We Want Sex

Made in Dagenham

2/5
La riscossa delle donne e un '68 che fa ping pong col presente: Nigel Cole riesuma il cinema inglese della passione civile. Sorpassato, Fuori Concorso

Leggi la recensione

GRAN BRETAGNA 2010
Dagenham, Inghilterra, 1968. Sotto la guida della loquace e battagliera Rita O'Grady, 187 operaie alle macchine da cucire della Ford decidono di entrare in sciopero per protestare contro le condizioni di lavoro insostenibili, e le lunghe ore rubate all'equilibrio della vita domestica. Con ironia, buon senso e coraggio, le operaie riusciranno a farsi ascoltare dai sindacati, dalla comunità locale ed infine, grazie alla battaglia della deputata Barbara Castle, anche dal governo per porre le basi della 'Legge sulla Parità di Retribuzione'.
SCHEDA FILM

Regia: Nigel Cole

Attori: Sally Hawkins - Rita O'Grady, Bob Hoskins - Albert Passingham, Miranda Richardson - Barbara Castle, Geraldine James - Connie, Rosamund Pike - Lisa Hopkins, Andrea Riseborough - Brenda, Daniel Mays - Eddie O'Grady, Jaime Winstone - Sandra, Kenneth Cranham - Monty Taylor, Rupert Graves - Peter Hopkins, John Sessions - Harold Wilson, Roger Lloyd-Pack - George, Richard Schiff - Robert Tooley

Sceneggiatura: William Ivory

Fotografia: John de Borman

Musiche: David Arnold

Montaggio: Michael Parker

Scenografia: Andrew McAlpine

Arredamento: Anna Lynch-Robinson

Costumi: Louise Stjernsward

Effetti: Chris Reynolds, Sheila Wickens

Altri titoli:

Dagenham Girls

Durata: 113

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: KODAK VISION3 500T 5219, 35 MM

Produzione: NUMBER 9 FILMS

Distribuzione: LUCKY RED - DVD E BLU-RAY: LUCKY RED (2011)

Data uscita: 2010-12-03

TRAILER
NOTE
- FUORI CONCORSO ALLA V EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2010).
CRITICA
"'We want sex equality', dice Io slogan delle operaie Ford di Dagenham nel '68, pretendendo trattamento economico pari al maschio. La commedia proletaria di Cole, abile narratore di donne bizzarre, prevede scioperi e trambusti in famiglia, passando dal film sociale alla Loach all'antropologia della coppia, senza mai scegliere il vero obiettivo, ma aiutandosi col carisma in tuta di un gruppo di attrici paleofemministe comandate da Sally Hawkins. E nei titoli di coda col magone, le vere operaie viste oggi." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 3 dicembre 2010)

"'We Want Sex' è una deliziosa commedia realizzata sul modello di quel cinema inglese capace di coniugare con leggerezza umorismo e impegno sociale: pensiamo a Ken Loach e, soprattutto, a Mike Leigh. (...) Ben ambientato, recitato con la naturalezza della vita da un bel cast in cui svettano Sally Hawkins e Bob Hoskins, 'We Want Sex' è insieme nostalgico e attuale. Lungi dall'essere superati, i problemi di ieri riemergono in forma peggiorativa nel mondo globalizzato di oggi, ma (ci ricorda il film) ad avere il coraggio di combattere, rischia che magari si strappa una vittoria." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 3 dicembre 2010)

"Sembrava lotta di classe, invece era guerra dei sessi. Proprio così, solo che quella volta non si combatteva in casa ma in fabbrica (che poi era 'la fabbrica': la Ford). E a battersi per ottenere pari diritti e compenso era un pugno di operaie giovani, agguerrite, incredibilmente unite. Ma soprattutto abbastanza inesperte da infischiarsene della politica e di strategie sindacali. Dunque destinate, oggi sembra incredibile, alla vittoria. (...) La formula è collaudata. Prendi un gruppo colorito e decisamente, orgogliosamente minoritario (disoccupati, pensionati, emigranti). Cucigli addosso una vicenda di lotta e riscatto, meglio se vera. Scegli attori (qui attrici) irresistibili, che nel Regno Unito non sono certo una rarità, e il gioco è fatto. Le operaie toste e simpatiche di 'We Want Sex' hanno il merito supplementare di essere guidate dalla carismatica Sally Hawkins, un metro e mezzo di grinta e dolcezza che riesce a fare la guerra in fabbrica senza neanche mandare a rotoli la famiglia. (...) Naturalmente ogni licenza è permessa: 'We Want Sex' (il titolo nasce da uno striscione srotolato a metà) non è un documentario, anche se sui titoli di coda sfilano le vere operaie, ieri e oggi (ed erano molto meno allegre delle loro interpreti). L'essenziale è non dimenticare mai lo sguardo maschile, nelle sue varie declinazioni, su quella lotta e sul mondo che svela. E' un film che affida il lato migliore di quello sguardo a Bob Hoskins, il delegato sindacale incantato dal coraggio e dalla faccia tosta delle sue colleghe, è un film che si fa amare da tutti. Senza distinzioni di sesso e di età." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 3 dicembre 2010)