FARINELLI - VOCE REGINA

FARINELLI

BELGIO 1994
A Napoli, nei primi anni del 700, con il padre vivono Riccardo e Carlo Broschi: il primo ha dieci anni più del fratello e scrive canzoni sacre e pezzi d'occasione nello stile - ma non certo con il talento - di molti musicisti operanti in quella coltissima città, mentre il fratellino, che fa parte di una cantoria in Chiesa, possiede per natura una voce d'angelo. Un giorno non riesce a farsi uscire dalla gola un solo suono davanti al grande Nicola Antonio Porpora (che ha accettato di sentirlo, perché colpito dal suicidio di un amico cantore, terrorizzato dalla castrazione, di cui si abusava quando le donne non potevano in Chiesa ricoprire ruoli vocali femminili, Riccardo Broschi, però ambizioso com'è (ha cominciato a comporre "l'Orfeo"), profittando di una malattia di Carlo, ridotto in stato di incoscienza, gli somministra dell'oppio, lo immerge in una tinozza di latte e lo castra. La sua voce gli preme troppo: essa deve restare per sempre purissima e con Carlo - ribattezzato Farinelli - i due condividono onori e gloria per anni e anni. Cominciano così i concerti gremiti ed i fastosi spettacoli teatrali a Napoli, a Vienna, a Londra e, con la protezione del Re, in Spagna. A Londra pontifica Georg Friedrich Haendel, che detesta Farinelli, diventato ormai il più splendente degli astri. Le donne cadono in delirio per il cantante napoletano, ma il castrato trionfante sulla scena, ai vertici della celebrità non è felice: egli sa di non essere un uomo completo e la malinconia lo incupisce. Una bella vedova inglese, Margareth Hunter, non accetta la richiesta di sposarlo e Carlo ripiega sulla nipote Alexandra Keene, innamorata di lui ed insorta in difesa. Intanto ferve a Londra la lotta tra il pubblico del Covent Garden - regno di Haendel - e quello del Teatro della Nobiltà, dove Porpora ha moltissimi ammiratori. Tre anni dopo Riccardo ha ultimato il suo faticosissimo "Orfeo"; lo offre al fratello, che lo rifiuta. Ormai a Madrid egli canta solo per Re Filippo V che, malato, crede di trovare in Farinelli la sola medicina efficace a calmarlo. Riccardo si taglia le vene durante un'eclissi solare ed ecco che il cantante gli è fraternamente vicino: i due non possono separarsi. Poi come è accaduto in passato con tante altre donne, Carlo, innamoratosi di Alexandra lascia al fratello di completare e rendere fertile la propria vana passione. Un bambino deve nascere, mentre Riccardo fugge a cavallo da Madrid dopo aver distrutto lo spartito de "l'Orfeo".
SCHEDA FILM

Regia: Gerard Corbiau

Attori: Stefano Dionisi - Carlo Broschi, Enrico Lo Verso - Riccardo Broschi, Caroline Cellier - Margareth Hunter, Omero Antonutti - Nicola Antonio Porpora, Jeroen Krabbé - Georg F. Haendel, Marianne Basler - Contessa Mauer, Elsa Zylberstein - Alexandra Keene, Gaspar Salmon - Benedict, Patrick Bauchau - Giorgio Ii

Soggetto: Marcel Beaulieu, Michel Fessler, Gerard Corbiau, Andree Deltour Corbiau

Sceneggiatura: Andree Deltour Corbiau, Michel Fessler, Marcel Beaulieu, Gerard Corbiau

Fotografia: Walther van den Ende

Musiche: Nicola Antonio Porpora, Riccardo Broschi, Johann Adolf Hasse, Georg Friedrich Handel, Giovan Battista Pergolesi

Montaggio: Martine Giordano

Scenografia: Gianni Quaranta

Costumi: Olga Berluti

Effetti: Kuno Schlegelmilch

Durata: 117

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Produzione: K2WO, BRUXELLES - STEPHAN FILMS, PAIRS - M.G. ITALIAN INTERNATIONAL FILM, ROMA - AILINEA FILMS - UGC IMAGES

Distribuzione: I.I.F. - SKORPION ENTERTAINMENT

NOTE
- REVISIONE MINISTERO MARZO 1995.

