I Basilischi

ITALIA 1963
Antonio, figlio del notaio di un piccolo paese del Meridione, ha venti anni e trascorre noiosamente le sue giornate come parecchi suoi conterranei. Studia legge, ma è poco assiduo all'Università. Le sue soddisfazioni e i suoi svaghi si riducono al circolo e alle passeggiate per il corso con gli amici. Uno di questi è Francesco, figlio di piccoli proprietari terrieri, che è riuscito a conquistarsi il posto tra gli eletti del paese in virtù del suo titolo di ragioniere. Seguendo i due ragazzi nei loro incontri si può conoscere la storia di quelle famiglie che costituiscono la classe alta del piccolo centro. I giorni passano e sembrano far parte di un solo lungo giorno: stessi discorsi, stessi posti; una vita ristretta in pochissime attività. Antonio, al quale verrà offerta la possibilità di andare a vivere a Roma, preferirà rimanere per sempre nella monotonia e nella pigrizia del paese.
SCHEDA FILM

Regia: Lina Wertmüller

Attori: Antonio Petruzzi - Antonio, Stefano Satta Flores - Francesco, Sergio Ferranino - Sergio, Luigi Barbieri - Padre di Antonio, Flora Carabella - Luciana Bonfanti, Mimmina Quirico - Zia di Antonio, Enzo Di Vecchia - L'amico, Marisa Omodei - Cicci D'Andrea, Enrica Chiaromonte, Rosetta Palumbo, Manlio Blois, Rosanna Santoro

Soggetto: Lina Wertmüller

Sceneggiatura: Lina Wertmüller

Fotografia: Gianni Di Venanzo

Musiche: Ennio Morricone

Montaggio: Ruggero Mastroianni

Scenografia: Antonio Visone

Altri titoli:

The Lizards

Le Basilics

Durata: 82

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SCHERMO PANORAMICO, 35 MM

Produzione: LIONELLO SANTI PER GALATEA, 22 DICEMBRE CINEMATOGRAFICA

Distribuzione: CINERIZ - GENERAL VIDEO - FONIT CETRA VIDEO

NOTE
- FILM D'ESORDIO DI LINA WERTMÜLLER.

- PREMIO VELA D'ARGENTO E PREMIO CRITICA INTERNAZIONALE AL XVI FESTIVAL DI LOCARNO (1963).

- PRESENTATA ALLA 65. MOSTRA DI VENEZIA (2008) NELLA RETROSPETTIVA "QUESTI FANTASMI: CINEMA ITALIANO RITROVATO (1946-1975)" LA RISTAMPA DALLA CINETECA NAZIONALE.
CRITICA
"Un film d'ambiente e di costume che propone senza ostentazioni e forzature un'indagine sociale evidenziata da una regia intelligente che sa felicemente ewuilibrare umorismo e amarezza, aneddoto e bozzetto, per comporre un quadro ricco di umori, umanamente plausibile e assai significativo. La ricchezza dei particolari e delle sfumature sopperisce all'esilità del racconto, la cui forza satirica è innegabile, colorito da un'interpretazione schietta e assai rispondente". ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 54, 1963)

"Diremo subito che questo ottimo esordio di una delle poche donne-regista del cinema mondiale non vede il problema del sud inserito in un contesto più generale (...). Il discorso appare quindi limitato proprio per la semplificazione (...) eccessiva dei personaggi (...). Entro tali limiti, però, il lavoro della Wertmüller appare notevole e tale da far dimenticare alcune imperfezioni tematiche (...). Viene fuori assai bene la realtà di una condizione umana tragica, proprio perché solitamente grottesca." (Lino Micciché, 'Avanti!', 25 ottobre 1963)