Belladonna

Kanashimi no Beradonna

GIAPPONE 1973
Jeanne e Jean si amano, si sposano con la benedizione Dio e vivono uniti la loro vita semplice e laboriosa. Ma il diavolo circuisce la donna, che dapprima resiste, e poi, via via che il demonio la affascina con le sue suggestioni: le promette e le dona forze per superare le avversità, potenza e ricchezza. Jeanne finisce per cedergli prima corpo e poi tutta se stessa. Ne rimane stregata e allora, pronube il fiore afrodisiaco - la belladonna - che il diavolo le ha dato, diffonde presso tutti gli abitanti del borgo il desiderio del piacere. Il conte castellano piccato per la potenza raggiunta dall'orgogliosa suddita e ferito dalla caduta della contessa, condanna Jeanne al rogo come strega. La donna muore ma la "belladonna" continua a spargere i suoi effetti inebrianti e sovvertitori.
SCHEDA FILM

Regia: Eiichi Yamamoto

Soggetto: Jules Michelet - romanzo

Sceneggiatura: Yoshiyuki Fukuda

Musiche: Masahiko Satô

Montaggio: Masashi Furukawa

Scenografia: Kuni Fukai

Altri titoli:

Belladonna of Sadness

Knashimino Belladonna

Die Tragödie der Belladonna

Kanashimi no Belladonna

La Belladone de la tristesse

The Tragedy of Belladonna

Durata: 85

Colore: C

Genere: ANIMAZIONE FANTASY

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.33) - EASTMANCOLOR

Tratto da: romanzo "La Sorcière" di Jules Michelet

Produzione: NIPPON HERALD FILMS, MUSHI

Distribuzione: D.A.E. (1975)

NOTE
- IN CONCORSO AL 23. FESTIVAL DI BERLINO (1973).
CRITICA
"Il film si avvale di una tecnica del disegno animato molto originale e per molti versi interessante: a volte è tipicamente giapponese, a volte ispirato al classicismo internazionale; a volte a tratti in neretto, a volte a colori pastello; a volte raccolto in pochissime linee, a volte carico fino al barocchismo; a volte di una bellezza poetica, a volte o fumettistico o persino volgare. Anche le musiche, spesso dalle concezioni italiane o americane, meritano una sottolineatura. Tuttavia, se obiettivamente si deve riconoscere al giovanissimo autore e ai suoi collaboratori la singolarità della tecnica adottata, non possiamo parlare di poesia o di arte." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 79, 1975)