- DAVID DI DONATELLO 1995 PER MIGLIORE COSTUMISTA AD OLGA BERLUTTI.

- IL FILM SI ISPIRA ALLA VITA DI CARLO BROSCHI, IL PIU' NOTO CASTRATO DEL XVIII SECOLO. IL TIMBRO DELLA SUA VOCE E' STATO OTTENUTO AL COMPUTER FONDENDO LA VOCE DEL CONTROTENORE DEREK LEE RAGIN CON QUELLA DEL SOPRANO EWA MALLS GODLEWSKA. PER DOPPIARE IL PERSONAGGIO, DIONISI HA PRESO LEZIONI DI CANTO PER DUE MESI.
CRITICA
"Un canovaccio barocco quasi quanto l'epoca e le cornici. Le diatribe musicali fra Haendel e Porpora sono date spesso in modo approssimativo, le continue esibizioni in teatro di Farinelli si riducono a uno sfoggio ridondante di orpelli settecenteschi e di gorgheggi da cantante sopranista, insistiti, ripetitivi, non sempre ben collegati all'evolversi della vicenda, lo scontro fra i due fratelli al momento della rivelazione del misfatto serve quasi soltanto ad aggiungere alcune scene madri alle tante che, quasi come un leit-motiv, costellano il racconto; con qualche momento intenso quando ci si raccoglie attorno alla disperazione di Farinelli di non essere un uomo completo e quando gli si disegnano di fianco alcune figurette femminili non prive di interesse. In tutto il resto prevale solo l'impegno di far spettacolo con le musiche, i costumi, le scenografie, trascurando troppo spesso l'analisi delle psicologie, pur affidate, almeno quelle dei due fratelli, a delle problematiche precise. (...) Farinelli è Stefano Dionisi, un attore che stimo, qui però è costretto a mimare i canti che gli doppia un soprano al computer: con effetti difficilmente convincenti. Il fratello è Enrico Lo Verso, in equilibrio abbastanza attento fra gli affetti e l'interesse, prima, e dopo il turbamento e il rimorso per l'azione compiuta." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 17 marzo 1995)

"Candidato all'Oscar per il miglior film straniero, 'Farinelli' è un prodotto spettacolare che nelle scenografie di Gianni Quaranta, molto ben fotografate, da Walter Van den Ende, divulga in maniera sontuosa un capitolo della musica europea. Il problema è che nel mettere in scena il suo teorema sul rapporto fra arte e vita, la sceneggiatura è più pretenziosa che convincente: poco ci interessano i furori di Haendel, impersonato da Jeroen Krabbe, e poco i rimorsi del loffio Riccardo (Enrico Lo Verso), che fu causa dell'evirazione del fratello. Molto ci intriga invece il Farinelli di Stefano Dionisi. Interpretare un castrato impennacchiato che sullo sfondo di uno scenario barocco canta con voce femminile e riuscire a essere così conturbante da rendere credibile l'entusiasmo delle platee di un tempo e così dolente da coinvolgere il pubblico di oggi sul dramma della mascolinità perduta è una scommessa che pareva impossibile e che l'attore ha vinta." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 17 marzo 1995)

"Come si fabbrica un evento di massa all'europea? Cambiano gli ingredienti ma la ricetta è più o meno la stessa. Molti temi colti o presunti tali, resi il più semplici e spettacolari possibile; un sostanzioso aggancio all'attualità; una bella dose di Storia e Tradizione, specialità del vecchio continente. 'Farinelli' in questo senso è esemplare, quasi didattico. Come un abito sul quale il sarto ha lasciato gli spilli e le imbastiture. ( ...) Aggiungete il dettaglio hard perché la castrazione talvolta impediva la procreazione ma non l'accoppiamento, e il quadro è completo. Ecco dunque l'irresistibile Farinelli (Stefano Dionisi), al secolo Carlo Broschi, dividere con il fratello Riccardo (Enrico Lo Verso), suo compositore ufficiale, donne e successi, onori e denari." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 marzo 1995)