En la ciudad de Sylvia

"Antropologia esistenziale" a base di sguardi e rumori. In Concorso un'emozione pura, che non necessita di parole

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SPAGNA 2007
Nel corso di un'estate a Strasburgo, un uomo solitario gira per le strade ed i canali annotando attraverso testi e disegni ciò che maggiormente colpisce la sua attenzione. La sera, invece, passa il suo tempo al night club 'Les Aviateurs'. L'uomo, in realtà, è alla ricerca di una donna incontrata quattro anni prima di cui si è perdutamente innamorato.
SCHEDA FILM

Regia: José Luis Guerín

Attori: Pilar López de Ayala - Lei, Xavier Lafitte - Lui, Tanja Czichy - Tanja, Laurence Cordier, Eric Dietrich, Charlotte Dupont, Michaël Balerdi, Gladys Deussner

Sceneggiatura: José Luis Guerín

Fotografia: Natasha Braier

Montaggio: Núria Esquerra

Scenografia: Maite Sánchez

Costumi: Míriam Compte

Effetti: Ricardo Casals

Durata: 90

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 16 MM STAMPATO A 35 MM

Produzione: EDDIE SAETA S.A., CHÂTEAU-ROUGE PRODUCTION

NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 64. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2007).
CRITICA
"Per il regista, questo è 'un cinema da reinventare, un ritorno alle origini e all'innocenza': le immagini senza parole hanno un fascino, ma non sono tanto significative da trattenere l'attenzione." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 6 settembre 2007)

"Film ambizioso ma non realizzato." (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 6 settembre 2007)

"Non ci crederete ma è bellissimo. Il regista Guerin è un sommo documentarista e ha un occhio infallibile. I giochi di sguardi sono perfetti e le camminate hanno un effetto ipnotico. Non lo vedrà mai nessuno, ma 'En la ciudad de Sylvia' è un piccolo grande film." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 6 settembre 2007)

"Un esercizio estetico in nome 'dell'amore del cinema, delle donne, della città e dello spettatore'. Giotto ha prestato i colori a Guerin, che avanza nel suo carosello-labirinto aiutato dai 'suoni' virtuali di Chaplin, Tati e Godard... una folla di artisti convocati dal regista spagnolo."(Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto', 6 settembre 2007)

"Alla ricerca dell'amore perduto. Perché il cuore non è a punta ma ha una forma circolare, un po' come la vita: tutto torna, ciclicamente e tutto può smarrirsi di nuovo, una 'giostra sempre in movimento' come dice il regista di 'En la Ciudad de Sylvia', Josè Luis Guerin. (...) L'importante per Guerin è frugare tra i silenzi, è la levità del gesto quotidiano e del gesto d'amore,: un passionale graffito su un muro, gli amori di un attimo che nascono e svaniscono tra una stazione e l'altra del filobus."(Leonardo Jattarelli, 'Il Messaggero', 6 settembre 2007)

"Se di dovesse premiare un volto, non un'interpretazione, quello di Pilar López de Ayala, sorta di Beatrice dantesca in 'El la ciudad de Sylvia' di José Luis Guerin, avrebbe buone possibilità. Più problematico che sia premiato il film, salvo che in giuria ci sia una maggioranza di devoti alla prima nouvelle vague, tanti sono i film di Godard, Rohmer, Malle e Truffaut, più un tocco dell'ultimo, stanco Garrel, che il regista spagnolo dimostra di aver interiorizzato. Si conferma che chi troppo conosce la storia del cinema è incapace di innovarla; è capace invece di annoiare chi non voglia reperire i suoi vari omaggi, che meglio sarebbe chiamare prestiti o plagi." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 6 settembre 2007)

"Il maestro barcelloneta Jose Luis Guerin porta al Lido 'En la ciudad de Sylvia', 90 minuti di sguardi e incroci cittadini di fronte ad una camera fissa. (...) Storia di ossessione non verso la donna ma verso l'amore che il giovane protagonista cerca tra le pieghe dei volti, nella speranza di qualcosa che lo catturi per sempre. Ma l'amore è volubile e dispettoso, quando sembra finalmente raggiunto è già volato via. Il resto del mondo sono uomini e donne che attraversano lo schermo, vivono la loro quotidianità. Tutti in fondo in attesa che l'amore arrivi." (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 6 settembre 2007)

Dalle note di regia: "'En la ciudad del Sylvia' è simile a una giostra le cui singole parti sembrano essere state progettate da Murnau, Ozu, Hitchcock o Eduard Manet, mentre il motore 'riecheggia' Chaplin, Tati e Godard. Mi sono sentito trasportare in un labirinto di suoni e immagini, fiero di partecipare a questa dichiarazione di amore. Amore per il cinema. Amore per le donne, la città, il pubblico'. In un cinema da reinventare questo film di José Luis Guerin simboleggerebbe il ritorno alle origini e alla perduta innocenza."