Chaque jour est une fête

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Libano e donne tarpati dal dissidio tra simbolico e realistico: non risolta l'opera prima di Dima El-Horr. In Concorso

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GERMANIA 2009
Libano. Il giorno della festa dell'indipendenza, mentre le strade di Beirut sono affollate di curiosi e manifestanti, i destini di tre donne dirette al carcere maschile di Mermel a bordo di un autobus di linea si incrociano. Le tre hanno vite e intenti molto diversi: Tamara sta andando a trovare suo marito che è stato arrestato proprio il giorno del loro matrimonio; Lina è determinata a far firmare a suo marito le carte per il divorzio che finalmente è riuscita a far stilare; infine Hala è in preda al panico perché nella sua borsa ha la pistola che suo marito, una guardia carceraria, quella stessa mattina ha dimenticato a casa. Potrebbe essere un viaggio come tanti, ma all'improvviso un incidente cambia il corso degli eventi. Le tre donne, perse in mezzo al deserto, dovranno fare i conti con le loro ansie e le ossessioni che si portano dietro...
SCHEDA FILM

Regia: Dima El-Horr

Attori: Hiam Abbass, Manal Khader, Raïa Haïdar

Sceneggiatura: Rabih Mroué, Dima El-Horr

Fotografia: Dominique Gentil

Musiche: Pierre Aviat

Montaggio: Jacques Comets

Scenografia: Maia Tabet

Costumi: Rana Jamal

Effetti: RISE Visual Effects

Suono: Jean-Guy Véran, Thomas Robert, Emmanuel Zouki

Altri titoli:

Every Day is a Holiday

Durata: 87

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: THIERRY LENOUVEL PER CINÉ-SUD PROMOTION, SABINE SIDAWI HAMDAN PER ORJOUANE PRODUCTIONS, HANNEKE VAN DER TAS & NICOLE GERHARDS PER NIKOVANTASTIC FILM

NOTE
- IN CONCORSO ALLA IV EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2009).
CRITICA
"Film schietto, molto sentito dalla regista, utile per capire un po' meglio quanto avviene nel lontano Libano." (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 18 ottobre 2009)

"La regista sceglie la via evocativa senza fornire informazioni sul contesto - che si suppone sia quello della guerra civile - abusando di un'idea di cinema visionario, surreale. Detto altrimenti, senza né capo, né coda. Spicca nel terzetto Hiam Abbas, che nelle ultime stagioni abbiamo avuto modo di ammirare in 'La sposa siriana'." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 18 ottobre 2009)

"Le spose annegate con il velo si perdonano solo a Kusturica. Qui annunciano un bombardamento di simboli, metafore, visioni, allegorie, donne con i tacchi nel deserto, cadaveri nei sudari trascinati da un barcaiolo che prima di ricevere una pallottola in testa guidava il pullman, molte galline, una pistola nella borsetta. Dovrebbe essere il Libano: il suo passato, le sue speranze, le sue delusioni, i suoi maschi e le sue femmine" (Maria Rosa Mancuso, 'Il Foglio', 20 ottobre 2009)