Il muro

Mur

Coraggioso viaggio documentario tra Israele e Palestina. Dove la separazione diventa filosofia di vita (e di morte)

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FRANCIA 2004
Documentario sul conflitto israelo-palestinese, incentrato sul muro che Israele costruisce intorno ai territori palestinesi. I dialoghi e i momenti di vita quotidiana di un ebreo e di un arabo i cui sogni e aspirazioni sono minacciati dal frastuono delle ruspe e dei bulldozer.
SCHEDA FILM

Regia: Simone Bitton

Soggetto: Simone Bitton

Sceneggiatura: Simone Bitton

Fotografia: Jacques Bouquin

Musiche: Rabih Abu-Khalil

Montaggio: Jean-Michel Perez, Catherine Poitevin

Altri titoli:

Wall

Durata: 100

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: 35 MM (1.85)

Produzione: THIERRY LENOUVEL PER CINE-SUD PROMOTION, ARNA PRODUCTIONS, CNC, TV5

Distribuzione: LUCKY RED (2005)

Data uscita: 2005-01-28

NOTE
- PRESENTATO ALLA 36. "QUINZAINE DES REALISATEURS", CANNES 2004.

- PREMIO MIGLIOR FILM DOCUMENTARIO AL FESTIVAL DI PESARO 2004
CRITICA
"Cemento, reticolati, sensori, radar. Tutti ne parlano ma nessuno lo ha visto se non di sfuggita, in tv. E' 'Il Muro' voluto dagli israeliani per separarsi dai palestinesi. Una creazione a suo modo impressionante che meritava una ricognizione materiale - da ambo i lati naturalmente. Ci ha pensato l'arabo-israeliana Simone Bitton, ebrea marocchina, ex-soldatessa e pacifista convinta, che prende il compito alla lettera. (...) Campi lunghi, durata dilatata, nessuna violenza nelle parole. La Bitton si prende, e ci dà, tutto il tempo per vedere. Vedere e capire. Sentire. Intuire. Non succede praticamente mai in tv. Succede di rado anche al cinema. Bitton (ottimista?): 'La pace arriverà. Arriva sempre. Ma per ora l'era dei muri è su di noi e sento che sarà un'era orribile'". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 28 gennaio 2005)

"Con disperata buona volontà la documentarista franco-israeliana Simone Bitton riprende con 'Il muro' la tragedia mediorientale. Paesi e vite distrutte da quella montagna di ferro da due milioni di dollari al km che passa a 28 metri dalle case. Il film interroga le gente che non ce la fa più, un colono israeliano che crede nella forza della ragione, un comandante dell' esercito, uno psichiatra. Il muro sarà una difesa necessaria o uno spreco di denaro? La Bitton non nasconde che considera Sharon l'occupante, ma fa scendere i problemi dal piedistallo ideologico politico alla misura della vita. Un documento utile, straziante, bellissimo, dove l'occhio del cinema inquadra quello che suggerisce la coscienza." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 gennaio 2005)