'elaborare per immagini il vissuto quotidiano, che si perde mestamente nei dettagli d'interni da pubblicità dei biscotti, nella noncuranza per la tavolozza dei colori, negli scorci di tetti ripresi sempre uguali in rapida carrellata orizzontale". (Andrea Bellavita, 'Segnocinema', settembre/ottobre 2000)