Al di là del silenzio

Jenseits der Stille

GERMANIA 1996
In una cittadina nel sud della Germania, Lara è figlia di genitori sordomuti e, ad otto anni, si occupa di assolvere a tutte le traduzioni di cui padre e madre hanno bisogno. In particolare Lara è vicina al padre Martin, con cui gioca ad indovinare i suoni. Un giorno Lara incontra la zia Clarissa, donna indipendente e molto attiva, musicista di successo: ne è conquistata e comincia lei stessa ad esercitarsi col clarinetto. Dieci anni più tardi, Lara suona molto bene il clarinetto, e, per migliorare la formazione professionale, decide di accogliere l'invito di Clarissa di andare a vivere con lei a Berlino per studiare al Conservatorio. Quando lo viene a sapere, Martin si sente escluso e si arrabbia. A Berlino Lara studia e incontra Tom, col quale capisce che la sua insolita infanzia non deve diventare per lei un'ombra oscura del suo passato. In seguito alla morte della madre, Lara torna a casa ma qui ha nuove discussioni col padre e ritorna a Berlino. Quando arriva il giorno dell'esame di ammissione, in fondo alla sala inaspettatamente Lara vede il padre. Lara suona, poi, a gesti, dice al padre: "Ti voglio bene, non mi perderai, grazie per essere venuto".
SCHEDA FILM

Regia: Caroline Link

Attori: Hansa Czypionka - Tom, Matthias Habich - Gregory, Sibylle Canonica - Clarissa, Emmanuelle Laborit - Kai, Kowie Seago - Martin, Tatjana Trieb - Lara Bambina, Sylvie Testud - Lara Adulta, Doris Shade, Horst Sachtleben, Hubert Mulzer, Alexandra Bolz

Soggetto: Caroline Link

Sceneggiatura: Beth Serlin, Caroline Link

Fotografia: Gernot Roll

Musiche: Niki Reiser

Montaggio: Patricia Rommel

Scenografia: Susann Bieling

Durata: 109

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Distribuzione: ACADEMY PICTURES (1998)

CRITICA
"La ricostruzione della storia è quella, forse, che si apprezza di meno. In quel terzetto familiare, molte situazioni sono svolte in modo troppo facile e scoperto, più in là delle vicende secondarie hanno snodi forzati e il finale con l 'arrivo del padre rischia il voluto se non addirittura il patetico. La regia, però, riscatta molti di questi inciampi: in cifre nitide di rappresentazione, con passaggi lirici anche fini e con molta scioltezza nel riproporre, spesso, anche senza i sottotitoli, i colloqui muti: consentendo sempre di 'ascoltare' tutto senza difficoltà e nei climi che si intendevano evocare. Non è molto, se si vuole, basta, però, per consentire al film di raggiungere una sua nobiltà, senza mai speculare su un handicap ma, al contrario, rispettandolo e dandogli dignità. Fra gli interpreti convincono soprattutto, nelle due età della protagonista, Tatjana Trieb e Sylvie Testud, ma, nella parte della madre, non va dimenticata una vera non udente, Emmanuelle Laborit, nipote già vista a cinema del grande fisiologo". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 25 marzo 1998)