Yellow 33

Drive, He Said

USA 1971
Hector Blomm è il "playmaker" della squadra di pallacanestro dei Leopards di un college universitario americano. Nonostante la sua enorme popolarità e la facile prospettiva di passare al professionismo, il ragazzo dimostra paurosi alti e bassi che inducono il professore allenatore della squadra a considerare seriamente l'opportunità di una sua esclusione. Le ragioni di tale comportamento sono diverse: Hector è amante di Olive, nonostante l'amicizia con Richard, il marito della stessa; inoltre, Blomm è molto amico di Gabriel, il compagno di camera disperato per la ricevuta convocazione alla leva militare e, per conseguenza, alla guerra nel Vietnam...
SCHEDA FILM

Regia: Jack Nicholson

Attori: William Tepper - Hector, Karen Black - Olive, Michael Margotta - Gabriel, Bruce Dern - Allenatore Bullion, Robert Towne - Richard, Henry Jaglom - Conrad, Michael Warren - Easly, June Fairchild - Sylvie, Charles Robinson - Jollop, Bill Sweek - Finnegan, Kenneth Payne - Presidente Wallop, Cathy Bradford - Rosemary, Eric Johnson (II) - Soldato Johnson

Soggetto: Jeremy Larner - romanzo

Sceneggiatura: Jeremy Larner, Jack Nicholson, Robert Towne - non accreditato, Terrence Malick - non accreditato

Fotografia: Bill Butler

Musiche: David Shire

Montaggio: Christopher Holmes, Donn Cambern, Pat Somerset (II), Robert L. Wolfe

Scenografia: Walter Starkey

Altri titoli:

Vas-y, fonce

Durata: 90

Colore: C

Genere: DRAMMATICO SOCIALE

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85) - TECHNICOLOR, METROCOLOR

Tratto da: romanzo "Drive, he said" di Jeremy Larner

Produzione: STEVE BLAUNER, JACK NICHOLSON E HARRY GITTES PER BBS PRODUCTIONS, DRIVE PRODUCTIONS INC.

Distribuzione: INDIPENDENTI REGIONALI (1976)

NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO AL 25MO FESTIVAL DI CANNES (1971).
CRITICA
"Il film - che risale al '70 e appare oggi per il successo di Nicholson come attore, piuttosto che per le altre sue molteplici prestazioni nella cinematografia - è tuttora valido come documento autobiografico e come testimonianza sullo stato di disagio provocato in America dall'avventura vietnamita. Ricco di fermenti, non privo di sequenze ben riuscite, il lavoro globalmente delude. La voluta scapigliatura tecnica, se da una parte evidenzia la contestazione giovanile cui si ispira, da un'altra 'parte impedisce alla incandescente materia di amalgamarsi con chiarezza e profondità. La ricerca dei comportamenti e degli ambienti, fatta a scapito delle psicologie, finisce per lasciare senza indagini il fenomeno sociale affrontato." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 1976, 1976)