Foxtrot - La danza del destino

Foxtrot

3.5/5
Samuel Maoz gira un film coraggioso, intimista, che non ha paura di attaccare una società fondata sulla violenza. Gran Premio della Giuria a Venezia

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SVIZZERA 2017
Michael e Dafna sono distrutti quando degli ufficiali dell'esercito si presentano alla loro porta per informarli della morte del figlio Jonathan. Michael diventa presto insofferente alla presenza di parenti addolorati troppo assillanti e funzionari militari troppo zelanti. Mentre la moglie riposa sotto sedativi, Michael viene travolto da un vortice di rabbia per poi dover fare i conti con una delle svolte del destino tanto incomprensibili quanto le surreali esperienze militari del figlio.
SCHEDA FILM

Regia: Samuel Maoz

Attori: Lior Ashkenazi - Michael Feldmann, Sarah Adler - Daphna Feldmann, Yonathan Shiray - Jonathan, Gefen Barkai - Comandante Unità Militare, Dekel Adin - Soldato che fa rotolare lattine, Shaul Amir - Soldato con cuffie, Itay Exlroad - Soldato che balla, Danny Isserles - Ufficiale Esercito, Itamar Rotschild - Ufficiale incaricato della cerimonia funebre, Roi Miller - Ufficiale medico, Arie Tcherner - Ufficiale Alto Rango, Yehuda Almagor - Avigdor, fratello di Michael, Shira Haas - Alma, Karin Ugowski - Madre di Michael, Ilia Grosz - Sorella di Daphna

Sceneggiatura: Samuel Maoz

Fotografia: Giora Bejach

Musiche: Ophir Leibovitch, Amit Poznansky

Montaggio: Arik Lahav Leibovitz, Guy Nemesh

Scenografia: Arad Sawat

Arredamento: Felicity Good

Costumi: Hila Bargiel

Effetti: Jean-Michel Boublil

Durata: 113

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 2K (1:2.39)

Produzione: MICHAEL WEBER, VIOLA FÜGEN, EITAN MANSURI, CEDOMIR KOLAR, MARC BASCHET, MICHEL MERKT PER SPIRO FILMS, POLA PANDORA FILMPRODUKTIONS, A.S.A.P. FILMS, KNM, IN COPRODUZIONE CON BORD CADRE FILMS, IN ASSOCIAZIONE CON ARTE FRANCE CINEMA, ARTE/ZDF

Distribuzione: ACADEMY TWO (2018)

Data uscita: 2018-03-22

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL SUPPORTO DI: ISRAEL FILM FUND, MEDIENBOARD BERLIN BRANDENBURG WITH THE FINANCIAL SUPPORT OF INVESTITIONSBANK DES LANDES BRANDENBURG, EURIMAGES, GERMAN FEDERAL FILM BOARD WITH THE SUPPORT OF THE GERMAN-FRENCH COMMISSION, GERMAN FEDERAL FILMFUND , AIDE AUX CINÉMAS DUMONDE, CENTRE NATIONAL DU CINÉMA ET DE L'IMAGE ANIMÉE, MINISTÈRE DES AFFAIRES ETRANGÈRES ET DU DÉVELOPPEMENT INTERNATIONAL, INSTITUT FRANÇAIS, MIFAL HAPAIS, THE ISRAEL FILM COUNCIL, MINISTRY OF CULTURE & SPORTS.

- LEONE D'ARGENTO-GRAN PREMIO DELLA GIURIA, PREMIO ARCA CINEMAGIOVANI MIGLIOR FILM DI VENEZIA 74, MENZIONE SPECIALE DEL PREMIO SIGNIS ALLA 74. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2017).
CRITICA
"(...) un capolavoro di gridata discrezione in cui l'autore sposa pubblico e intimo tracciando un diagramma sulla forza del destino (con antefatto del Fato), oscura trama comandata dal peso assurdo di una guerra senza fine mimata dal soldato ballerino Itay Exlroad. Ma la forza dell'opera sta nel suo rigore formale che non diventa mai estetizzante e comunica anzi la voglia di rompere gli schemi." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 marzo 2018)

"Foxtrot: avanti-avanti, destra-destra. Fermo. Indietro-indietro, sinistra-sinistra, fermo, un passo dopo l'altro per tornare al punto di partenza. In questo schema Samuel Maoz costruisce il suo nuovo film, che del ballo porta anche il titolo (...). Uno spazio chiuso, anche stavolta, come nel precedente 'Lebanon' (Leone d'oro a Venezia nel 2009) con cui 'Foxtrot' condivide una uguale, studiatissima, logica di «riposizionamento» dell'immaginario (israeliano) rispetto ai suoi soggetti fondanti, il conflitto israelo-palestinese ma non solo pure se in questa cartografia continua a essere il centro (...). Maoz dispone con cura le sue figure, il soldato, l'intellettuale, la diaspora, la memoria assai più labile della Storia, e dunque molto più manipolabile - quanto insomma ha costituito il «bagaglio» dell'immaginario israeliano negli anni - per dirci che no, non c'è una via d'uscita a un passato che non passa, all'errore «originario» di cui tutti finiscono per diventare vittima. Molto facile, assolutorio come direbbe il regista israeliano Eyal Sivan, perché la vittima - da una parte come dall'altra - permette una rappresentazione lineare che giocando sull'empatia (nel film di Maoz di geometrie rarefatte e piacevolezza quasi pop) mette lo spettatore a suo agio offrendogli la catarsi di cui ha bisogno senza conflitto. Nei film dei classici, i «padri» moderni come Amos Gitai questi temi trovavano invece sempre un controcampo, l'assunzione di responsabilità, che Maoz elimina nel tono surreale della sua storia." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 22 marzo 2018)

"Samuel Maoz (...) costruisce un dramma in tre atti e moduli stilistici differenti, fra tragedia, grottesco e humour con una dominante luttuosa, intima e spirituale - rilevata dalle note elegiache di 'Spiegel im Spiegel' al piano di Arvo Pärt che non offusca il forte respiro critico verso una società aggressiva e inutilmente guerresca." (Claudio Trionfera, 'Il Messaggero', 22 marzo 2018)

"Maoz intende dare un'idea del clima in cui il suo popolo vive. La stessa che alimenta l'andamento surreale del film, diviso in tre capitoli. (...) Maoz parla di caos, destino, colpa, di una condizione di pressione permanente." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 22 marzo 2018)

"(...) 'Foxtrot' di Samuel Maoz, costruito in tre atti come una tragedia greca, è una riflessione su fatalità, destino, coincidenze e caos, su ciò che possiamo controllare e ciò che ci sfugge, e mette a confronto due generazioni alle prese con lo stesso trauma, quello di un conflitto che diventa eterna condanna. (...) apologo morale dal doppio colpo di scena che scivola nel teatro dell'assurdo, così presente nella cultura ebraica, e si tinge di amarissimo umorismo." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 23 marzo 2018)

"Catartico su ferite profonde e perennemente sanguinanti, 'Foxtrot' è però anche e soprattutto una magnifica opera cinematografica. Vertiginoso di inquadrature in coerenza al contenuto, capace di sorprendere per fulminee variazioni ritmiche e stilistiche, avvalorato da un cast superlativo. E come diversi testi imponenti, questa seconda fatica di Maoz ha spaccato anche la critica: direttamente dal capolavoro al film furbo e pretestuoso, senza passare per mezze misure. D'altra parte 'Foxtrot' è lo specchio emblematico di un Paese fatto di estremismi e contraddizioni, quell'Israele che lo stesso regista sintetizza in un'immagine assoluta quanto ironica, 'arance e soldati morti'." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 23 marzo 2018)