Blue

GRAN BRETAGNA 1993
Il regista Derek Jarman, ammalato di AIDS, sta morendo: la sua voce sembra assumere il valore di una sorta di testamento spirituale e di documento del suo modo di affrontare l'ultimo tratto della sua parabola esistenziale. Rivivono in queste memorie sonore, alternate a brani di musica strumentale e vocale, l'avanzare inesorabile del male, il tormento della retina che si sta distaccando e della visione deformata, lo squallore della degenza in ospedale, le trafitture della flebo, il ricordo degli amici morti per la terribile malattia prima di lui, il tutto come immerso in questo blu, in cui galleggiano ricordi, amarezze, gioie trascorse e rimpianti del regista. Che non fa certo mistero della sua omosessualità, ma anzi tende a proporla come una sorta di carisma. Un excursus sulla pazzia di Van Gogh lo trascina in una lunga disquisizione sul giallo, il colore preferito dal pittore suicida, confrontato con l'amato blu, che a poco a poco sembra assurgere i contorni ossessivi di una soglia iniziatica che porta nell'aldilà.
SCHEDA FILM

Regia: Derek Jarman

Soggetto: Derek Jarman

Sceneggiatura: Derek Jarman

Musiche: Simon Fisher-Turner

Durata: 76

Colore: C

Genere: DRAMMATICO DOCUMENTARIO

Produzione: JAMES MACKAY, TAKASHI ASAI

Distribuzione: MIKADO FILM - MONDADORI VIDEO, DVD: DOLMEN HOME VIDEO

NOTE
- VOCI NARRANTI: WALTER MAESTOSI, FRANCESCO CARNELUTTI, MASSIMO DE ROSSI, CARLA CASSOLA.

- NELLA VERSIONE ORIGINALE LE VOCI SONO QUELLE DI: DEREK JARMAN, TILDA SWINTON, NIGEL TERRY.
CRITICA
"Voci lontane, dialoghi spezzati, preghiere laiche, versi di poesie mai scritte, sospiri d'amore, evocazioni dei morti e aforismi (anche cinici, oltre che generosi), musiche di Simon Fisher Turner (ma anche una breve incursione di Brian Eno) stordiscono, scardinano e oltraggiano le modalità di visione/ascolto dello spettatore, per nulla passivo ma anzi - implicitamente - invitato a tuffarsi, ad immergersi in quel liquido azzurro, denso ed intenso." (Fabio Bo, 'Vivilcinema')

"All'opposto estremo del cinema sull'Aids minimalista, quotidiano, didattico, provocatorio, militante, o delle cronache di una morte annunciata come quella wendersiana su Nick Ray morente di cancro, Blue si propone come un percorso interiore nell'assenza di visione, come un tentativo paradossale ed estremo di concentrazione su un vuoto, come la negazione del cinema barocco, eccessivo, eminentemente visivo che Jarman ha realizzato nella sua breve vita di regista, come un cinema di idee e di sentimenti che può prescindere dalle immagini ma non dall'immaginazione innescata dallo schermo. (...) 'Blue' è un film che ognuno può costruirsi da solo con la sua sensibilità. Vedendolo - e rivedendolo - ho pensato a Borges e alla sua lezione di cinema: perché andava al cinema, ascoltava i suoni, gli spari (adorava il western) e si raccontava le immagini - quella prigione da cui anche lui era uscito a modo suo." (Irene Bignardi, 'La Repubblica', 5 maggio 1994)