We Want Sex
Made in Dagenham

- Regia:
- Attori: - Rita O'Grady, - Albert Passingham, - Barbara Castle, - Connie, - Lisa Hopkins, - Brenda, - Eddie O'Grady, - Sandra, - Monty Taylor, - Peter Hopkins, - Harold Wilson, - George, - Robert Tooley
- Sceneggiatura: William Ivory
- Fotografia: John de Borman
- Musiche: David Arnold
- Montaggio: Michael Parker
- Scenografia: Andrew McAlpine
- Arredamento: Anna Lynch-Robinson
- Costumi: Louise Stjernsward
- Effetti: Chris Reynolds, Sheila Wickens
-
Altri titoli:
Dagenham Girls
- Durata: 113'
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: KODAK VISION3 500T 5219, 35 MM
- Produzione: NUMBER 9 FILMS
- Distribuzione: LUCKY RED - DVD E BLU-RAY: LUCKY RED (2011)
- Data uscita 3 Dicembre 2010
TRAILER
RECENSIONE
La battaglia per la parità salariale delle donne è iniziata in Inghilterra, nel magnifico ’68. A Dagenham (Essex) per la precisione, dove 187 operaie lavorano alla fabbrica della Ford, la più grande del Regno Unito. Sono addette alla cucitura dei sedili, stipate in spazi umidi e fatiscenti, sottopagate. Il vaso è colmo quando l’azienda decide di riclassificarle professionalmente come “operaie non qualificate”. Tradotto: di assottigliare ulteriormente la loro busta paga. Non ci stanno. Imbeccate da un sindacalista duro e puro (Bob Hoskins, in modalità stoccafisso) e guidate dalla più battagliera del gruppo, Rita (Sally Hawkins), inizieranno uno sciopero ad oltranza che attirerà l’attenzione dei media, incasserà l’appoggio del governo (del ministro Barbara Castle, la “rossa focosa”) e costringerà la casa automobilistica a scendere a patti. Sarà il primo passo perché la parità salariale divenga legge dello stato nel 1970.
E’ la buona novella raccontata da We Want Sex, venuta a conciliare pubblico e politica nel Fuori Concorso romano. Edificante come uno spot della Scottex, il film di Nigel Cole (L’erba di Grace) ci riporta indietro di quasi mezzo secolo. Nella storia del cinema, però. Perché se il discorso sul femminismo operaio va benissimo nell’implicito ping pong col presente (“che ha dimenticato il coraggio di osare”, come ricorda Rita ai sepolcri imbiancati del sindacalismo), a non convincere è invece la modalità, la fiducia con cui Cole riesuma un tipo di approccio – civile e appassionato, per usare una formula fortunata – che sembrava sepolto con gli anni ’70. Dunque didascalico, caricaturale, a tesi.
Viva queste donne – e queste brave attrici, dalla Hawkins alla Richardson, dalla Pike alla James – ma le ameremmo di più se avessero meno primi piani, battute da star e ortodossia da santino.
La sceneggiatura (“ispirata liberamente” alla storia delle vere operaie di Dagenham) di William Ivory bazzica la fiction, e trova formule narrative, figure stereotipate (per tutte quella del reduce che torna a casa disturbato e suicida), sviluppi prevedibili. E Cole lo asseconda, cucinando un polpettone secondo ricetta e avaro di sorprese. Lo fa cuocere nella commedia, vero, ma il divertimento è teorico, mentre il rischio di scambiare il film per un britannico Maschi contro femmine è più che concreto.
NOTE
CRITICA
"'We Want Sex' è una deliziosa commedia realizzata sul modello di quel cinema inglese capace di coniugare con leggerezza umorismo e impegno sociale: pensiamo a Ken Loach e, soprattutto, a Mike Leigh. (...) Ben ambientato, recitato con la naturalezza della vita da un bel cast in cui svettano Sally Hawkins e Bob Hoskins, 'We Want Sex' è insieme nostalgico e attuale. Lungi dall'essere superati, i problemi di ieri riemergono in forma peggiorativa nel mondo globalizzato di oggi, ma (ci ricorda il film) ad avere il coraggio di combattere, rischia che magari si strappa una vittoria." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 3 dicembre 2010)
"Sembrava lotta di classe, invece era guerra dei sessi. Proprio così, solo che quella volta non si combatteva in casa ma in fabbrica (che poi era 'la fabbrica': la Ford). E a battersi per ottenere pari diritti e compenso era un pugno di operaie giovani, agguerrite, incredibilmente unite. Ma soprattutto abbastanza inesperte da infischiarsene della politica e di strategie sindacali. Dunque destinate, oggi sembra incredibile, alla vittoria. (...) La formula è collaudata. Prendi un gruppo colorito e decisamente, orgogliosamente minoritario (disoccupati, pensionati, emigranti). Cucigli addosso una vicenda di lotta e riscatto, meglio se vera. Scegli attori (qui attrici) irresistibili, che nel Regno Unito non sono certo una rarità, e il gioco è fatto. Le operaie toste e simpatiche di 'We Want Sex' hanno il merito supplementare di essere guidate dalla carismatica Sally Hawkins, un metro e mezzo di grinta e dolcezza che riesce a fare la guerra in fabbrica senza neanche mandare a rotoli la famiglia. (...) Naturalmente ogni licenza è permessa: 'We Want Sex' (il titolo nasce da uno striscione srotolato a metà) non è un documentario, anche se sui titoli di coda sfilano le vere operaie, ieri e oggi (ed erano molto meno allegre delle loro interpreti). L'essenziale è non dimenticare mai lo sguardo maschile, nelle sue varie declinazioni, su quella lotta e sul mondo che svela. E' un film che affida il lato migliore di quello sguardo a Bob Hoskins, il delegato sindacale incantato dal coraggio e dalla faccia tosta delle sue colleghe, è un film che si fa amare da tutti. Senza distinzioni di sesso e di età." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 3 dicembre 2010)