IL GRANDE JACK

THE ENTERTAINER

USA 1976
Nel 1944, mentre i bollettini radio annunciano la vittoriosa, ma anche costosa irruzione degli Stati Uniti in Normandia, il fantasista Jack Rice tenta invano di tenere in piedi uno spettacolo di varietà, esibendosi al piano, intonando canzoncine, camuffandosi da donna, spiattellando barzellette stantie su un palcoscenico incorniciato da vecchie "paillettes" e da goffe ballerinette. Aiutato dal figlio Frank, osteggiato dalla figlia crocerossina reduce dal fronte, guardato con perplessità dalla docile seconda moglie , Jack tenta di vincere le tergiversazioni dell'impresario Charlie e di conquistare un nuovo finanziatore in un commerciante arricchitosi con la guerra di cui circuisce la figlia. Ma è ugualmente un naufragio completo: mentre viene portato in patria ferito, il figlio muore in un incidente. Il padre Blly, risalito sul palco per aiutare il figlio e salvarlo dalla rovina, muore di infarto. L'era di Jack passa come quella di una società che si è suicidata nella II Guerra Mondiale.
SCHEDA FILM

Regia: Donald Wrye

Attori: Jack Lemmon - Archie Rice, Ray Bolger - Billy Rice, Sada Thompson - Phoebe Rice, Tyne Daly - Jean, Michael Cristofer - Frank, Annette O'Toole - Bambi, Mitch Ryan - Signor Pasko, Allyn Ann McLerie - Signora Pasko, Dick O'Neill - Charlie, Leanne Johnson - Charlene, Rita O'Connor - Lilly

Soggetto: John Osborne

Sceneggiatura: Elliott Baker

Fotografia: James Crabe

Musiche: Marvin Hamlisch

Montaggio: William H. Reynolds, Ralph E. Winters

Scenografia: Robert MacKichan

Durata: 90

Colore: C

Genere: DRAMMATICO MUSICALE

Specifiche tecniche: 35 MM, VISTAVISION, TECHNOSPES

Tratto da: OPERA TEATRALE "THE ENTERTAINER" DI JOHN OSBORNE

Produzione: BERYL VERTUE E MARVIN HAMLISCH PER PERSKY-BRIGHT PRODUCTIONS, ROBERT STIGWOOD ORGANIZATION (RSO), SEVEN KEYES

Distribuzione: PAC

NOTE
- REMAKE DEL FILM "GLI SFASATI" DI TONY RICHARDSON (1960).
CRITICA
"Il film è tratto da un racconto di Osborne, già comparso sullo schermo per la regia di Tony Richardson e la memorabile interpretazione di Laurence Olivier ('Gli sfasati'), retrodatata la vicenda dal '56 al '44 (sostituendo le tragedie inglesi con quelle dell'America), si lega alla figura di Jack Lemmon (di cui il titolo italiano adotta ampollosamente il nome), il quale lo nobilita artisticamente ma anche contenutisticamente. Infatti, lasciati piuttosto in ombra gli aspetti di analisi di un'epoca, il lavoro è divenuto un interessante studio della complessa figura di un 'buffone' che si dibatte tra bisogni professionali e aspirazioni umane, tra il pubblico cinico e la famiglia composta di personalità diverse, tra necessità materiali e crisi di coscienza. Magistrale è l'apporto di Lemmon nell'evidenziare sottilmente e sfumatamente i moti d'animo del personaggio. Amara e ricca di sfumature è anche la figura del padre." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 81, 1976)